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Spaccio in carcere a Velletri: la droga nascosta nel prosciutto, poi rivenduta fra i detenuti

Droga “su ordinazione” in carcere: la chiedevano ai familiari, che la compravano e la recapitavano nel penitenziario nascosta nei pacchi destinati ai detenuti.
A cura di Beatrice Tominic
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La droga nascosta nel prosciutto e il carcere di Velletri.
La droga nascosta nel prosciutto e il carcere di Velletri.

Ordinavano droga per telefono e se la facevano recapitare in carcere dai familiari, nascosta nei pacchi che erano destinati ai detenuti contenenti alimenti sottovuoto, come salumi. Nel mirino proprio i parenti, figli, mogli, fidanzate, fratelli, nonni, zii, ma anche amici dei detenuti che, oltre a pagare le sostanze con carte prepagate, trovavano il modo di farla arrivare in carcere, nascosta nei pacchi destinati ai propri cari.

Un giro di droga da 80mila quello nel carcere veliterno. I parenti, dall'esterno, pagavano con carte preparate i pusher che vendevano le sostanze stupefacenti all'interno. Le ordinazioni degli stupefacenti arrivavano dalle celle, con messaggi inviati dai telefonini. Dai dispositivi arrivavano anche le minacce di mancato pagamento, stavolta dagli spacciatori in carcere verso i familiari degli altri detenuti, all'esterno.

Le indagini all'interno del carcere

Le indagini sono state eseguite dai carabinieri di Velletri, aiutati dagli agenti della polizia penitenziaria in carcere e dagli altri nuclei provinciali per le misure cautelari. Tre volte i pacchi contenenti la droga sono stati intercettati durante il loro ingresso in carcere. Ancora più difficile è stato per gli inquirenti ricostruire la rete e la corrispondenza fra mittenti e destinatari, a causa di numerosi passaggi per ogni scambio di sostanze, fra familiari dei detenuti, prestanome e detenuti compiacenti.

Difficile fare chiarezza anche sui pagamenti e i flussi di denaro, che avvenivano con ricariche di carte prepagate anche in questo caso a nome di terze persone.

Gli arresti questa mattina

Per questo i carabinieri della compagnia di Velletri questa mattina hanno eseguito le misure cautelari, in carcere e ai domiciliari, nei confronti di 33 persone, fra cui 5 donne. Per 11 di loro è scattata la custodia cautelare in carcere (alcune di loro già si trovavano in carcere) per le restanti 22 gli arrestai domiciliari. Sedici di loro si trovavano già in carcere.

Le misure cautelari, arresti in carcere o ai domiciliari, sono state eseguite questa mattina nelle province di Roma, Viterbo, Frosinone, Rieti, Latina e Chieti, sull'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Velletri. Le 33 persone coinvolte sono gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente, estorsione ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

Come arrivava la droga in carcere

Le indagini hanno permesso di raccogliere numerosi elementi sul caso: diversi gli episodi di spaccio all'interno del carcere di Velletri. Almeno due quelli di estorsione, con minacce e botte subite da uno degli indagati e dai familiari, per mancati pagamenti. I fatti sono stati commessi fra gennaio e giugno 2023 quando in carcere sono arrivate cocaina e hashish per un giro di affari di almeno 80mila euro.

Le sostanze venivano nascoste all'interno dei pacchi, insieme ai genere alimentari confezionati sottovuoto e ai beni di prima necessità tramite spedizionieri. I detenuti che ricevevano la droga dall'esterno, la rivendevano in carcere: per sostenere un sistema ben collaudato, che prevedeva la collaborazione di familiari, parenti, prestanome e spedizionieri, le dosi venivano vendute anche al doppio del valore effettivo.

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