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In viaggio da Capocotta a Ostia: le spiagge libere abbandonate, senza bagnini né servizi

Stabilimenti abbandonati o sequestrati, chioschi chiusi, assenza di servizi e nemmeno l’ombra di un bagnino. Una passeggiata desolante sulle spiagge libere di Ostia e Capocotta nei primi giorni di apertura della stagione balneare.
A cura di Daniele Stefanini
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I parcheggiatori abusivi, ad oggi, sono una delle poche categorie di "lavoratori", insieme ai venditori ambulanti, davvero pronte ad accogliere il flusso di turisti e bagnanti per questo inizio di stagione sulle spiagge libere di Roma. A Capocotta e a Castel Porziano sono un'istituzione. Conoscono i clienti per nome e danno loro informazioni utili. "No caro, i chioschi sono chiusi. Già, chissà se riapriranno" oppure "Niente autobus per venire qua", "Vuoi un asciugamano?". "No, grazie. Piuttosto avrei bisogno di un passaggio per tornare indietro. Non vorrei farmi la Litoranea a piedi verso Ostia.". La situazione è questa.

I chioschi di Castel Porziano, Capocotta fino a  Torvajanica sono chiusi e, a giudicare dal loro stato di abbandono lo rimarranno per molto. Alcuni hanno addirittura i frigo delle bibite trascinati fuori dal locale. "Rimarrà chiuso qua?". "Non te sfugge niente eh", mi risponde un signore che sta giocando a carte con un altro davanti al chiosco 6. Capire quali saranno i tempi, i modi e a chi andrà la gestione dei chioschi per questa stagione è un dilemma. Il Comune di Roma dopo 24 anni ci ha provato ad aggiudicarli a gara pubblica. Per almeno tre dei cinque chioschi (ex Mediterranea, Zagaia e Porto di Enea) era partito il bando, uno, il Mac Village è andato a fuoco il giorno prima e, ad oggi, i resti carbonizzati della struttura sono sempre lì. Ci si adatta a tutto e c'è chi, sotto gli ombrelloni di paglia del Mac, bruciacchiati e fuligginosi, ci stende l'asciugamano. Ma lo scenario di abbandono è desolante.

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Conviene portarsi con sé acqua e frutta se si scende ai cancelli per una giornata al mare. L'unico punto di ristoro si trova al km 9300 della Litoranea ed è l'Oasi naturista. Nudo integrale sotto il sole e acqua fresca, sembra un miraggio.
Nonostante lo stato delle cose, la bellezza delle spiagge di Capocotta non si discute. Però, quello che risalta agli occhi di chi guarda le dune delle spiagge libere del levante, è un'imbarazzante assenza del servizio di salvataggio per i bagnanti. Le torri dei bagnini vuote e corrose dal salmastro, i pedalò rossi sommersi dalla sabbia come navi alla deriva, non rassicurano chi vuole farsi un bagno in questo pezzo di mare  lungo 8 km, da Castelporziano a Capocotta.

I più prudenti sanno che il mare va rispettato – lo scorso anno ad Ostia ponente una donna di 75 anni è morta annegata senza che nessuno se ne accorgesse, neanche lì era stato contrattato un bagnino per la stagione -, le correnti cambiano e non ci si allontana dalla riva più di tanto. Anche qui vale lo stesso discorso delle concessioni dei chioschi : "Perché il servizio non è partito? Perché su un tratto così lungo di spiaggia non ci sono i bagnini?" Chiederlo direttamente alla categoria è inutile. 

Come se tutto questo non bastasse a definire questo inizio di stagione delle spiagge libere di Roma oggettivamente disastroso, manca il servizio di trasporto pubblico per raggiungerle. Sabato mattina sono arrivato alla fermata della metro Cristoforo Colombo alle 8, con l'intenzione di farmi una lunga passeggiata sulla spiaggia in direzione Capocotta.

L'impatto è stato subito desolante trovandomi davanti le stesse macerie degli stabilimenti balneari Sporting e Kursaal, interdetti dalla Capitaneria di Porto, causate dalle mareggiate di novembre e febbraio. Proseguendo la passeggiata in direzione levante, e misurando i passi per evitare detriti di vario genere, avevo la sensazione di attraversare il set di un film postapocalittico. Piscine in cemento armato abbandonate sulla battigia, il Bagno dell'Esercito come una vera e propria caserma trasferita sulla spiaggia, interi stabilimenti dati alle fiamme delimitati dal nastro bianco e rosso, gestori che respingono tronchi di albero verso il mare aperto per non pagarne lo smaltimento – e buona fortuna ai diportisti.

All'altezza della spiaggia della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, non posso proseguire oltre. Ci sono Carabinieri a cavallo e il passaggio, anche solo sulla battigia, è vietato. Così arrivo sulla strada, in via del Lido di Castel Porziano, e cerco di capire se c'è un servizio bus che mi porta a Capocotta. " Guarda su Google, vedrai il servizio è sospeso" mi dice una ragazza alla biglietteria dell'ultimo stabilimento di Ostia ponente. Non ritenendo plausibile una mancanza di tale servizio ad inizio stagione e essendo particolarmente determinato a raggiungere a piedi dalla via Litoranea le spiagge di Capocotta e Castel Porziano, mi incammino tra il battistrada e la carreggiata verso il mare, fiducioso che almeno al ritorno avrei preso il bus della linea 07 per tornare indietro.

Dopo ore, almeno 3, e dopo km, almeno 9, tra asfalto e spiaggia, arrivo al Mecs Village. Costeggio le sue macerie, risalenti a marzo, percorro la passerella di legno che mi porta sulla strada e trovo un venditore ambulante di teli da mare. "Il servizio è sospeso, non ci sono bus". Mi avvicino alla fermata e sul palo giallo c'è un cartello 20×30 cm affisso con delle fascette bianche dall'Atac : "Dal 1 maggio 2024 la linea 07 è sospesa ".  

Ripercorro la Via Litoranea a ritroso verso Ostia con un domanda in testa : "Ma proprio il giorno in cui inizia la stagione estiva dovevano sospendere la linea, non ci potevano pensare durante l'inverno?". Trovo una pattuglia della Municipale ferma per dei controlli e chiedo spiegazioni: "Sono i ponticelli!", è la risposta. In che senso i ponticelli? Il Comune di Roma ha interdetto il traffico ai mezzi superiori alle 7,5 tonnellate, tra cui i bus, perché ci sono problemi strutturali per l'attraversamento dei ponti.

Non avendo altro da fare che camminare per tornare indietro e dovendoci passare sopra a questi ponti, mi fermo ad osservarli. Non serve essere un ingengere per rendersi conto che, in effetti, le strutture chiamate in causa dalla Municipale, sono decrepite. Basta scendere, ad esempio al cancello 4 e, spalle al mare, alzare la testa verso uno di questi. Il cemento armato si sta sgretolando e le reti di ferro della struttura sono marce e ben in vista. Ossidate e rugginose.

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Sul ciglio della strada cerco su Google qualche informazione in più, con il dubbio di essere effettivamente l'unico stolto che non ne sapeva niente. "Servizio sospeso dopo un'ordinanza della città metropolitana. Stiamo lavorando per trovare una rapida soluzione" questa è la dichiarazione del presidente della commissione mobilità del municipio X Leonardo Di Matteo. Cerco ancora e vedo che sul sito dell Atac l'azienda l'aveva comunicato in data 17 aprile. Trovo anche un articolo di una testata romana di una settimana fa. Cerco di non farmene una colpa se prima di partire non mi sono informato abbastanza, in fondo, volevo solo passare una giornata al mare, non andare in Yemen per farmi una vacanza.

Riprendo la strada litoranea e torno verso Ostia. Il traffico si fa intenso, le auto parcheggiate sul ciglio della strada sembrano quelle fuori da qualsiasi supermercato un sabato d'inverno. I ciclisti della domenica smuovono l'aria tra me e loro passandomi vicino e il pensiero va ad una nota frase di un noto corridore: "È tutto sbagliato, è tutto da rifare".

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