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Test psicoattitudinali per i magistrati, cosa dice la norma in arrivo in Cdm

In arrivo I test psicoattitudinali di accesso alla professione per i magistrati: lo prevede una bozza di decreto che riguarda la riforma dell’ordinamento giudiziario di Nordio, che domani approderà in Consiglio dei ministri. Anm: “Lo sconcerto è grande”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Test psicoattidudinali per i magistrati. La norma, invocata più volte anche da Silvio Berlusconi, potrebbe essere in arrivo nel prossimo Consiglio dei ministri, che inizialmente era previsto per oggi e che dovrebbe invece tenersi domani pomeriggio.

Per oggi alle dieci intanto è convocato il pre-Consiglio, la riunione dei tecnici preparatoria del Cdm. Sul tavolo anche nuove misure sull'affido dei minori e un nuovo ddl Semplificazioni.

In Cdm quindi dovrebbe approdare un decreto legislativo che si compone di nove articoli e che dà attuazione ai principi di delega conferita al governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario. Articoli relativi alla disciplina "dell'accesso in magistratura; delle valutazioni di professionalità dei magistrati; del funzionamento del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari; delle tabelle degli uffici giudicanti e dei progetti organizzativi delle procure della Repubblica; dell'accesso alle funzioni di legittimità; del conferimento delle funzioni direttive e semidirettive e della conferma nelle funzioni stesse".

Nella relazione illustrativa del decreto si legge, tra l'altro, che "in accoglimento delle osservazioni in tal senso formulate nei rispettivi pareri dalla Commissione Giustizia della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica" viene inserito "un nuovo comma" che "prevede che terminate le prove orali debbano essere designati degli esperti qualificati per la verifica della idoneità psicoattitudinale allo svolgimento delle funzioni giudiziarie"

Secondo la bozza "le linee di indirizzo e le procedure per lo svolgimento degli accertamenti sono determinati dal Consiglio superiore della magistratura d'intesa con il ministro". Inoltra "la verifica ha luogo dopo il completamento delle prove orali".

"Otterranno la nomina a magistrato ordinario – si legge in un passaggio della bozza visionata dall'AGI – i concorrenti che saranno dichiarati idonei anche alla luce degli esiti dei test in parola".

Inoltre si aumentano da tre a quattro il numero di concorsi il cui esito negativo impedisce la partecipazione ai successivi bandi. Il comma 5 riguarda il fascicolo personale del magistrato e le valutazioni di professionalità.

Viene "introdotta una norma dedicata appunto al fascicolo personale del magistrato", fino ad ora disciplinato (oltre che dalle disposizioni generali in tema di pubblici dipendenti solo dalla normazione secondaria dettata dal Consiglio superiore della magistratura. Viene prevista – si legge nella bozza – "l'istituzione, presso il Consiglio superiore della magistratura, del fascicolo personale del magistrato, tenuto in modalità informatica (come è ormai doveroso) e destinato a raccogliere tutte le informazioni, gli atti e i documenti relativi al percorso professionale dei magistrati il cui esame è rilevante ai fini della valutazione di professionalità".

La protesta dei magistrati: "Sconcerto"

"Il Ministro della Giustizia ha demandato a se stesso, ad un suo decreto che non è certo fonte normativa primaria, la disciplina dei test. Stabilirà lui dunque chi meriterà di indossare la toga di magistrato e chi no! E non basta aggiungere che il decreto sarà emanato previa delibera del Csm per nascondere la contrarietà a Costituzione di questo disegno", ha scritto la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati, commentando la bozza di decreto del governo che introduce i test psicoattitudianli per i magistrati.

"Lo sconcerto è grande, pari soltanto alla superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l’ordinamento giudiziario", prosegue la Giunta, spiegando: "Alla genericità e alla vaghezza degli annunci dei test per i magistrati, condensati in scarne osservazioni delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, pensavamo, con cauto ottimismo, che il Ministro della giustizia avrebbe risposto con la necessaria razionalità normativa. Pensavamo che, impegnato ad attuare una legge delega che non fa menzione dei test, non avrebbe percorso la strada dell’evidente eccesso di delega. Pensavamo ancora che non gli sarebbe sfuggita la palese violazione della riserva di legge in materia di ordinamento giudiziario e che pertanto non avrebbe indugiato a inserire una norma vaga, priva di reali contenuti regolativi. E invece, il Ministro della Giustizia ha frustrato ogni aspettativa di rispetto della cornice costituzionale".

"Con disinvoltura che disorienta – si legge nella nota – ha aggiunto, ad un già criticabile schema di decreto legislativo, previsioni del tutto estranee alle indicazioni della delega. Ha previsto i test psico-attitudinali senza dire cosa siano, a cosa servano, come si strutturino, quali le conseguenze di un eventuale risultato negativo, quali le figure professionali che li effettueranno e li valuteranno. Ha soltanto detto che si collocheranno all’esito delle prove scritte e orali, interessando quindi i candidati che avranno superato entrambe”.

“Non dunque – afferma l’Anm – uno strumento di preselezione per l’ammissione al concorso e riduzione della platea degli aspiranti ma, del tutto irragionevolmente, una terza prova. L’ultima prova, che impegnerà quanti avranno superato, anche brillantemente, le prove strettamente intese. Il Ministro della Giustizia ci aveva anticipato che occorreva accelerare la procedura concorsuale anche per fronteggiare spinte verso forme semplificate di selezione, ma ora scopriamo che le scansioni concorsuali, già lunghe, si vorrebbero, in tempi di Pnrr, ancor più dilatare: forse per rendere del tutto ingovernabile la macchina concorsuale e poter cedere un domani alle suggestioni del reclutamento straordinario?".

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