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Emergenza siccità in Italia

Meloni incolpa il governo per la crisi idrica: “Ne era stato informato da mesi ma non è intervenuto”

Giorgia Meloni punta il dito contro il governo Draghi, colpevole di aver ignorato un documento scientifico dell’Ue, pubblicato a marzo, sull’emergenza crisi idrica: “Non hanno prestato ascolto non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche a uno studio, dello scorso marzo, della Commissione Europea, riguardante la Pianura Padana”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni punta il dito contro il governo Draghi per la crisi idrica che si sta verificando in queste settimane in tutto il territorio nazionale. Nonostante la dichiarazione dello stato d'emergenza per la siccità in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, l'esecutivo secondo Meloni avrebbe dovuto agire tempestivamente, mesi fa.

A marzo infatti la stessa Commissione Ue aveva pubblicato un documento scientifico, dal titolo “Siccità nel Nord Italia”, che dava già conto ampiamente di una situazione allarmante. Si tratta di uno studio, di cui Fanpage.it ha già parlato in questo articolo, elaborato sulla base dei dati Copernicus, redatto dal Joint Research Centre, il servizio della Commissione europea per la scienza e la conoscenza. Nel testo si specificava chiaramente che la temperatura invernale più calda del normale quest'anno ha contribuito allo scarso accumulo di neve e "queste condizioni causano preoccupazioni per il contributo dello scioglimento della neve agli scarichi dei fiumi in tarda primavera, aumentando la probabilità di siccità idrologica nei prossimi mesi".

"Il deficit di pioggia e neve durante il passato inverno (rispettivamente -60% e -80% rispetto alla media stagionale) sta devastando le principali aree rurali del Nord Italia, con i grandi invasi di acqua riempiti a livelli minimi e ben al di sotto della loro capacità", si legge ancora.

Giorgia Meloni, in un intervento sul Corriere della Sera, fa notare le "gravi responsabilità da parte dell'attuale governo, insieme a quelli che si sono succeduti negli ultimi anni". Questa inazione sarebbe alla base della "crisi idrica che sta mettendo in ginocchio le produzioni industriali e agricole e fra poco anche il semplice uso domestico dell'acqua".

Secondo la leader di FdI, i ministri competenti "non hanno prestato ascolto non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche a uno studio, dello scorso marzo, della Commissione Europea, riguardante la Pianura Padana. Quello che oggi viviamo è conseguenza di inadempienze ben precise, figlie di interventi non fatti, che sicuramente avrebbero reso la situazione di oggi un po' meno drammatica, a voler esser buoni".

"Chiamiamo i problemi per nome: la distribuzione italiana fa ‘acqua da tutte le parti' con un tasso di perdita di circa il 40 per cento, sia per l'uso potabile che per quello irriguo. È fondamentale, quindi, che nelle prossime settimane il governo passi dalle parole ai fatti per sbloccare rapidamente le risorse economiche. Rispetto ai 6,5 miliardi di euro di interventi stanziati per il settore idrico tra Pnrr e fondi per le politiche di coesione risultano impegnati, con bandi di gara già affidati, solo 275 milioni di euro: di questi appena 30 sono stati già spesi, con il rischio che buona parte delle risorse previste vengano disimpegnate tra il 2022 e il 2023". 

"Occorre attuare urgentemente le procedure istruttorie e approvative per migliorare la rete di distribuzione, attraverso un ‘piano invasi' a livello territoriale, così come occorre investire sull'evoluzione tecnologica del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico in modo da ottimizzare l'uso della risorsa idrica per produrre energia", spiega ancora Meloni.

"Ma c'è anche un'altra tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che dovrebbe essere maggiormente sviluppata in Italia: la desalinizzazione del mare, anche per produrre acqua potabile. Il riscaldamento globale, le caratteristiche morfologiche della nostra penisola e le buone prassi osservate in tante nazioni ci impongono di puntare forte su questa tecnologia. Purtroppo il governo sembra di tutt'altro avviso. Nella cosiddetta ‘legge salva mare', ha persino posto una serie di ostacoli burocratici che rendono ancora più lungo e tortuoso l'iter autorizzativo per i dissalatori. Un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, né logica di sviluppo. Oggi abbiamo bisogno di far partire tutto e velocemente e di operare vere semplificazioni normative e burocratiche. C'è dell'altro naturalmente. Dobbiamo formarci tutti nella lotta allo spreco dell'acqua, che comincia nelle nostre case e che prosegue in diversi altri ambiti, soprattutto produttivi. Ma senza i deliri di chi invoca una presunta buona pratica nel non lavarsi o nel non tirare lo sciacquone del bagno. E senza la guerra all'agricoltura invocata dai soliti ambientalisti che vorrebbero farci nutrire di insetti e carne sintetica".

"Si può combinare efficacemente il risparmio dell'acqua – aggiunge – e la protezione dell'ambiente con la produzione agricola, grazie alla cosiddetta agricoltura di precisione. Un'innovazione tecnologica preziosa che non può essere imposta per legge, né ridursi a un lusso per pochi, piuttosto deve essere favorita dallo Stato italiano e dall'Unione Europea, in modo da rendere sostenibili gli sforzi economici delle aziende agricole che scelgono di farvi ricorso".

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