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I dipendenti della Camera vogliono 1.000 euro in più per le ex festività

I sacrifici? Non si addicono al Palazzo. Secondo quanto scrive L’Espresso i 1.500 dipendenti di Montecitorio (dagli uscieri ai politici) hanno un problema: come farsi pagare mille euro in più per 4 giorni di ex festività (San Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini e SS Pietro e Paolo). E 1.500 per 1000. Fa un milione e mezzo di euro di spesa per i contribuenti.
A cura di Biagio Chiariello
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I racconti sui privilegi della casta sembrano non avere fine nel Belpaese. La nuova storia è raccontata oggi da Lia Quilici su L'Espresso. In un periodo in cui si scende in piazza contro l'austerity e i tagli, in cui sindacati storcono il naso e minacciano lo sciopero contro la legge di stabilità e i lavoratori abbozzano un sorriso di fronte ai 14 euro lordi in più in busta paga. Le stanze di Montecitorio sono animate da tutt'altro problema: quello del pagamento delle ex festività che dopo la soppressione sono andate a confluire insieme ai Rol nei permessi retribuiti. San Giuseppe (19 marzo), Ascensione (40 giorni dopo Pasqua), Corpus Domini (seconda domenica dopo Pentecoste), SS Pietro e Paolo (29 giugno), sono i giorni di festività soppresse di cui i dipendenti della Camera dei Deputati (dagli uscieri ai politici) non hanno goduto negli anni passati. Più o meno si tratta di 1.000 a testa, somma che moltiplicata per i 1.500 ‘lavoratori' di Montecitorio costerebbe ai contribuenti 1,5 milioni di euro l’anno. Non è tutto, però.

"I dipendenti del Palazzo possono contare anche su un monte ore, determinato dagli straordinari (non retribuiti per contratto), che può essere sfruttato anche per giornate intere di relax a casa",scrive ancora L'Espresso. Conti alla mano, grazie ai meccanismi di anzianità, c’è chi si ritrova con 50 giorni di ferie e 100 ore da recuperare (cioè, altri 12 giorni a casa) e i mille euro delle festività soppresse. Privilegi finiti? Neanche per sogno. Come se non bastasse, il "Pacchetto Palazzo" – come lo definisce la Quilici – prevede che si possa andare in pensione prima, in virtù del calcolo dei giorni di ferie non goduti (talvolta anche 6-8 mesi prima). Peraltro, secondo quanto scrive sempre L'Espresso,l’Ufficio di Presidenza della Camera (organo politico presieduto dal presidente della Camera) avrebbe provato a obbligare i dipendenti a consumare le festività soppresse, ma l’iniziativa si è rivelata fallimentare a causa dell’accumulo degli stessi giorni accumulati dall'anno precedente. Ora adesso l’Amministrazione sta cercando di approvare un’ulteriore proroga per ritardare il pagamento delle festività, ricorrendo a cavilli interpretativi. L'obiettivo è  risparmiare un milione e mezzo di euro, ma soltanto fino al marzo 2014.

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