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Quattro No Tav in carcere per terrorismo. In serata la sentenza della Cassazione

Avrebbero lanciato pietre, petardi e molotov contro le forze dell’ordine e per il Pg della Suprema Corte devono “restare in carcere” , dove sono rinchiusi dallo scorso 9 dicembre. In serata la decisione: terrorismo o non terrorismo.
A cura di B. C.
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Terrorismo o non terrorismo? Questa la domanda a cui stasera la Cassazione darà una risposta in ferimento alle accuse nei confronti di Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, i quattro attivisti No Tav che si trovano in carcere dallo scorso dicembre per aver partecipato a un assalto alle reti del cantiere di Chiomonte il 14 maggio 2013. I quattro avrebbero tirato sassi e bottiglie incendiarie contro la polizia. Un'azione che secondo il gip di Torino troverebbe traduzione nell'accusa di terrorismo. Lo stesso giudice, Federica Bompieri, ha parlato di "un attacco alla legalità democratica". Mentre per il legale di uno dei quattro manifestanti, "si tratta di un'accusa che non sta in piedi in alcun modo. Non stiamo parlando di una manifestazione di piazza e quello che accadde non ha nulla a che vedere con fatti di terrorismo". Nella vicenda per la prima volta è stato applicato il reato del ‘270 sexies', "attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, oltre che detenzione di armi da guerra e danneggiamenti".

L'accusa della Procura è stata appoggiata anche dal Tribunale della libertà di Torino lo scorso 9 gennaio. "È ravvisabile la finalità di terrorismo – ha scritto il riesame – L'azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese. È stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un'opera pubblica di rilevanza internazionale". La procura della Suprema Corte, rappresentata dal pg Giovanni D'Angelo ha chiesto la conferma della detenzione in carcere. La sentenza di oggi condizionerà indubbiamente anche il corso del processo che si aprirà il 22 maggio. Ma il popolo dei No Tav non ci sta: sabato scorso è sceso in piazza per chiedere la liberazione degli arrestati. Ieri, invece, gli oppositori della Torino-Lione si sono dati appuntamento in Val Clarea per per il il "Requiem per compressore", il nome dell’iniziativa, per ricordare il macchinario rimasto “ferito” nel blitz (poi aggiustato e rivenduto).

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