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Le parole di Barghouti: voglio il mio Paese libero dall’occupazione

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Il nome di Marwan Barghouti è tornato prepotentemente al centro del dibattito internazionale e palestinse. Dopo 23 anni di detenzione nelle carceri israeliane, la sua figura è stata inserita in cima alla lista dei prigionieri palestinesi da liberare in occasione di recenti scambi di ostaggi. Un'ipotesi che Israele ha sempre respinto con fermezza, evidenziando il forte carico politico e simbolico che Marwan Barghouti rappresenta.

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L'ex leader di Fatah, condannato a più ergastoli in un processo che lui e i suoi sostenitori definiscono politico, incarna un'inevitabile polarizzazione di giudizio. C'è chi lo vede come un carismatico leader capace di guidare il popolo palestinese verso l'autodeterminazione e chi, al contrario, lo bolla come un terrorista per le accuse a lui rivolte e le relative condanne arrivate dopo un processo politico nei tribunali israeliani.

L'editoriale del 2002: "Non voglio distruggere Israele, ma liberare il mio Paese"

Per comprendere meglio la visione di Barghouti, è utile ripercorrere le sue stesse parole, risalenti a poco prima del suo arresto nel 2002. In un editoriale pubblicato sul prestigioso Washington Post a metà gennaio di quell'anno, Barghouti si esprimeva con lucidità sulla drammatica situazione dell'epoca e sul suo futuro personale.

Nell'articolo il leader palestinese esprimeva la consapevolezza di poter essere ucciso in un omicidio mirato da parte di Israele, come decine di altri leader palestinesi uccisi nei mesi precedenti. Il punto centrale del suo messaggio era però politico: il leader di Fatah affermava chiaramente: "Non cerco di distruggere Israele ma solo di porre fine all’occupazione del mio Paese".

L'occupazione israeliana è dunque il nodo cruciale oggi come ieri.

Le dinamiche del conflitto: un'attualità drammatica

La rilettura di quell'editoriale, a distanza di oltre due decenni, rivela un'inquietante attualità. Le dinamiche relative al "caos" e alla "non volontà di trattare" da parte israeliana, analizzate da Barghouti nel 2002, sembrano persistere. Come evidenziato da recenti analisi sul nostro podcast, pur cambiando gli interpreti politici, la sostanza del conflitto e delle sue problematiche di fondo rimane drammaticamente immutata.

La figura di Marwan Barghouti non è solo quella di un prigioniero politico, ma rappresenta un simbolo vivente delle aspirazioni e delle frustrazioni palestinesi, il cui rilascio rimane un ostacolo insormontabile nei negoziati e la cui ideologia, focalizzata sulla fine dell'occupazione e non sulla distruzione di Israele, merita un'attenzione storica e politica.

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Il podcast daily di Valerio Nicolosi per Fanpage.it: ogni mattina alle 7, una finestra sul mondo per capire cosa davvero sta accadendo. Politica estera, conflitti internazionali, migrazioni, politica interna e tematiche sociali raccontate dal giornalista con chiarezza e approfondimento. Con la voce di esperti e reportage direttamente dal campo - Palestina, Ucraina, Mediterraneo, Africa, Stati Uniti, America Latina e molto altro - SCANNER porta le storie dove accadono, per offrirti ogni giorno un’informazione completa, immediata e dal vivo.

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