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Perché un’antica cisterna può bloccare lo Stadio della Roma a Pietralata

La Soprintendenza chiede nuovi scavi archeologici nell’area dello Stadio della Roma, ma chiede soprattutto che il progetto non interferisca con i resti archeologici già scoperti, tra cui un’antica cisterna romana.
A cura di Enrico Tata
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Sì, una cisterna romana del II secolo dopo Cristo potrebbe addirittura bloccare l'iter per la realizzazione del nuovo Stadio della Roma Pietralata. Non il traffico, né i trasporti e tantomeno i parcheggi, ma le questioni archeologiche potrebbero rallentare l'avanzamento dei lavori.

Terminata la fase del dibattito pubblico, adesso l'As Roma dovrà presentare un progetto definitivo, corredato da un piano economico-finanziario. L'Assemblea Capitolina dovrà approvarlo e poi l'ultimo passo sarà la Conferenza dei Servizi decisoria, che aprirà la Regione Lazio.

Dove saranno realizzati gli scavi archeologici chiesti dalla Soprintendenza
Dove saranno realizzati gli scavi archeologici chiesti dalla Soprintendenza

Nel mezzo, però, la società giallorossa dovrà provvedere ad effettuare le indagini archeologiche richieste dalla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma. Il problema non consiste soltanto in ciò che potrebbe essere scoperto grazie a questi scavi, ma è legato anche alle evidenze archeologiche già note nel luogo dove dovrebbe essere realizzato lo stadio.

Proprio in quell'area, rileva la Soprintendenza, ci sono strutture murarie pertinenti ad una villa, muri di terrazzamento e un ‘castellum aquae' con cisterna di epoca romana. Con queste strutture, "ferme restando le future valutazioni di questo Ufficio successivamente allo svolgimento delle indagini archeologiche da effettuare, il progetto non dovrà prevedere interferenze".

Ancora, in una precedente nota inviata all'As Roma, la Soprintendenza faceva sapere che, ferme restando le valutazioni delle nuove indagini archeologiche, "si richiede sin da ora di prevedere una modifica progettuale – anche nel posizionamento del corpo di fabbrica – tale da evitare interferenze dirette con i resti archeologici noti".

L'area dello stadio della Roma, tratteggiata in azzurro, con i resti archeologici noti
L'area dello stadio della Roma, tratteggiata in azzurro, con i resti archeologici noti

Nel parere sul progetto di fattibilità dello stadio, presentato dall'As Roma, la Soprintendenza aveva sottolineato che la zona di Pietralata era interessata "da evidenze di natura archeologica (impianti rustico-residenziali, cave, tombe, canalizzazioni agricole, assi viari, cunicoli, pozzi)".

Molte parti interessate dal progetto, quindi, devono essere considerate a "rischio archeologico medio-alto, questa Soprintendenza ritiene necessario che il progetto venga sottoposto alla procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico mediante l’attivazione della prima fase con l’esecuzione di indagini archeologiche dirette". Per questo le esplorazioni archeologiche sono necessarie e per questo lo stadio non dovrà toccare in alcun modo i resti archeologici già scoperti.

Ancora, nel parere inviato alla Roma, si legge:

L’area occupata dalla sagoma dello stadio non sembra essere mai stata oggetto di indagini archeologiche specifiche e risulta relativamente vicina ai resti di una villa di età primo-imperiale, una cisterna, un castellum aquae, parte di un tracciato viario e alcune tombe.

Quali sono i resti archeologici che possono bloccare lo stadio della Roma

Ma in particolare, cosa hanno scoperto gli archeologi nell'area interessata dal progetto dello Stadio della Roma?

Nell'area interessata dal progetto complessivo (ma sembrerebbe non dallo stadio) si trovano diversi resti archeologici, soprattutto a Nord. In primo luogo le strutture murarie di una villa di età augustea, con almeno sei ambienti. "Le fondazioni sono conservate per un'altezza variabile dai 10 ai 22 cm", spiegano gli archeologi.

Ci sono poi una rete di canalizzazioni per lo smaltimento delle acque che attraversa le strutture della villa, una cava di tufo, un percorso stradale di mezzacosta, "parzialmente realizzato in tagliata tra la media e la tarda età repubblicana, forse in relazione con lo sfruttamento della cava", una struttura a pianta quadrangolare che aveva una funzione idraulica.

Infine c'è una grande cisterna in muratura, "databile al II secolo d.C., a doppia navata divisa da otto pilastri rettangolari e lunga 100 piedi romani (=30 metri). L'interno era interamente rivestito di intonaco idraulico. La struttura probabilmente era in connessione con il preesistente castellum individuato ad ovest".

I resti archeologici noti nell'area del progetto
I resti archeologici noti nell'area del progetto

C'è poi un ‘castellum aquae': "La struttura è stata identificata con un castellum aquae di cui si conserva la camera inferiore originariamente coperta da una volta a crociera e un piccolo ambiente ad est che doveva alloggiare la scala di accesso al piano superiore; mentre le condutture erano rivestite da spallette e coperte da bipedali disposti a cappuccina. A questo sistema in età successiva venne collegata la grande cisterna ad est".

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