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Nella serata di ieri c’è stato un attentato davanti casa di Sigfrido Ranucci, giornalista Rai e conduttore della trasmissione Report, su Rai 3.
La sua auto e quella della figlia sono esplose e anche la casa di una vicina è stata danneggiata. La figlia, riferisce Ranucci, pochi minuti prima dell’esplosione era proprio lì.
Questo attentato drammatico segna un punto di non ritorno nella storia recente della libertà di stampa in Italia. Un atto criminale che, come confermato dalle prime analisi, aveva la potenza per uccidere e che non può essere derubricato a semplice episodio di cronaca. È il sintomo più violento e allarmante di come il giornalismo d'inchiesta, quello che tocca i nervi scoperti del potere, sia ormai percepito come un ostacolo da rimuovere.
L'Isolamento e il Clima d'Odio Politico
L'attacco a Ranucci non arriva dal nulla. Da tempo, i giornalisti impegnati a svelare verità scomode si trovano a operare in un ambiente ostile, dove la protezione istituzionale è labile e il sostegno professionale si affievolisce. Il caso di Ranucci è emblematico di un isolamento sempre più palpabile, alimentato da un clima d'odio e delegittimazione proveniente soprattutto dalla sfera politica. Ranucci è sotto scorta dal 2021, questo dice molto del suo lavoro scomodo.
Invece che essere tutelato è stato attaccato a più riprese, soprattutto da esponenti dell’attuale maggioranza di governo, che ha provato a bloccare inchieste e ha screditato il lavoro della trasmissione Report. L'aggressione subita da Ranucci non è solo un attacco a un uomo, ma è un attacco frontale alla libertà di stampa. Più volte lo stesso Ranucci aveva denunciato di essere vittima di dossieraggio da parte del governo, che avrebbe attivato anche i Servizi Segreti per realizzare una documentazione sulle sue attività.
Italia Arretrato nella Classifica Globale: Il 46° Posto
Il deterioramento della situazione interna trova riscontro nei dati internazionali. L'Italia continua a scivolare nelle classifiche mondiali sulla libertà di stampa.
Secondo il World Press Freedom Index 2024 stilato da Reporter Senza Frontiere (RSF), il nostro Paese si è attestato al 46° posto su 180, perdendo ben 5 posizioni rispetto all'anno precedente. Un arretramento significativo che sposta l'Italia dalla fascia dei Paesi con situazione "abbastanza buona" a una situazione "problematica".
Spazi di libertà ce ne sono ancora ma sono soprattutto fuori i canali tradizionali, in tv gli spazi sono sempre più ridotti a macchietta attraverso talk politici che ripropongono tutti, a prescindere dalle posizioni politiche che esprimono, uno schema dove la discussione diventa arena dove combattere, con ospiti sempre uguali. I programmi d’inchiesta sono sempre meno nonostante i risultati in termini di share li premino.
Le ragioni di questo declino sono molteplici e complesse, ma puntano tutte verso la stessa direzione: crescenti pressioni politiche, minacce di acquisizioni di agenzie di stampa da parte di membri della coalizione di governo e continue campagne di intimidazione online orchestrate per silenziare le voci critiche. L'Italia è in netto ritardo rispetto ai suoi partner europei più virtuosi e, in un momento storico in cui la verità è sotto assedio, il monito lanciato dall'ordigno sotto l'auto di Sigfrido Ranucci risuona come un ultimo, disperato, campanello d'allarme per la nostra democrazia.