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L’assessora Pratelli: “Roma diventa una città educante: 131 percorsi gratis per ragazzi e ragazze”

L’assessora a Scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale Claudia Pratelli è stata ospite degli studi di Fanpage.it per presentare la Mappa della Città Educante: “Grazie a una rete che coinvolge anche le istituzioni culturali della città tante opportunità gratis per tutti gli studenti e le studentesse. Potranno imparare a fare un disco all’auditorium o a scrivere una serie tv alla Casa del Cinema”.
A cura di Valerio Renzi
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Ospite degli studi romani di Fanpage.it l'assessora capitolina a Scuola, Formazione e Lavoro Claudia Pratelli. È stata l'occasione per parlare dei risultati del bando sulle scuole aperte il pomeriggio, della Mappa della Città Educante appena presentata con il sindaco Roberto Gualtieri, ovvero la costruzione di un network che coinvolge le istituzioni culturali della città, le associazioni, le università e gli enti locali, per dare tante opportunità di formazione gratuita a studenti e studentesse. Un'idea di scuola che riduce il divario e dà a tutti le stesse possibilità, molto lontana dalla scuola del merito di cui si è parlato in queste settimane.

La scorsa settimana con il sindaco Roberto Gualtieri avete presentato la Mappa della Città Educante. Di cosa si tratta?

La Mappa della Città Educante è tecnicamente una raccolta di 131 proposte avanzate dalle principali istituzioni culturali di Roma e messe a disposizione delle scuole. Sono coinvolte le tre università pubbliche della città, il Parco Archeologico del Colosseo, l'Auditorium, il Palazzo delle Esposizioni, Teatri di Roma, il Teatro dell'Opera e non solo.  Si tratta di laboratori, visite, percorsi dedicati ai ragazzi, in luoghi straordinariamente importanti e ricchi di questa città. Qual è l'obiettivo? Intanto dire che Roma è tutta una città educante, perché la vita culturale della città si mette in relazione con la vita delle scuole. Non è una cosa da poco, perché a teatro, ai musei, all'opera non ci vanno tutti i bambini e le bambine, e a scuola invece ci vanno tutti. Se la città si mette a supporto di un progetto educativo, partecipa ad una battaglia che si combatte a scuola più che in ogni altro luogo, che è la battaglia contro le diseguaglianze, per dare a tutti le stesse opportunità.

Come si passa dalla comunità alla città educante?

Nella fase post covid la povertà educativa è cresciuta dal 27 al 30%. La pandemia e lockdown ci ha lasciato anche questa pesantissima eredità, quella di minori opportunità per i ragazzi e le ragazze. E allora che cos'è una città educante? È una città che si assume una responsabilità complessiva nei confronti dei più giovani e delle più giovani. Lo facciamo con questo primo ma importantissimo step, che rende più ricca e preziosa l'offerta formativa delle scuole. Dopo anni in cui la scuola è stata spesso chiusa in se stessa, è riuscita con molta fatica ad uscire dalle sue mura. E invece noi abbiamo deciso di puntare su questi sconfinamenti. La scuola che esce dal suo perimetro, che attraversa la città, perché la città è un territorio dell'educazione e dell'apprendimento.

Una delle sue prime azioni da assessora alla Scuola è stato un bando per aprire gli istituti il pomeriggio e la sera, mettendo a disposizione risorse ad hoc. Un'azione per contrastare prima di tutto la dispersione scolastica. Quali risposte avete avuto?

È stato un grande successo. Noi avevamo previsto di finanziare progetti in sessanta scuole scuole per stare aperte oltre l'orario curriculare, ma la risposta è stata straordinaria, e abbiamo finanziato progetti in 114 scuole. Si tratta di progetti di educazione sentimentale, quindi di prevenzione della violenza di genere e del bullismo, di educazione ambientale e di contrasto alle povertà educativa, quindi parliamo di supporto scolastico, innovazione didattica e progetti di promozione dell'arte e della cultura. Avere una scuola aperta anche oltre l'orario delle lezioni significa costruire comunità nel territorio, e mettere a disposizione opportunità che prima non c'erano.

Questo risponde a una precisa idea di scuola, ma anche a una precisa idea di città. Siamo in un paese in cui l'abbandono scolastico è al 12,6% e la povertà educativa, è cresciuta come dicevamo. E la scuola deve combattere contro le disuguaglianze e colmare i divari, e questa battaglia si fa tenendo agganciati gli studenti che hanno i voti più bassi, gli studenti che ci vanno meno volentieri a scuola, proprio quelli che nelle classifiche stanno nei posti sotto.

Una scuola dell'uguaglianza è l'opposto della scuola del merito, quella immaginata anche del nuovo governo?

La scuola ha una funzione specifica colmare i divari e rimuovere gli ostacoli, è la diretta destinataria del mandato costituzionale in questo senso. Quindi abbiamo bisogno di una scuola che riesce a valorizzare le diverse intelligenze, a costruire spazi di crescita e apprendimento per tutti. Per questo proponiamo agli studenti anche di imparare a fare un disco all'Auditorium o come si scrive una serie tv alla Casa del Cinema. Anche dare gratis queste possibilità a tutti, vuol dire colmare i divari.

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