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Nuova strage di migranti, cosa è successo nelle 24 ore prima del naufragio e chi è intervenuto

Un nuovo naufragio nel Mediterraneo ha portato a 30 persone migranti disperse, con tutta probabilità morte. La strage è avvenuta a circa 100 miglia dalla costa libica. Sono passate circa ventiquattro ore dalla prima segnalazione alle autorità – italiane, libiche e maltesi – al momento dei soccorsi.
A cura di Luca Pons
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credit: Sea Watch Italia
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Due settimane dopo la strage di Cutro, di cui si stanno ancora contando le vittime – ieri sono salite a 79, di cui 32 minorenni – si è verificato un altro naufragio di migranti nel Mediterraneo che probabilmente ha causato decine di morti. Un gommone che trasportava 47 persone, dopo oltre ventiquattro ore dalla prima segnalazione alle autorità, è naufragato durante le operazioni di soccorso: 17 i sopravvissuti, 30 finora i dispersi.

La segnalazione è arrivata per la prima volta dalla Ong tedesca Sea Watch, alle 2.28 della notte tra venerdì e sabato. La Ong Alarm Phone lo ha rilanciato più volte nella giornata di sabato, chiedendo che chi di dovere intervenisse. Il naufragio è avvenuto all'alba di domenica.

Cosa è successo dal primo allarme al naufragio

La spiegazione della Guardia costiera italiana è stata questa: l'allarme era stato lanciato non solo verso l'Italia, ma anche a Libia e a Malta. Il gommone si trovava in acque Sar libiche, cioè in una zona in cui la competenza sui soccorsi in mare spetta alla Libia. Appena ricevuta la segnalazione, l'Italia ha allertato due navi mercantili: l'Atlantic North e il Kinling, che si trovavano nell'area. Un'altra nave, la cisterna Basilis L, avendo ricevuto una segnalazione dall'aereo della Ong Sea Watch si è diretta sulle coordinate e, in qualche ora, ha raggiunto il gommone A questo punto, però,  ha comunicato di "avere difficoltà a soccorrerlo a causa delle avverse condizioni meteo". Attorno alle 17.30, la Ong Sea Watch ha avvisato il gommone e la nave cisterna con un suo aereo.

Le autorità della Libia hanno fatto sapere di non avere "assetti navali" a disposizione per l'intervento necessario, e hanno chiesto un intervento italiano, come prevedono le norme internazionali sul soccorso in mare. Così, sempre secondo la ricostruzione della Guardia costiera, l'Italia ha inviato un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi che si trovavano nella zona. Il Basilis L è rimasto vicino al gommone senza poter intervenire, aspettando per ore che arrivassero altre navi. Secondo quanto comunicato, i comandati del Basilis L hanno tentato di manovrare in modo da limitare gli effetti del mare grosso sul gommone, ma senza successo.

A svolgere concretamente il soccorso è stata la nave cargo Froland. Era ormai la notte tra sabato e domenica, a quasi ventiquattro ore dalla prima segnalazione. La Guardia costiera italiana ha riportato che, all'alba di domenica, mentre procedeva il complicato trasbordo tra il gommone e il Froland tra onde alte fino a sei metri, il barchino si è rovesciato. Il mare mosso e il buio hanno reso impossibile recuperare tutte le persone che si trovavano a bordo. Il bilancio è stato di 17 soccorsi – tra cui due feriti gravi – e circa 30 dispersi. La Guardia costiera ha continuato, con i mercantili presenti in zona e altri arrivati successivamente, la ricerca dei dispersi. Hanno contribuito anche due aerei dell'agenzia europea Frontex.

L'attacco di Alarm Phone alla Guardia costiera: "Li avete lasciati morire"

La Guardia costiera dell'Italia ha sottolineato di essere stata l'unica autorità ad attivarsi, nonostante il gommone si trovasse "al di fuori dell’area di responsabilità Sar italiana", a causa della "inattività degli altri Centri nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati". La Ong Alarm Phone, invece, ha accusato le autorità italiane di aver "ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciando morire" i migranti a bordo.

Di fatto sono passate, come detto, più di ventiquattro ore dalla segnalazione al naufragio. In questo tempo, "la situazione era critica. La barca era alla deriva. Le condizioni meteorologiche erano estremamente pericolose. Le persone a bordo gridavano al telefono che avevano bisogno di aiuto", ha detto Alarm Phone.

"Sia tramite e-mail che tramite telefonate abbiamo più volte informato di questa situazione il Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo. Abbiamo inviato posizioni Gps, segnalato il deterioramento delle condizioni delle persone e della barca e richiesto più volte interventi di soccorso immediato", ha rivendicato la Ong. Eppure, "le autorità italiane hanno esitato a dirigere navi mercantili vicine verso l’imbarcazione in difficoltà". E non solo: "Dov’erano i mezzi dell’operazione navale Ue ‘Irini' e, se disponibili, perché non sono intervenuti?", ha chiesto Alarm Phone.

Malan (FdI): "L'aumento di partenze una strategia contro il governo"

Sia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sia il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (responsabile della Guardia costiera), hanno scelto di non commentare l'accaduto. I loro staff hanno fatto sapere che come spiegazione dei fatti basta la ricostruzione della Guardia costiera. Il capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato Lucio Malan, invece, ha detto alla Stampa con tono provocatorio che "ormai è chiaro che l’Italia ha la competenza su tutti gli oceani del mondo, il governo Meloni deve riuscire a salvare ogni barca che affonda nell’orbe terracqueo".

Per Malan, è "legittimo il sospetto di una strategia per mettere pressione al governo, che ha dichiarato guerra ai trafficanti di vite umane". Infatti, ha sostenuto il senatore, "da quando il governo ha annunciato pene severissime contro i trafficanti (giovedì 9 marzo, ndr), i viaggi e gli sbarchi sono triplicati".

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