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I migranti di Lipa abbandonati al gelo in Bosnia: una catastrofe umanitaria nel cuore dell’Europa

Dopo l’incendio al campo profughi di Lipa, in Bosnia, dello scorso dicembre circa 900 persone sono rimaste senza niente. E le abbondanti nevicate di questi giorni non hanno fatto che peggiorare una condizione già al limite: dormono nella foresta, con temperature che di notte crollano a venti gradi sotto lo zero, alcuni sono scalzi, non hanno un luogo dove ripararsi. Una catastrofe umanitaria che accade sotto gli occhi di Bruxelles, a pochi chilometri dai confini dell’Unione europea.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono quasi un migliaio i migranti che in questo momento si trovano abbandonati a loro stessi, nel gelo della Bosnia. Dopo l'incendio al campo profughi di Lipa dello scorso dicembre circa 900 persone sono rimaste senza niente. E le abbondanti nevicate di questi giorni non hanno fatto che peggiorare delle condizioni già al limite. È caduta talmente tanta neve che anche per i volontari della Caritas e della Croce Rossa risulta difficile portare gli aiuti in quel che rimane del campo. Non c'è né acqua né elettricità, mancano i servizi igienici.

Molti migranti hanno cercato riparo nei boschi circostanti e ora passano le giornate così, nella foresta a pochi chilometri dalla Croazia. Dall'Unione europea. La maggior parte di loro viene dall'Afghanistan, dal Pakistan o dal Bangladesh. Non hanno più nulla: hanno perso l'alloggio, non hanno i vestiti o le scarpe adeguate per affrontare l'inverno. Sono lasciati così, sotto gli occhi di Bruxelles e di tutti gli Stati membri, ad affrontare le notti in cui la temperatura crolla anche a venti gradi sotto lo zero.

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Il campo profughi di Lipa è chiuso ormai da settimane, ma nessuna soluzione è stata trovata per queste persone. Inizialmente, dopo l'incendio, i migranti avrebbero dovuto essere trasferiti in un ex caserma a Bradina, a Sud di Sarajevo. A causa delle proteste della popolazione locale, però, ciò non è accaduto. Si era allora deciso il trasferimento nel centro di accoglienza di Bira, che si trova sempre a Bihać (dove era stato costruito anche il campo profughi di Lipa). Si tratta di una struttura che ha ricevuto 3,5 milioni di euro di aiuti dall'Unione europea, ma che ancora non viene utilizzata. E anche in questo caso, di fronte al rifiuto delle autorità locali e dei residenti, i profughi sono rimasti senza un posto dove stare.

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I migranti sono quindi rimasti al freddo, lasciati in ciò che resta del campo profughi carbonizzato. "Senza un posto dove andare, circa 900 persone sono state costrette a rimanere a Lipa, dormendo all'aperto, in edifici abbandonati o nella foresta. Fa freddo ed è molto umido, ed è probabile che le condizioni meteo peggiorino ancora nelle prossime settimane. Le vite di molte centinaia di persone sono a repentaglio e i loro diritti umani fondamentali vengono calpestati", ha scritto l'Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE, Josep Borrell, in una nota.

L'Unione europea continua a lanciare appelli alle autorità bosniache in modo da evitare una catastrofe umanitaria. Ma non basta e le condizioni in cui sono costrette a vivere queste persone, molte delle quali hanno iniziato uno sciopero della fame, rimangono terribili.

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E così, mentre le autorità continuano a rimbalzare responsabilità, nel cuore dell'Europa, lungo la rotta balcanica, quasi un migliaio di persone vive senza un rifugio nel pieno del rigidissimo inverno bosniaco. Non hanno un luogo riparato dove dormire: c'è chi è riuscito a montare una tenda in mezzo alla neve e al fango, chi dorme all'aperto, stendendo una coperta nel bosco. Alcuni sono scalzi, molti non hanno i vestiti adatti al gelo di queste settimane. Una tragedia umanitaria scoppiata da una situazione, quella del campo di Lipa, ma in generale quella di migliaia di migranti che percorrono la rotta lungo i Balcani, già di per sé estremamente precaria.

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