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I termovalorizzatori del Lazio (quelli già costruiti) fanno male alla salute: lo studio

Il report del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio: tra i cittadini che vivono nelle vicinanze dei termovalorizzatori del Lazio è aumentato il rischio di contrarre malattie respiratorie e cardiocircolatorie.
A cura di Enrico Tata
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Foto di repertorio
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Lo dice uno studio del programma Eras del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, realizzato in collaborazione con Arpa Lazio: i termovalorizzatori che si trovano all'interno della regione fanno male alla salute dei cittadini. Negli anni, infatti, è aumentato il rischio di contrarre malattie respiratorie, cardiache e cerebrovascolari tra chi risiede nelle vicinanze degli impianti.

Lo studio della Regione Lazio: termovalorizzatori fanno male alla salute

I ricercatori del programma Eras hanno aggiornato uno studio realizzato nel 2013. In questi anni, si legge nel documento che Roma Today ha potuto visionare in anteprima, c'è stato "un aumento dei rischi di broncopneumopatie croniche ostruttive tra tutti i residenti. In particolare, c'è stato un aumento statisticamente significativo dei rischi tra le femmine nelle aree a media esposizione, dove le analisi precedentemente condotte non avevano identificato rischi significativi".

Lo studio ha preso in esame i termovalorizzatori di San Vittore, di proprietà di Acea e attivo dal 2002, e quello di Colleferro, attivo tra il 2002 e il 2018. La causa dell'aumento del rischio di contrarre queste malattie, spiegano gli esperti, è legato alla combustione dei rifiuti da parte degli impianti, che rilasciano nell'aria sostanze come il particolato (Pm10 e Pm2,5), metalli pesanti come mercurio e piombo e prodotti come diossine o il benzene. Gli effetti, come è accaduto nel caso del termovalorizzatore di Colleferro, disattivo da cinque anni, possono presentarsi anche a lungo termine "a causa dell'esposizione cronica agli inquinanti atmosferici".

Il documento mostra anche che vivere nel raggio di cinque chilometri da una delle nove discariche presenti nel Lazio comporta problemi di salute. Gli aggiornamenti dello studio, infatti, "confermano l'associazione tra mortalità, morbosità e incidenza di tumori soprattutto per le patologie a carico dell'apparato respiratorio in coerenza con le indicazioni della letteratura scientifica, e può avere un nesso di causalità con le esposizioni ambientali".   Tra queste discariche c'è anche quella di Albano Laziale, che si trova a pochi chilometri di distanza dal nuovo termovalorizzatore che dovrebbe essere realizzato a Santa Palomba.

M5S attacca Gualtieri: "Stop all'inceneritore di Santa Palomba"

Come detto, lo studio si riferisce ai termovalorizzatori già esistenti nel Lazio e non, ovviamente, al progetto di Santa Palomba. Per i 5 Stelle, però, questi dati parlano chiaro: "Il sindaco Gualtieri non può ignorare questi dati estremamente allarmanti e, anche nelle sue vesti di Commissario, non puo' ulteriormente far finta di non sapere e calpestare cosi' barbaramente il diritto alla salute dei cittadini tutelato anche a livello costituzionale dall'art.32. Ponga dunque fine a questo progetto scellerato in ossequio al principio europeo di precauzione e scelga di salvaguardare i cittadini anziché continuare a perseguire con inspiegabile ostinazione le sue personali ed erronee – dati alla mano – convinzioni in materia di rifiuti", si legge in una nota firmata dall'ex sindaca Virginia Raggi, dalla capogruppo in Campidoglio M5s Linda Meleo, dal capogruppo della lista civica "Virginia Raggi" in Campidoglio Antonio De Santis, dalla capogruppo della lista civica Virginia Raggi in Municipio IX Carla Canale e dal capogruppo del M5s in Municipio IX Marco Cerisola.

I dati del ‘Libro bianco': "Termovalorizzatori sicuri per la salute"

Quello di Santa Palomba, tuttavia, sarebbe un impianto di ultima generazione con emissioni inquinanti molto più basse rispetto a quelle di San Vittore e di Colleferro, almeno secondo il progetto presentato da Acea. Stando a quanto si legge, le emissioni del nuovo termovalorizzatore dovrebbero corrispondere "a meno dell’1% per ogni inquinante considerato, sia rispetto al totale provinciale che rispetto al totale regionale e, quindi, si può ritenere ragionevolmente che comportino impatti non significativi sulla qualità dell’aria".

Francesco Lombardi, professore ordinario in Ingegneria Sanitaria Ambientale all'Università di Roma Tor Vergata e tra gli autori del Libro Bianco sull'incenerimento dei rifiuti urbani, aveva spiegato a Fanpage.it: "Il termovalorizzatore ha certamente emissioni e impatti, come ogni impianto produttivo. Ma l'impianto, se viene esso riconosciuto come impianto che risponde alle normative anti inquinamento, dà necessarie garanzie alla tutela della salute dell'uomo. Le concentrazioni di emissioni di un inceneritore sono inferiori rispetto a quelle del camino di casa, delle stufe a legna, sia in termini di polveri sottili che di diossine".

Nel Libro Bianco si legge nelle conclusioni degli studi sull'impatto degli impianti sulla salute umana:

In base agli studi disponibili, in generale, un impianto di incenerimento ben progettato e correttamente gestito, soprattutto se di recente concezione (dagli anni 2000 in poi) emette quantità relativamente modeste di inquinanti e contribuisce poco alle concentrazioni ambientali e, pertanto, non si ha evidenza che comporti un rischio reale e sostanziale per la salute.

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