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Salvini critica rapper sessita. Orfini: “Non è credibile, paragonò Boldrini a bambola gonfiabile”

“A proposito mi vergogno di quel cantante che paragona donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana”, scrive Matteo Salvini su Twitter, intervenendo nelle ultime polemiche su Sanremo. Ma “la maggior parte degli episodi di violenza sulle donne avvengono proprio tra le mura domestiche”, gli ricorda Matteo Orfini, affermando che “la condanna alla violenza sulle donne non è molto credibile quando viene da uno che portò su un palco una bambola gonfiabile per offendere Laura Boldrini”.
A cura di Annalisa Girardi
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"Diciamo che la condanna alla violenza sulle donne non è molto credibile quando viene da uno che portò su un palco una bambola gonfiabile per offendere Laura Boldrini. Ma soprattutto, che diamine vuol dire lo fai a casa tua e non in diretta Rai? Caro Salvini, la maggior parte degli episodi di violenza sulle donne avvengono proprio tra le mura domestiche": così il deputato del Partito democratico, Matteo Orfini, ha commentato le dichiarazioni di Matteo Salvini su Junior Cally, il rapper che si esibirà a Sanremo e le cui canzoni sono finite al centro delle controversie per i versi sessisti.

Il segretario delle Lega ha quindi voluto dire la sua, pubblicando un tweet in cui afferma di vergognarsi "di quel cantante che paragona donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti". Per poi aggiungere: "Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana". Una frase che ha scatenato non poche polemiche e su cui è intervenuto anche il dem Orfini, le cui parole sono state poi condivise anche dalla stessa Boldrini.

Polemiche che nascono dal fatto che, come ha ricordato Orfini, lo stesso Salvini sia più volte stato accusato di sessismo per le sue parole. Era il 2016 quando il leader leghista paragonò l'allora presidente della Camera, Laura Boldrini, a una bambola gonfiabile durante un comizio. Mentre Salvini parlava, venne infatti portata sul palco una bambola gofiabile e l'ex ministro non perse l'occasione di affermare: "C'è la sosia della Boldrini qui". Che prontamente replicò: "Le donne non sono bambole e la lotta politica si fa con gli argomenti, per chi ne ha, non con le offese". Anche in quell'occasione Salvini fu duramente criticato per le sue dichiarazioni offensive, ma affermò di non avere alcuna intenzione di scusarsi. Anzi, lanciò anche l'hashtag sui social #sgonfialaboldrini per chiedere le dimissioni della presidente della Camera.

La scorsa estate, invece, l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il pentastellato Vincenzo Spadafora, aveva accusato il segretario del Carroccio di essere responsabile per la "deriva sessita" nel Paese, in seguito alla vicenda della Sea Watch, per cui Salvini aveva definito la comandante Carola Rackete come una "bruffoncella, fuorilegge, traghettatrice di migranti, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati". Aprendo così la strada a una valanga di insulti sessisti nei commenti ai suoi post, in cui si augurava alla ragazza di venire stuprata dai migranti che aveva salvato o di essere "buttata in carcere con i negri". Parole pubblicate sui profili ufficiali di Salvini, ma in merito alle quali il leader della Lega non è mai intervenuto.

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