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Le trattative per la pace in Ucraina stanno andando avanti, eppure la sensazione che si respira, almeno qui in Europa, è quella di un pesante clima di guerra. Siamo schiacciati, stretti in una morsa: da una parte c'è Donald Trump, che ogni giorno attacca l'Europa, la bullizza o quantomeno cerca di metterla in un angolo. Il nuovo presidente americano ridicolizza il vecchio continente e, soprattutto, fa capire senza mezzi termini che per gli Stati Uniti siamo un peso di cui non vogliono più farsi carico.
Dall'altra parte c'è Vladimir Putin, che prosegue dritto sulla sua strada. Chi conosce e ha studiato la Russia sa bene che si tratta di una vocazione storica di alcuni ambienti politici che riguarda l'idea stessa di Russia, una macroregione su cui Mosca rivendica un'influenza che, in base alle diverse interpretazioni, può essere considerata legittima o meno. Parliamo ovviamente dell'Est Europa, e proprio qui a Scanner abbiamo citato spesso come quei paesi si stiano armando sempre di più per un'eventuale, ma ormai sempre più probabile, guerra contro la Russia.
L'Europa pronta alla guerra
Oggi, dalle pagine del Corriere della Sera, a dirlo in maniera molto chiara è Kaja Kallas, l'Alta rappresentante per la politica estera della Commissione Europea. L'ex premier estone, in un'intervista, parla apertamente di una guerra potenziale e, soprattutto, della necessità di farsi trovare pronti. Un allarme rilanciato anche da Mark Rutte: il segretario generale della NATO sostiene che, dopo l'Ucraina, i prossimi ad essere attaccati saranno proprio i Paesi europei.
Si vive quindi un clima di guerra sempre più intenso, quasi inevitabile. Perché se da un lato, come dice Kaja Kallas, "Putin non vuole la pace", dall'altro sembra che siano i Paesi europei a volere lo scontro, spinti da questa "economia di guerra" lanciata dalla Commissione Europea. Molti Stati hanno già varato provvedimenti speciali per il riarmo, con la Germania in testa nell'aumento degli eserciti nazionali. Una tendenza che tocca anche l'Italia: sebbene il Ministro della Difesa Crosetto abbia dovuto smentire pochi giorni fa la proposta di una leva obbligatoria, parlando piuttosto di una leva volontaria, di fatto anche nel nostro Paese si sta discutendo di ampliare l'esercito, esattamente come stanno facendo gli altri partner europei.
L'Italia intanto festeggia la sua cucina
Insomma, si respira un clima di guerra proprio quando, invece, la crisi economica si fa sempre più forte. E questo accade nonostante il governo Meloni festeggi il record di occupazione, non calcolando però che i dati reali parlano di persone considerate "occupate" anche se hanno lavorato solo per un giorno. Allo stesso modo si festeggia la cucina italiana come patrimonio dell'umanità: peccato però che quella stessa cucina oggi diventi sempre meno accessibile. Lo ha raccontato bene in un articolo il direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, spiegando che non c'è proprio nulla da festeggiare, visto che la crisi economica mette in ginocchio le famiglie che, sempre più spesso, fanno fatica ad accedere a quel cibo che il governo esalta.
Insomma, parliamo di record italiani mentre attorno a noi il mondo sta letteralmente bruciando; noi, invece, continuiamo con questa farsa del fascismo nazionale popolare che piace tanto al partito di governo, Fratelli d'Italia.