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Critiche al reddito d’inclusione: “2 miliardi sono mancetta, è una trovata elettorale del Pd”

Il decreto legislativo per il contrasto alla povertà, cioè il reddito di inclusione, approvato ieri, è considerato dal M5s un palliativo: in Italia vivono 3 milioni di famiglie in povertà, ma solo 400mila potranno beneficiare dell’aiuto, che va dai 190 ai 485 euro al mese.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Rei, il reddito di inclusione approvato ieri, ha ricevuto molte critiche nel mondo politico. La misura, che garantirà per 400mila famiglie un sostegno economico che potrà arrivare fino a 485 euro al mese, è stata bocciata dal M5s, che da tempo cavalca la battaglia per l'approvazione del reddito di cittadinanza. Il decreto legislativo “Disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà” non è piaciuto al portavoce del MoVimento 5 Stelle Nunzia Catalfo, prima firmataria del ddl sul reddito di cittadinanza: "Il cosiddetto Rei lascerà ancora una volta senza alcun tipo di aiuto categorie già fortemente penalizzate come i giovani ed i pensionati. Il governo la smetta di illudere i cittadini parlando di misura di contrasto alla povertà universale e facendo intendere che la misura è diretta a tutti i cittadini in difficoltà, perché così non è".

La principale critica si riferisce alla platea dei beneficiari, troppo ristretta: sono 3 milioni in tutto le famiglie che si trovano in povertà, e soltanto un povero su tre potrà ricevere il Rei: "Se ci fosse davvero la volontà di aiutare queste persone – spiega l'esponente M5S – basterebbe introdurre il reddito di cittadinanza che propone, ormai da anni, il MoVimento 5 Stelle. Non perché lo proponiamo noi, ma perché si tratta della misura più completa e meglio strutturata tra quelle in discussione, che oltre all'aiuto economico prevede percorsi personalizzati anche formativi per puntare al reinserimento nel mondo del lavoro del beneficiario e che aiuterebbe tutte le persone che si trovano in difficoltà senza creare poveri di serie A e poveri di serie B, come fa invece il reddito di inclusione".

Il deputato Danilo Toninelli lo definisce addirittura una "mancetta", sul suo profilo twitter.

Gli fa eco la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che però considera scarse le risorse disponibili al momento.

Durissima l'Unione nazionale dei consumatori, che in una nota parla di "Importi vergognosi": considerando che nel 2016 il numero di individui che vivono in povertà assoluta è cresciuto vertiginosamente, passando dai 4 milioni e 598 mila del 2015 ai 4 milioni e 742 mila (+3,1%), l'intervento non è risolutivo. "Se invece di sprecare soldi in bonus inutili o, peggio ancora, dati a famiglie benestanti, solo perché non commisurati al reddito Isee, si concentrassero gli stanziamenti su chi ne ha effettivamente bisogno, questo dato potrebbe crollare". E invece, ricorda l'associazione, gli 80 euro di Renzi hanno aiutato soltanto il 28,2% delle famiglie più povere.

Ma la deputata del Pd Ileana Piazzoni, relatrice alla Camera del ddl povertà, difende il provvedimento e considera questi 2 miliardi una prima base che verrà allargata in futuro, attraverso uno strumento di pianificazione triennale: "La misura, in questa prima fase destinata prioritariamente alle famiglie con figli minori, donne in stato di gravidanza, persone con disabilità o persone disoccupate ultra cinquantacinquenni, vedrà l'avvio delle domande a partire dal primo dicembre, per giungere alla piena operatività dal primo gennaio 2018".

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