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Gianni Cuperlo: “Renzi è finito, il Paese chiede altro”

Durissima intervista di Gianni Cuperlo: “Tre sconfitte, Regionali, Amministrative e poi il referendum, dicono che il Paese chiede altro”.
A cura di Redazione
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Dopo lo scontro con i renziani della prima ora sul caso Consip e sul coinvolgimento di Luca Lotti, si aspettava di capire quali mosse avesse intenzione di compiere Gianni Cuperlo, protagonista, tra le altre cose, di un durissimo scontro con Alessandro Sallusti (che sostanzialmente l’aveva accusato di sciacallaggio). Con una intervista al Fatto, lo sfidante di Renzi alle primarie del 2013, però, non ammorbidisce la sua posizione e, anzi, calca la mano nei confronti del segretario del Partito Democratico.

Per Cuperlo, infatti, “il ciclo politico di Matteo Renzi è finito” e a pesare non è tanto “questa parentesi giudiziaria che spero si chiuda presto e bene”, ma le “tre sconfitte elettorali” (regionali, amministrative e referendum costituzionale”. Questi insuccessi, nella sua lettura, dimostrano che “il Paese chiede altro” e Renzi non sembra avere le risposte, come mostra anche la gestione della frattura interna al PD, che poi ha portato alla scissione. Anche per questa ragione, Cuperlo ha annunciato il sostegno di SinistraDem ad Andrea Orlando, candidato alle primarie del PD.

Spiega il deputato PD: “Io penso che il Partito Democratico sia nato storto: ha sognato di risolvere i suoi problemi ritenendo che bastasse un programma comune con personalità di esperienze diverse. Invece non è così. È stato sradicato il costume che ci teneva uniti mentre il mondo cambiava e a noi adesso mancano le parole per descrivere questo nuovo mondo e un pensiero per governarlo […] Quel che io vedo è il senso di umiliazione che questa e altre vicende hanno fatto vivere a tanti compagni. Non soltanto coloro che sono andati via, ma a quelli che ci hanno abbandonato, o che noi abbiamo lasciato per strada, durante questa marcia dissennata verso lo smantellamento di ogni connessione sentimentale con il nostro popolo, con l'ambiente che in noi vedeva l'avvenire, il nuovo, la possibilità di un riscatto. Io è a questo che voglio reagire”. E adesso, “se i numeri di questa scissione ancora non fanno impressione, certo l'immagine carpita a Graziano Delrio, la crepa nella diga è adeguata a fornirci l'esatta dimensione del pericolo che stiamo vivendo”.

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