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La visita del Primo Ministro ungherese Victor Orban a Roma si è trasformata ieri in un terremoto politico. Prima degli appuntamenti cruciali con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e, a seguire, in Vaticano con Papa Leone XIV, il leader ungherese ha sferrato un attacco senza precedenti all'Unione Europea, definendola apertamente "inutile".
L'affondo è stato subito mirato: Orban ha violentemente criticato le sanzioni imposte a Vladimir Putin, ribadendo una posizione di vicinanza a Mosca che da tempo lo pone in contrasto con la maggior parte dei partner UE. Non solo Europa e Russia: in un'uscita a sorpresa sulla scena internazionale, Orban ha anche liquidato la linea politica di Donald Trump come "sbagliata", annunciando la sua intenzione di volare negli Stati Uniti per tentare di "risolvere la situazione" direttamente con l'ex Presidente.
L'Alleanza Nascosta e l'Imbarazzo di Facciata
Le parole di Orban, per quanto aspre, non giungono in un vuoto politico. Nonostante l'Ungheria sia spesso isolata nei Consigli Europei, il suo partito, Fidesz, è tutt'altro che solo nell'Europarlamento. Esso fa parte di un asse di destra radicale potente che include la Lega di Matteo Salvini, i nazionalisti spagnoli di Vox, il Rassemblement National di Marine Le Pen (forza dominante in Francia) e persino i post-nazisti tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD). Un gruppo parlamentare coeso e ben posizionato per le prossime sfide europee.
L'imbarazzo mostrato dal Governo Meloni per le dichiarazioni di Orban è stato rapidamente smorzato, limitandosi a una presa di distanza "di facciata" da parte del Ministro degli Esteri italiano, appartenente ai Popolari Europei. Dietro questa apparente distanza, esiste in realtà un dialogo interno robusto e segreto.
Meloni e Orban, infatti, si sono incontrati per oltre un'ora senza consiglieri, un chiaro segnale di profonda affinità strategica. I temi sul tavolo dimostrano una convergenza sempre maggiore: dall'attacco al Green Deal europeo al contrasto al Patto per le Migrazioni, fino al delicato tema del riarmo. In un momento di forte crisi per l'Unione Europea, le distanze tra la destra sovranista di Orban e il gruppo dei Conservatori Europei guidato da Meloni – che include anche i polacchi di Diritto e Giustizia – tendono ad assottigliarsi, focalizzandosi sull'erosione di pilastri europei come lo Stato di Diritto.
L'Onda Globale dell'Autocrazia: Dalle Capitali Europee a Nuova Delhi
Questa strategia di attacco alle fondamenta dello Stato di Diritto in Europa si inserisce in un modello internazionale in preoccupante ascesa: quello delle autocrazie.
Questi partiti di estrema destra in Europa, spesso chiamati "Patrioti", stanno lavorando per indebolire le istituzioni democratiche liberali, seguendo un copione che si sta manifestando in molteplici capitali globali.
Lo si osserva chiaramente con la politica americana che ruota attorno a Donald Trump negli Stati Uniti, un modello che enfatizza il potere esecutivo e spesso ignora i contrappesi democratici. In America Latina, la riconferma di Milei in Argentina ha segnalato un altro passo verso un populismo radicale. Ma il fenomeno è ancora più radicato nelle grandi potenze emergenti.
Basti pensare alla Cina di Xi Jinping, ormai saldamente al potere da anni, all'India di Narendra Modi, che ha trasformato il più grande Paese democratico del mondo in un laboratorio di nazionalismo induista, o alla Turchia di Recep Tayyip Erdoğan. A questi si aggiungono, ovviamente, l'Israele di Benjamin Netanyahu e la Russia di Vladimir Putin, figure che hanno consolidato il potere con tendenze sempre più autoritarie.
Questo modello autocratico erode costantemente lo Stato di Diritto e la democrazia liberale come l'abbiamo conosciuta in Europa. La nota più dolente è che, nonostante questo attacco frontale alle istituzioni democratiche, i Popolari Europei continuano a intavolare dialoghi con questi partiti, nel tentativo di recuperare consenso elettorale a destra, rischiando così di legittimare una deriva che mina le fondamenta stesse dell'Europa.