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Migranti, Msf: “Le modifiche all’accordo Italia-Libia sono una contraddizione. Va superato”

“L’unica soluzione umanitaria possibile è superare del tutto il sistema di detenzione arbitraria, accelerare l’evacuazione di migranti e rifugiati dai centri favorendo efficaci alternative di protezione, e porre fine al supporto dato alle autorità e alla guardia costiera libica che alimenta sofferenze, violazioni del diritto internazionale e l’odioso lavoro dei trafficanti di esseri umani, a terra e in mare”: così Medici Senza Frontiere commenta la proposta di modifica all’accordo Italia-Liba (che si rinnoverà automaticamente fra qualche giorno) del ministro Luigi Di Maio.
A cura di Annalisa Girardi
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"Le modifiche proposte all’accordo Italia-Libia sono un contraddittorio ‘maquillage umanitario’: mentre si annuncia di voler migliorare le cose – con soluzioni difficilmente realizzabili – si perpetuano scellerate politiche di respingimento e detenzione sulla pelle delle persone", ha detto Marco Bertotto, responsabile advocacy di Medici Senza Frontiere (Msf), commentando le proposte di modifica agli accordi Italia-Libia che ha annunciato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

Come spiegavamo anche noi di Fanpage.it  questa è l'azione di un "governo nato promettendo discontinuità con il passato, soprattutto con le pratiche dell'ex ministro Salvini, e invece lascia le persone in mare per 11 giorni: Credendo che basti un piccolo maquillage (i toni pacati al posto delle truci dichiarazioni di guerra alle ONG), per nascondere l'utilizzo degli stessi strumenti (le infami norme del decreto sicurezza bis), della stessa prassi (l'autorizzazione allo sbarco solo dopo le garanzie sulla redistribuzione), dello stesso modus operandi (il disinteresse totale nell'area di mare non direttamente di nostra competenza), dello stesso disimpegno in termini di uomini e mezzi a Lampedusa (più che dimezzata in termini di capacità operativa rispetto al passato)".

Per Msf non servono modifiche: bisogna eliminare l'accordo

Bertotto ha poi proseguito: "Le nostre équipe salvano vite in mare e forniscono assistenza medico-umanitaria nei centri di detenzione in Libia, un Paese in guerra, dove testimoniano ogni giorno condizioni disumane, malnutrizione, violenze e abusi. L’unica soluzione umanitaria possibile è superare del tutto il sistema di detenzione arbitraria, accelerare l’evacuazione di migranti e rifugiati dai centri favorendo efficaci alternative di protezione, e porre fine al supporto dato alle autorità e alla guardia costiera libica che alimenta sofferenze, violazioni del diritto internazionale e l’odioso lavoro dei trafficanti di esseri umani, a terra e in mare".

Per la Ong, quindi, le modifiche di cui ha parlato il titolare della Farnesina sono irrilevanti se si analizza l'intero impianto dell'accordo, e di conseguenza non produrranno alcun significativo cambiamento rispetto alle condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati il Libia. "I programmi di evacuazione si fanno solo se i Paesi di destinazione accettano di reinsediare le persone; l’esperienza pratica, compresa quella di Msf, dimostra che la presenza di organizzazioni umanitarie e Nazioni Unite, in un contesto di generale difficoltà di accesso, non basta a garantire una protezione di base né a migliorare in modo sostanziale le condizioni dei centri di detenzione; i programmi alternativi di detenzione urbana non riescono a rispondere ai bisogni di sicurezza e protezione in un ambiente estremamente pericoloso, caratterizzato da scontri armati, traffico di esseri umani e violenza, e nella maggior parte dei casi hanno scarso impatto e utilità".

Le contraddizioni delle politiche

Msf continua sottolineando come queste politiche siano estrememente contraddittorie. E lo fa con dati alla mano: per ogni persona evacuata dai centri di detenzione in Libia nel 2019, informa la Ong, oltre 4 sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera di Tripoli e riportate in questi stessi centri. "Il 75% delle persone nei centri sono considerate a rischio dall’UNHCR, ma continuano a essere intercettate e riportate indietro. Nell’ultimo anno il tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale è considerevolmente aumentato, confermandolo la rotta migratoria più letale al mondo".

La Ong si trova in Libia dal 2011 e da oltre due anni fornisce cure mediche ai migranti lungo le rotte del loro viaggio. Molte delle persone soccorse da Msf sno soggette a tratta di esseri umani e sono state detenute arbitrariamente nei centri di detenzione, i quali formalmente rientrano sotto l’autorità del Ministero dell’Interno del paese e del suo Dipartimento per combattere l’immigrazione illegale (DCIM) nelle aree di Tripoli, Khoms, Misurata e Djebel Nafusa.

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