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“Rom voleva rapire mia figlia”: parte la caccia, pestato un venditore di rose bengalese

E’ successo a San Benedetto del Tronto: si diffonde la bufala di un rom che avrebbe tentato di rapinare una bambina, una trentina di giovani organizza una spedizione punitiva e a farne le spese è un ignaro venditore di rose bengalese che stava comodamente sorseggiando un caffè in un bar.
A cura di Davide Falcioni
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"Hanno tentato di rapire mia figlia in pieno centro". L'ennesima bufala riguardante il "furto di bambini" da parte di cittadini rom arriva da San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Domenica pomeriggio si sta celebrando un funerale e fuori dalla chiesa c'è una famiglia – padre, madre, zia e una bambina – che vengono avvicinati da tre persone di etnia rom. Il più anziano del gruppo si accovaccia, mostra alla bimba un pallone colorato e le cinge le spalle, innescando una reazione incredibile da parte dei genitori, che cacciano i tre "zingari" in malo modo e, come se non bastasse, sporgono denuncia alla questura sostenendo che i rom avrebbero tentato di rapinare la loro figlia. La notizia corre di bocca in bocca e – prima che faccia buio – centinaia di persone della città marchigiana sanno già tutto. Decine di loro lanciano l'allarme sui social network, denunciando che sono in circolazione dei rom "ladri di bambini".

Si alza il livello di guardia. Evidentemente nessuno è a conoscenza che mai un cittadino di etnia rom ha rapinato un bambino e che si tratta di una delle tante leggende che circolano a proposito dei gitani. A mettere una pezza ci pensa un quotidiano locale, l'Osservatore.eu, che – contrariamente a tutti gli altri -si pende la briga di recarsi in questura e chiedere agli addetti ai lavori come si fossero svolti i fatti. A proposito del "furto di bambini" i poliziotti sono chiari: "E' una banale leggenda: non esiste alcuna correlazione tra l'appartenenza alla comunità rom e l'attività di rapimento, anzi da quando lavoriamo non abbiamo mai avuto notizia di un solo rapimento di bambini effettuato da rom". Insomma, anche le forze dell'ordine ridimensionano l'accaduto, lasciando pensare che – semmai – quello dei rom era un "abuso di confidenza". Non certo un reato.

Quello che è avvenuto in seguito è – se possibile – ancor più incredibile. Dopo la notizia del "rapimento" alcuni giovani sambenedettesi – si parla addirittura di una trentina di persone – organizzano una spedizione punitiva. Dopo una breve ricerca piombano in un bar. Lì vi trovano un uomo dalla carnagione olivastra e non ci pensano su due volte:iniziano a picchiarlo con calci e pugni, poi lo trascinano in strada e colpiscono violentemente alla testa con una sedia. La banda quindi si dilegua nel nulla. Credevano si trattasse di un rom: elemento sufficiente, secondo costoro, per organizzare un pestaggio in piena regola. In realtà si trattava di un bengalese di 25 anni, venditore di rose e amico del titolare del bar.

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