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Il “piano segreto” del governo: ecco di cosa stiamo parlando

Quando il Comitato tecnico scientifico ha pubblicato i verbali delle proprie riunioni, in cui si discuteva della gestione della pandemia di coronavirus nel nostro Paese, è arrivata anche la conferma dell’esistenza di un “Piano di organizzazione della risposta dell’Italia in caso di epidemia”. Questo veniva infatti nominato diverse volte nei documenti degli esperti, ma ad oggi il suo contenuto non è mai stato pubblicato. Per fare chiarezza andiamo a vedere che cosa è successo nelle riunioni del Comitato, dallo scoppio dei contagi fino al lockdown.
A cura di Annalisa Girardi
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Nelle ultime ore si è parlato molto del piano del governo per contrastare l'epidemia di coronavirus sul territorio, assemblato già alla fine di febbraio, ma mai reso noto pubblicamente. Quando il Comitato tecnico scientifico ha pubblicato i verbali delle proprie riunioni sul sito della Protezione Civile è arrivata anche la conferma dell'esistenza del "Piano di organizzazione della risposta dell'Italia in caso di epidemia". Questo veniva infatti menzionato diverse volte nei documenti degli esperti. Ma se ne è parlato per la prima volta in un'intervista al direttore generale per la Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani, pubblicata dal Corriere della Sera. Urbani confermava che nel Piano fossero contenuti tre diversi scenari epidemiologici e tre diverse ipotesi di risposta. Non solo: spiegava anche che il documento non fosse mai stato reso noto "per non spaventare la popolazione". Sulla base di questo, però, il Cts ha elaborato i diversi pareri forniti al governo per la gestione dell'epidemia di coronavirus. Di fatto, si tratta di un rapporto che ha influenzato le scelte dell'esecutivo per il contrasto della pandemia nel nostro Paese. I verbali pubblicati dal Cts sono 96: si va dal 7 febbraio fino allo scorso 24 luglio. In diversi di questi gli esperti si riferiscono proprio a questo Piano: vediamo quindi che cosa è successo nelle riunioni del Cts, dallo scoppio della pandemia fino al lockdown, per fare chiarezza su questo documento del governo, mai pubblicato.

Che cos'è "l'eventuale scenario pandemico"

Il Piano risale allo scorso 19 febbraio, anche se la data di effettiva stesura è quella del 22. Nel verbale della riunione del Comitato tecnico scientifico di quel giorno non se ne fa menzione: si tratta invece della "utilità e necessità di adottare l'ulteriore misura di contenimento costituita dall'isolamento delle aree in cui è in atto trasmissione di Sars-Cov-2". Un'eventualità che gli esperti sottolineano essere "fortemente raccomandata, purché tempestiva, per la riduzione della circolazione del virus fuori dalle aree interessate". Si sottolinea anche che vada "valutata con attenzione la sostenibilità nel tempo di tale misura".

Già lo scorso 10 febbraio, tuttavia, si parla di "piani strategici di gestione dell'eventuale scenario pandemico sul territorio nazionale", spiegando che "viene costituito un gruppo di esperti a supporto del Cts con il compito di effettuare una ricognizione delle strutture, attrezzature e staff ad oggi disponibile presso il servizio sanitario nazionale per produrre i modelli di risposta ai diversi scenari possibili che costituiscono la base per qualsiasi attività di programmazione".

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Il 12 febbraio, invece, si sottolinea la necessità di "verificare con precisione i dati relativi" ai posti letto per gli specifici reparti in modo da "elaborare ipotesi di scenari di evoluzione dell'epidemia". Citando una serie di dossier sulla situazione nelle diverse Regioni gli esperti del Cts aggiungono: "Sulla base di questi elementi è stato mandato ad un gruppo di lavoro interno al Cts di produrre, entro una settimana, una prima ipotesi di piano operativo di preparazione e risposta ai diversi scenari di possibile sviluppo di un'epidemia".

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Quando il Cts comincia a occuparsi del Piano

Il Piano di risposta in caso di epidemia viene però nominato nei verbali del Comitato per la prima volta il 24 febbraio. Da allora, è rimasto secretato. Ma vediamo che cosa è successo nelle principali riunioni del Comitato tecnico scientifico da quella prima menzione fino all'annuncio del lockdown generale da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Le misure consigliate da lì in avanti al governo, infatti, sarebbero state suggerite tenendo sempre conto delle indicazioni contenute proprio in quel Piano.

  • 24 febbraio: Per la prima volta gli esperti fanno riferimento al Piano, e scrivono: "Il documento deve essere completato. Rimane in discussione la parte del piano relativa all'allestimento delle rianimazioni; argomento che sarà sottoposto ad esperti di settore per un parere". In merito alla diffusione del documento: "Il Cts su questo punto si pone il problema della diffusione del documento, della destinazione dello stesso e quale livello di riservatezza dedicargli. Vi è consenso nel raccomandare la massima cautela nella diffusione del documento onde evitare che numeri arrivino alla stampa".
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Come si arriva al lockdown

  • 26 febbraio: La riunione si focalizza sulla "eventuale estensione delle restrizioni al movimento di persone in Italia (Regione Lombardia) e provenienti dall'estero". Si legge: "Allo stato attuale il Cts ritene che non vi siano le condizioni per l'estensione delle restrizioni a nuove aree né che siano necessarie ulteriori misure restrittive"
  • 27 febbraio: Vengono fornite "indicazioni per la limitazione dell'esecuzione dei test ai soli pazienti sintomatici".
  • 28 febbraio: Si parla della necessità di "rivedere le misure di contenimento dell'infezione adottate sino ad oggi (…) secondo un principio di proporzionalità e adeguatezza, alla luce della migliore evidenza scientifica ad oggi disponibile". Si parla di misure di carattere nazionale (divieto dei viaggi di istruzione, sospese le domeniche di musei a porte aperte, sospesi gli esami della patente di guida, lavoro agile fino alla durata dell'emergenza in tutta Italia) e di misure in riferimento a specifiche Regioni (in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sospese le manifestazioni, gli eventi e le competizioni sportive, chiusura delle scuole, sospensione delle procedure concorsuali, chiusura dei musei).
  • 1° marzo: Si raccomanda di "rafforzare la sorveglianza nelle Regioni che abbiano casi riconducibili a catene di trasmissione note" e si riconosce come la situazione sia "continuamente in evoluzione e, in relazione a questa, si potranno adottare tempestivamente ulteriori provvedimenti di contenimento". Inoltre, "alla luce di quanto verificatosi negli ultimi giorni negli ospedali della Regione Lombardia, il Cts, allargato agli esperti, ritiene necessario che nel minor tempo possibile" sia "attivato un modello di cooperazione interregionale coordinato a livello nazionale" e "attivato a livello regionale, nel minor tempo possibile, un incremento delle disponibilità dei posti letto (…) del 50% in terapia intensiva" e "del 100% in reparti di pneumologia e in reparti di terapie intensive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio". Si parla anche di una "redistribuzione del personale sanitario" in favore di questi reparti, dell'utilizzo delle strutture private per limitare il carico su quelle pubbliche.

Perché il contenuto del Piano si mantiene riservato

  • 2 marzo: Il Cts comunica l'adozione del Piano nella sua versione finale. "Circa il Piano di organizzazione della risposta dell'Italia in caso di epidemia il Cts concorda di adottarlo nella versione finale; il piano sarà sottoscritto da tutti coloro che hanno contribuito al lavoro di ricerca", si legge. Gli esperti continuano affermando che il Piano "sarà successivamente validato dal Cts e presentato attraverso il coordinatore degli interventi Dott. Angelo Borrelli all'on. ministro Roberto Speranza". Ancora una volta si rimarca la "necessità di mantenere "riservato" il contenuto del piano".
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  • 3 marzo: Si affronta il tema dell'acquisto di strumentazione sanitaria per le terapie intensive: "Per quanto concerne la necessità di prestare supporto respiratorio sia non invasivo che invasivo a un crescente numero di pazienti che presentano sintomi di insufficienza respiratoria, e della necessità conseguente di garantire alle strutture assistenziali il potenziamento delle dotazioni sanitarie attualmente insufficienti a fronteggiare tali emergenze, il Cts suggerisce di richiedere alle imprese produttrici e distributrici di tali dispositivi di limitare la vendita solo al territorio nazionale, garantendo la più rapida fornitura in primis alle Regioni che si trovano in questo momento sotto maggior richiesta assistenziale".
  • 4 marzo: Si affronta "il tema del "Piano di organizzazione della risposta dell'Italia in caso di epidemia" redatto dall'Iss d'intesa con il ministero della Salute e l'ospedale Spallanzani di Roma". Si legge che il Cts "invita l'Iss ad aggiornare il Piano in considerazione dell'avvenuta evoluzione della dinamica epidemiologica nel Paese". E ancora: "Resta inteso che il documento dovrà essere considerato secretato".  Nello stesso giorno il Cts esprime un parere richiesto dal ministro Speranza sull'opportunità di chiudere tutte le scuole sull'intero territorio nazionale. Il Cts suggerisce che "le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell'infezione virale; la situazione epidemiologica del Paese è differenziata con Regioni e Province che hanno un elevato numero di casi e altre in cui il numero di soggetti contagiati da Sars-Cov-2 è più limitato; la situazione epidemiologica può andare incontro a rapidi cambiamenti; non esistono attualmente dati che indirizzino inconfutabilmente sull'utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale, alcuni modelli predittivi indicano che la chiusura delle scuole potrebbe garantire una limitata riduzione della diffusione dell'infezione virale; un'eventuale chiusura delle scuola è stimata essere efficace solo se di durata prolungata".
  • 5 marzo: All'apertura della riunione il ministro Speranza sottolinea il fatto che il giorno precedente, al termine del tavolo del Cts, fossero state diffuse notizie relative al contenuto delle decisioni del Comitato stesso "che hanno creato sconcerto e disorientamento nell'opinione pubblica". Il ministro quindi ha "ricordato a tutti l'importanza della riservatezza nell'ambito degli atti e delle comunicazioni del Cts".
  • 7 marzo: Il Cts ribadisce la necessità di adottare "tutte le azioni necessarie per rallentare la diffusione del virus al fine di diminuire l'impatto assistenziale sul servizio sanitario" e afferma: "Quanto più le misure di contenimento sono stringenti tanto più ci si attende una maggiore efficacia nella prevenzione della diffusione del contagio". Si propone quindi di rivedere la distinzione tra zone rosse (i primi 11 Comuni) e le zone gialle, definendo due livelli di misure di contenimento da applicarsi. Uno per i territori in cui si è osservata una maggiore diffusione del virus, e l'altro sull'intero territorio nazionale.

Il governo proclama tutta Italia "zona rossa"

  • 9 marzo: "Sulla base delle conoscenze circa l'attuale situazione epidemiologica il Cts ritiene di formulare all'Iss la richiesta di aggiornare le stime relative al "Piano sanitario in risposta a un'eventuale emergenza pandemica da Covid-19", fino ad ora utilizzato come riferimento per le raccomandazioni circa il contenimento e gestione dell'emergenza nelle aree interessate, mantenendo secretate le informazioni ivi contenute", si legge nel verbale. E ancora: "Si ritiene utile ribadire, ai fini della informazione alla popolazione, che il Cts, in collaborazione con il ministero della Salute e l'Iss, si è dotato di un "Piano sanitario in risposta a un'eventuale emergenza pandemica da Covid-19" e che tutte le azioni fino ad oggi suggerite ed adottate sono coerenti con i diversi stadi di sviluppo previsti dal piano".
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Il 10 marzo, nel verbale del Cts di quel giorno, gli esperti si riferiscono alle "decisioni prese, nella serata di ieri (del 9 marzo, ndr) dalla Presidenza del Consiglio dei ministri di estendere le misure di contenimento già vigenti in alcune aree del Paese a tutto il territorio nazionale" e le valutano "coerenti con il quadro epidemiologico configuratosi in Italia". Non solo: "Il Cts  valuta, inoltre, che potrebbero venire a configurarsi nei prossimi giorni situazioni locali in cui sia opportuno un ulteriore inasprimento delle misure di contenimento".

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