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Corruzione, bufera giudiziaria a Bari, arrestato ex assessore regionale Pisicchio: cosa sta succedendo

I fratelli Alfonso ed Enzo Pisicchio sono finiti ieri ai domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Procura di Bari che riguarda l’accusa di corruzione in relazione presunti appalti truccati.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una nuova inchiesta giudiziaria scuote la Puglia, dopo le dimissioni dell’assessora ai Trasporti Anita Maurodoinoia, coinvolta nell’inchiesta sul voto di scambio. A fine marzo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva deciso di inviare una commissione di accesso a Bari dopo l'indagine sul sistema mafioso locale. Ieri l'ex assessore della Regione Alfonso Pisicchio, leader di Senso civico alla guida dell'Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione (Arti), e il fratello Enzo sono finiti agli arresti domiciliari nell'ambito di una inchiesta della Procura di Bari su presunti appalti truccati.

Entrambi all'epoca dei fatti esponenti di vertice del Movimento politico regionale Iniziativa democratica (rispettivamente coordinatore politico e presidente). Il primo rivestiva, oltre che la carica di consigliere regionale, anche quella di assessore alla Pianificazione territoriale e Urbanistica nella giunta guidata da Michele Emiliano.

I reati – che coprono un arco temporale che va dal 2016 al 2020 – contestati all'ex assessore della giunta Emiliano, e ad altre cinque persone arrestate (una in carcere, quattro agli arresti domiciliari) sono, tra l'altro, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti, emissione di fatture per operazioni inesistenti.

In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni,  broker assicurativo di Monopoli. Nei suoi confronti è stato applicato il sequestro preventivo di beni per 700 mila euro. Agli arresti domiciliari, oltre i fratelli Pisicchio, si trovano Francesco Catanese, 59 anni, di Bari, e l'imprenditore Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L'interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.

Nell'ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si evidenzia che per Alfonsino Pisicchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato "la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito". Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito "quale esecutore delle direttive" del fratello "e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino". 

Le indagini

Secondo l'accusa i due avrebbero ottenuto contributi in denaro "pari ad almeno 156mila euro" per sé stessi e per il partito Iniziativa democratica, una delle liste a supporto della coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni regionali nel 2020. La contestazione mossa sino al mese di dicembre 2019, è finanziamento illecito ai partiti. A dare loro i soldi sarebbero state alcune aziende riconducibili all’imprenditore Giovanni Riefoli, anche lui finito ai domiciliari.

Con le perquisizioni eseguite dalla guardia di finanza nel luglio 2020 si sarebbero acquisiti elementi circa il legame tra Bv-Tech, una società operante nel settore della progettazione di ingegneria integrata, amministrata da Raffaele Boccardo (indagato e non soggetto a misura cautelare). e i fratelli Pisicchio.

"In particolare si acquisivano degli elementi di prova sulla cui base si desumeva che i fratelli Pisicchio – si legge nelle carte dell'ordinanza – avevano anche ricevuto denaro da parte della Bv-Tech per il tramite della Progesi Spa, società controllata dalla Bv-Tech, e che ciò era avvenuto mediante un sistema di false fatturazioni, realizzato con complicità di Giovanni Riefoli", imprenditore di Barletta, "anch'egli in strettissimi rapporti con i fratelli Pisicchio".

A Riefoli sarebbero riconducibili le imprese Plus Innovation Srl (di cui è rappresentante legale) e Golem Plus Srl (amministratore di fatto). In particolare "nel corso della perquisizione della sede della segreteria politica di Alfonsino Pisicchio, nella stanza in uso a Enzo e Gabriella Pisicchio (sorella di Enzo e Alfonsino, non indagata, ndr), con particolare riferimento alla società Bv-Tech e ad altra società del suo Gruppo, la Progesi Spa, sono stati ritrovati numerosi documenti": opuscoli con intestazioni Bv-Tech, un biglietto da visita di Raffaele Boccaro, presidente del CdA della Bv Tech, un "accordo quadro" tra la Progesi Spa e la Plus Innovation Srl, una scheda riguardante il finanziamento della Regione Puglia concesso alla Bv-Tech.

Nell'abitazione di Enzo Pisicchio, oltre ad altri documenti e prospetti, è stato ritrovato "denaro contante per un totale di 65 mila euro, raggruppato in 13 mazzette da 5 mila euro ciascuna", "rinvenuto all'interno di due buste di carta e di un borsello, occultati in una busta per rifiuti, nascosta sul balcone adiacente la cucina".

L'analisi degli elementi raccolti durante le perquisizioni consentirebbe di sostenere "che i due prospetti sarebbero in strettissima connessione tra loro perché il denaro proverrebbe dalla Bv-Tech e sarebbe arrivato nella disponibilità di Enzo Pisicchio attraverso un sistema di fatturazione di operazioni inesistenti tra la Progesi Spa (del Gruppo Bv-Tech) e la Plus Innovation Srl". Dunque, la "Progesi avrebbe corrisposto denaro (indebitamente) alla famiglia Pisicchio, in cambio delle agevolazioni ottenute dalla Regione Puglia – è spiegato nelle carte dell'ordinanza -. Parte del denaro è stato rinvenuta nell'abitazione di Enzo, luogo scelto per occultare e mascherare la riconducibilità del denaro agli altri fratelli, verosimilmente perché ritenuto meno sospetto e quindi più sicuro". Secondo gli inquirenti a Pisicchio "verosimilmente è stata consegnati in contanti la somma di 156.500 euro; tale somma si ricava sottraendo dalla maggiore somma di 196.00 (28 fatture incassate x 700,00) quella di 39.500 euro annotata come ‘a dare'"

Dimissioni di Pisicchio poco prima dell'arresto

Ieri pomeriggio, poco prima della notizia del suo arresto, Alfonso Pisicchio si è dimesso dall'Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione. La Giunta regionale ha quindi nominato commissario straordinario Cosimo Elefante, dirigente della Regione Puglia.

"Oggi (ieri ndr) pomeriggio Michele Emiliano ha commissariato Alfonso Pisicchio, che guidava l'Arti. Dopo poche ore, Pisicchio viene arrestato per corruzione. A pensar male si fa peccato, ma è evidente che Emiliano sapesse ciò che stava per accadere. Ergo, qualcuno lo ha avvisato. E questa è una cosa gravissima", ha attaccato il vicepresidente della Commissione Nazionale Antimafia, Mauro D'Attis, di Forza Italia, dopo l'arresto dell'ex assessore regionale.

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