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Massacra di botte la compagna e la minaccia: “Se abortisci mio figlio, io uccido la tua”

Minacce e botte dal compagno, condannato dopo un processo durato tre anni: “Minacciava me e le mie figlie, mi ha costretto alla quinta gravidanza. Ma io volevo abortire”.
A cura di Beatrice Tominic
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Botte, minacce, insulti e maltrattamenti. È quanto è stata costretta a vivere una donna di circa 40 anni in un comune dei Cimini, nella Tuscia, da parte del compagno, un trentacinquenne, fino a qualche anno fa quando, dopo tre denunce a carabinieri e polizia, è stato allontanato dall'abitazione in cui viveva con la famiglia. "Sono stat costretta alla quinta gravidanza. Mi ha detto: Se abortisci mio figlio, io uccido la tua".

La decisione di allontanarlo è scattata dopo una violenta lite alla vigilia dell'Epifania, quando ha scaraventato a terra una tombola appena acquistata dalla donna e si è riversato su di lei prendendola a calci e pugni. Ma i maltrattamenti andavano avanti da tempo. E l'uomo è finito a processo.

Cosa è successo: le botte e le minacce

La violenta lite della vigilia dell'Epifania risale al 5 gennaio del 2019. L'uomo ha scaraventato a terra la tombola, poi si è scagliato contro la compagna massacrandola di botte, come riporta Tuscia Web.eu.

"Mi ha costretto alla quinta gravidanza, minacciando di uccidere mia figlia di 14 anni", ha dichiarato in aula la donna, il 21 ottobre del 2021. Con lei e il compagno nell'abitazione teatro delle violenze vivevano i cinque figli, due ragazze nate da una precedente relazione della donna e tre con il trentacinquenne, tutti nati fra l 2014 e il 2018.

La donna ha immediatamente allertato i soccorsi. Sul posto sono arrivati gli agenti della squadra mobile e gli operatori del personale sanitario del 118:ha riportato una prognosi di 25 giorni.

La relazione: dall'inizio all'inferno

Fra i due è stato un colpo di fulmine. Ma i primi cambiamenti da parte dell'uomo non sono tardati ad arrivare. "Quando sono rimasta incinta della nostra prima figlia ha iniziato a mostrarsi violento, anche nei confronti delle mie figlie. Poi è arrivato il secondo figlio, non programmato. Quando è arrivato il terzo avevo deciso di abortire, per motivi di salute. Ma lui mi ha detto:  Se abortisci mio figlio, io uccido la tua".

Il comportamento nei confronti delle figlie della donna è peggiorato progressivamente: "Mi rinfacciava i soldi spesi per loro, quando in realtà sono sempre state mantenute dal padre con cui sono andate a vivere: le ho mandate da lui, quando ho avuto paura che potesse succedere loro qualcosa – ha continuato a spiegare in Aula la donna – Sono rimasta con i tre bambini, mi occupavo di tutto io: di notte dormiva in un'altra stanza perché gli davano fastidio i piccoli, io li portavo a scuola in macchina e poi passavo l'in tera giornata con lui in negozio".

Il trentacinquenne, di origine egiziana, ha minacciato più volte di portare con sé il figlio maschio, una volta rientrato nel suo Paese d'origine, l'Egitto. A questa si aggiungono tutti i messaggi minatori ricevuti su Whatsapp: dal "devi lavorare solo per i miei figli" a "torno a casa e ti ammazzo". "Avevo paura, ma fortunatamente posso contare sui servizi sociali – ha spiegato – Adesso mi dò da fare costantemente e faccio tante cose, ma l'importante è che siamo tutti insieme e stiamo bene".

Maltratta per anni la compagna: il processo e la condanna

Si è chiuso ieri il processo ai danni dell'uomo, nel quale la compagna si era costituita parte civile: l'accusa per lui aveva chiesto una pensa a 2 anni e un mese di reclusione. È stato invece condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere in primo grado per il reato di maltrattamenti in famiglia e lesioni.

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