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Ultima Generazione imbratta il Ministero del Lavoro, anche tre giornalisti portati in questura

Tre giornalisti sono stati identificati e portati in commissariato, nonostante abbiano esibito il tesserino e il documento d’identità. La Questura è intervenuta con una nota, spiegando che “non hanno dichiarato o dimostrato di essere giornalisti”.
A cura di Alessia Rabbai
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Gli attivisti di Ultima Generazione hanno reso noto che oltre ai diciassette attivisti portati in questura oggi c'erano anche tre giornalisti. I colleghi stavano lavorando per seguire l'azione di stamattina al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in via Veneto. I manifestanti hanno imbrattato di nero la facciata palazzo in segno di protesta e di disobbedienza civile non violenta. Come appreso da Fanpage.it i tre giornalisti sono stati identificati in zona Castro Pretorio, hanno mostrato ai poliziotti il tesserino di iscrizione all'Ordine professionale e i documenti di identità. Nonostante ciò ai colleghi non è stato permesso di lavorare e sono stati trasferiti nel commissariato di zona, dove sono stati trattenuti per quasi due ore, per impedire loro di riprendere l'azione.

L'Odg: "Solidarietà ai colleghi fermati dalle forze dell'ordine"

Sulla vicenda sono intervenuti il presidente Guido D’Ubaldo e il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, che hanno espresso solidarietà ai colleghi fermati dalle forze dell’ordine, mentre svolgevano regolarmente il proprio lavoro. "È inaccettabile – ha dichiarato Guido D’Ubaldo – e la storia si ripete con una frequenza preoccupante. L’articolo 21 della Costituzione è messo a dura prova ogni giorno. Il giornalista ha il diritto/dovere di raccontare i fatti. In Italia la libertà di informazione è sempre più spesso minacciata, non a caso il nostro Paese è sceso al 46esimo posto nella classifica di Reporter sans frontieres. Siamo al fianco dei colleghi, pronti ad attuare eventuali iniziative di tutela".

Anche la Cgil ha espresso solidarietà ai giornalisti per l'accaduto, definendolo "un gravissimo episodio su cui chiediamo sia fatta pienamente chiarezza – commenta il segretario Cgil Roma e Lazio Natale Di Cola – Alle lavoratrici e ai lavoratori, a cui è stato impedito di svolgere la propria attività, va il nostro pieno sostegno e la nostra solidarietà per l’inaccettabile violazione del diritto di cronaca che hanno subito".

La Questura: "Non hanno dichiarato o dimostrato di essere giornalisti"

La Questura di Roma è intervenuta con una nota ufficiale sul blitz di Ultima Generazione di oggi al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: "All’esito di una verifica sulle identificazioni effettuate questo pomeriggio nei pressi di via Flavia, il personale intervenuto ha relazionato che i soggetti sul posto non hanno dichiarato o dimostrato di essere giornalisti. Hanno esibito delle carte di identità che sono state registrate nella relazione di servizio. Infatti, nello stesso momento, nella zona di Via Veneto dove era in corso un imbrattamento, altri appartenenti all’ordine dei giornalisti, dopo aver esibito il tesserino professionale, hanno continuato a fare regolarmente il proprio lavoro, senza esser sottoposti ad alcun ulteriore controllo".

Dopo la nota della Questura di Roma ne è arrivata un'altra, da parte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza: "A Roma e nel resto del territorio nazionale non è mai stata data una direttiva operativa che preveda l’identificazione di giornalisti e operatori dell’informazione in occasione di manifestazioni pubbliche. Singoli episodi che hanno portato all’identificazione sono avvenuti in contesti dove la qualifica di giornalista non era stata dichiarata o dimostrata. Trattasi in ogni caso di circostanze che non sono riconducibili a nuove modalità operative".

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