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Matteo Zocchi (POP): “Le primarie a Roma? Prima serve unità per affrontare la crisi sociale”

Matteo Zocchi, consigliere in III Municipio ed esponente del movimento civico POP, racconta a Fanpage.it l’impegno dell’associazione per costruire una nuova connessione tra amministratori locali, associazioni, politica e cittadini a partire da alcuni temi fondamentali come l’ambiente e la giustizia sociale. E sulle primarie del centrosinistra a Roma spiega: “Primarie sì ma non per forza, in un periodo di emergenza sanitaria, sociale e culturale in cui la concretezza e l’unità devono fare da padrone”.
A cura di Valerio Renzi
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Perché Pop? Perché una nuova associazione fatta di amministratori locali, esponenti della società civile e di esperienze civiche?

Il nostro obiettivo è quello di fare comunità, dare forza e valore a tutte quelle buone pratiche che si distinguono per bravura ed efficienza sul territorio regionale: associazioni, amministrazioni, cooperative, comitati ed enti di volontariato contribuiscono ogni giorno a rendere i nostri territori più belli e vivibili.
Vogliamo raccontare il loro impegno quotidiano e farne un sistema, di valori e di idee. Una realtà aperta, includente e molto concreta. Serve una condivisione delle esperienze, serva una comunità che collegialmente risolva le contraddizioni della nostra società a favore della vita delle persone.

Chi partecipa a Roma?

Siamo partiti da sei mesi e c’è entusiasmo. Siamo amministratori, realtà sociali e comuni cittadine e cittadini con la voglia di impegnarsi e cambiare le cose in questa città.  Al lancio dell’iniziativa dell’associazione hanno partecipato più di 500 persone che si stanno attivando ognuno sui propri territori per cercare di mobilitare altre a altri a loro volta. Crediamo che si stia muovendo parecchio soprattutto in vista delle prossime elezioni comunali.

Primarie sì, primarie no. La vostra posizione mi pare si possa riassumere in ‘primarie non per forza'. Ci spieghi?

Le primarie sono un ottimo strumento di partecipazione collettiva e di mobilitazione ma non possono diventare terreno di scontro tra i tanti che desiderano affermare la propria posizione. Ci sono molti candidati in campo, qualcuno potrebbe pensare sia positivo, ma se questi sono portatori degli stessi valori cosa ne guadagna il cittadino? E come vota? A simpatia? Alcune esperienze passate non hanno dimostrato né allargamento né unità, ci sono state invece buone squadre di governo che non sono passate tramite primarie. Noi siamo dell’opinione che si debba lavorare su un’idea e su una visione per la città, su progettualità e contenuti. Partire da questo, non dalle candidature, che devono arrivare subito dopo, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria, sociale e culturale in cui la concretezza e l’unità devono fare da padrone.

Quali sono le priorità e le proposte di Pop per il prossimo futuro della capitale?

Abbiamo lanciato un documento molto ambizioso che si chiama "Roma può rifiorire", che vi invitiamo a sfogliare e ad integrare, essendo un file aperto al contributo di tutti e tutte; a settembre lanceremo anche dei tavoli tematici per raccogliere altre idee. Le nostre proposte per la città sono fondate sui temi cari a molti di noi e che finalmente cominciano a trovare spazio anche nella comunicazione mainstream, grazie ai giovani e ai movimenti che combattono in ogni parte del mondo: la transizione ecologica, l'economia circolare, la mobilità sostenibile, lo sguardo di genere, il welfare comunitario, la lotta alle disuguaglianze.
La priorità sono queste: abbattere le disuguaglianze, promuovere occasioni di lavoro di qualità, con una cura della dignità della persona che viene prima di tutto il resto. Il Covid è stato un acceleratore di processi che dovranno essere governati: chi era fragile lo è e lo sarà ancora di più, chi si assume le responsabilità di governo della città e dei municipi dovrà averlo ben chiaro.

Al centro del vostro dibattito ci sono molte proposte che hanno a che fare con la partecipazione e la sostenibilità ambientale, due temi che troppo spesso vengono ridotti a slogan vuoti. Come fare in modo che la politica invece cambi davvero le cose a cominciare dagli enti di prossimità?

Dimostrando loro che giustizia ambientale e giustizia sociale vanno ormai di pari passo, che una città con meno auto -per fare un esempio tangibile- è una città meno pigra, più sana e più efficiente, raccontando che “una città in mezz’ora”, con i propri punti fondamentali raggiungibili in quell’arco di tempo è possibile, che aiutare chi sta peggio di noi porta benessere a tutti, che in molte parti d’Europa si stanno affermando determinate idee basate proprio sulla transizione ecologica e sul coinvolgimento delle comunità e soprattutto evidenziando loro che la stessa Unione Europa sta declinando l’accesso ai fondi e agli investimenti proprio sul green deal, stimolando un approccio politico/culturale di tutte le attività amministrative e della spesa pubblica, basandole sulla sostenibilità e su criteri ambientali minimi da seguire.
Penso inoltre che serva una nuova presa di coscienza e un atto di responsabilità della classe dirigente, di questa città e del paese, che dovrà scommettere non sulla propria sopravvivenza e sulle prossime elezioni ma su quella dei propri figli e delle proprie figlie.
Coraggio, unità di intenti e passione, questo serve.

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