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Ddl Zan, ultime notizie sul disegno di legge

Perché le preoccupazioni del Vaticano sul Ddl Zan sono senza senso

Il terremoto scoppiato dopo la nota inviata dal Vaticano al governo italiano hanno riacceso il dibattito sul ddl Zan contro l’omofobia. Ma le preoccupazioni espresse dalla Santa Sede partono da presupposti sbagliati: la legge non introdurrebbe alcun reato di opinione, per cui la libertà dei cattolici non verrebbe minimamente intaccata.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per la prima volta nella storia la Chiesa prova a interferire sull'iter di una legge italiana. Il Vaticano ha inviato una nota verbale all’Ambasciata italiana presso la Santa Sede, esprimendo preoccupazione per il ddl Zan, al momento all'esame della Commissione Giustizia del Senato. Il Vaticano si appella all'accordo firmato a Villa Madama nel 1984 tra la Repubblica italiana e la Santa Sede per aggiornare i Patti Lateranensi del 1929: "Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato", si legge nel documento, di cui dà conto il Corriere della Sera.

La sala stampa Vaticana fa sapere che "La Nota Verbale della Segreteria di Stato è stata consegnata informalmente all'Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede il 17 giugno 2021". Secondo il cardinale Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, "Certamente c'è la preoccupazione della Santa Sede e di ciascuno di noi", per il ddl Zan.

Secondo la Santa Sede insomma la legge contro l'omotransfobia violerebbe il Concordato, oltre a minacciare la "libertà di pensiero" dei cattolici. Ma quali sono i passaggi ritenuti lesivi della libertà dei cattolici? Il Vaticano evidenzia più di una criticità, richiamando espressamente i commi 1 e 3 dell'articolo 2 dell'accordo, rivendicando "la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione" dei cattolici, oltre che "la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale" della Chiesa.

Ma la legge Zan non introduce alcun reato d'opinione, come spesso viene erroneamente detto dalla Lega. Il testo introdurrebbe in sostanza delle modifiche all'articolo 604 bis del codice penale, quello che disciplina il reato di ‘Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa'. La propaganda di idee, che viene sanzionata se queste sono "fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico" (articolo 604-bis), non è stata estesa dal ddl Zan alle idee su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. In realtà se la legge Zan venisse approvata tutte le opinioni potrebbero essere espresse senza limiti, con una sola eccezione: tutte le idee sono accettate, a meno che queste non istighino concretamente all'odio, contribuendo a generare una spirale di violenza contro le persone lgbt.

Perché dunque la Chiesa vuole bloccare il disegno di legge, a prima firma del parlamentare Pd Alessandro Zan? Per il Vaticano, secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, sarebbe da cassare in particolare l'articolo 7, che prevede di istituire la data del 17 maggio come ‘Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia'. La data vuole ricordare il 17 maggio del 1990, quando l'Organizzazione mondiale della sanità eliminò l'omosessualità dai disturbi mentali. L'Europa e l'Onu riconoscono già questa giornata, dedicandola alla conoscenza del mondo lgbt.

Il ddl Zan introdurrebbe formalmente la ricorrenza anche in Italia. All'articolo 7 del ddl si legge che "le scuole, nel rispetto del piano triennale dell'offerta formativa di cui al comma 16 dell'articolo 1 della legge 13 luglio 2015, n. 107, e del patto educativo di corresponsa­bilità, nonché le altre amministrazioni pub­bliche provvedono alle attività utili" al contrasto delle discriminazioni. Ma visto che la legge coinvolgerebbe anche le scuole private, sarebbe messa in discussione la libertà di organizzazione della Chiesa sancita dalla revisione del Concordato, perché il già citato articolo 2 dell'accordo sottoscritto tra Stato e Chiesa dovrebbe tutelare "le garanzie in ordine alla missione salvifica, educativa e evangelica della Chiesa cattolica".

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