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Il genocidio in diretta: come il 7 Ottobre ha cambiato anche noi

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Sono trascorsi due anni dall'attacco di Hamas nel sud di Israele. Due anni da quel giorno in cui i nomi delle vittime, dei rapiti in kibbutz, a Sderot, al rave party, sono entrati per sempre nella nostra memoria collettiva, sostenuti da immagini che abbiamo visto e rivisto. Accanto a questi, ci sono decine di migliaia di altri nomi, quelli delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza: un conteggio che, nella sua drammatica stima al ribasso, si fa fatica a tenere e che le stime ufficiali ci parlano di oltre 60.000 morti. È la cifra di una tragedia in corso, del genocidio che anche gli storici israeliani ormai ammettono essere tale, oltre alle Nazioni Uniti e alla Corte di Giustizia Internazionale. Eppure, proprio in Italia, questo dramma si scontra con una narrazione politica che nega o minimizza. La destra italiana, tra stampa e esponenti di governo, usa la dichiarazione di Liliana Segre nella quale nega l’atto genocidario a Gaza, e la destra lo usa come un "grimaldello" per delegittimare un movimento globale che si è levato a sostegno del popolo palestinese e contro l'orrore. Da Tokyo a Montreal, le piazze del mondo manifestano, in alcune piazza gli striscioni dicono “Facciamo come l’Italia, blocchiamo tutto!” mentre proprio il nostro Paese sembra avvitato in una spirale di polarizzazione.

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Il 7 ottobre 2023 l'operazione di Hamas ha inaugurato la nuova fase dell'occupazione israeliana, che già portava dentro di sé il virus genocidario, quell’azione lo ha liberato. Per la prima volta, stiamo assistendo, in tempo reale e con una copertura massiccia, a una catastrofe umanitaria di questa portata. Questo orrore ha avuto un effetto inatteso per il governo israeliano e per quelli che lo sostengono: la mobilitazione di massa. Intere fasce della popolazione, storicamente distanti dalle tematiche politiche e dalla vicenda palestinese sono scese in piazza a sostegno di Gaza.

La Criminalizzazione della Dissidenza

Di fronte a questa inedita partecipazione, la reazione del Governo e della destra è stata quella della criminalizzazione. Le dichiarazioni di esponenti politici hanno avuto l'effetto di scaldare piazze che, salvo rari momenti di tensione, sono rimaste in gran parte pacifiche. A volte, è stata la gestione dell'ordine pubblico stessa a creare il conflitto, come gli episodi di Bologna con le cariche della polizia sul corteo pacifico, che sembrano voler creare il pretesto per etichettare la protesta come "irresponsabile" o "guerriglia".

Quando la Premier Giorgia Meloni concentra il dibattito sulla statua di Papa Wojtyla imbrattata mentre un milione di persone manifesta, o quando il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani evoca in aula i "cattivi maestri" e il fantasma degli Anni di Piombo (richiamando il processo del 7 aprile contro l'Autonomia Operaia), l'intento è chiaro: delegittimare la base sociale del movimento. Si usa la paura e l'analogia storica fuorviante per allontanare le persone dalle piazze e dipingere un movimento eterogeneo e non eterodiretto come una minaccia eversiva.

L'Odio e la Matrice Fascista

L'odio non è rimasto solo verbale. Si è materializzato in atti di violenza, dall’aggressione da parte di esponenti della comunità ebraica romana in un liceo romano contro studenti che tenevano un'ora di riflessione su Gaza, aggressori adulti e tra loro sembra essere stato riconosciuto Riccardo Pacifici, ex presidente della Comunità ebraica romana che ha sempre avuto rapporti con le giunte capitoline, fino all'aggressione in un pub contro manifestanti con la kefiah, assaltati al grido di "faccetta nera" da gruppi di neofascisti. Forse anche in questo caso Meloni potrebbe dichiarare “di non sapere la matrice”, come nel caso dell’assalto alla CGIL.
Eppure, in un paradosso storico agghiacciante, quando a Roma appare una scritta antisemita come in questi giorni è accaduto al ghetto, tutto il clima politico e social converge nell'attribuirne la colpa, in un ribaltamento logico, ai manifestanti "pro-Palestina" definiti "antisemiti". Chi proviene dalla cultura politica che ha generato le leggi razziali e l'antisemitismo storico, ora accusa chi scende in piazza contro il genocidio di essere il vero portatore di odio.

Il movimento che oggi chiede la fine del massacro a Gaza è invece un fenomeno trasversale, fatto in larga parte di persone comuni, e la sua ampiezza lo rende impermeabile al controllo dei partiti. Non a caso alcuni leader del centrosinistra come Conte e Schlein non hanno partecipato, forse per paura di essere associati a elementi più radicali (come lo striscione che rivendica il 7 ottobre), eppure la base del movimento continua a crescere.
Su questo tema va aperte una breve riflessione: proprio ieri è stato pubblicato un post dei Giovani Palestinesi italiani che rivendica politicamente l’azione del 7 ottobre 2023, come avevano già fatto in passato, e provano a parlare della manifestazione di sabato scorso di Roma, con un milione di persone, come corteo che sostiene la resistenza in ogni sua forma. I commenti ai post sono di condanna e arrivano proprio dalle persone che erano in piazza, un segnale inequivocabile che arriva direttamente dal movimento contro il genocidio e a sostegno del popolo palestinese.

Questo genocidio in diretta, con la sua scia di odio e traumi, sta cambiando l'Italia e l'Occidente intero. Il bivio che abbiamo è chiaro: o si accetta il silenzio e la criminalizzazione della protesta, o si riconosce la legittimità di un vasto movimento che chiede la fine dell’occupazione, il ritiro delle colonie e la nascita di uno Stato palestinese con un percorso di autodeterminazione.

Fino a che punto le piazze potranno resistere alla strategia della paura e della delegittimazione?

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SCANNER è il podcast daily di Valerio Nicolosi per Fanpage.it: ogni mattina alle 7, una finestra sul mondo per capire cosa davvero sta accadendo. Politica estera, conflitti internazionali, migrazioni, politica interna, migrazioni e tematiche sociali raccontate dal giornalista con chiarezza e approfondimento. Con la voce di esperti e reportage direttamente dal campo - Palestina, Ucraina, Mediterraneo, Africa, Stati Uniti, America Latina e molto altro - SCANNER porta le storie dove accadono, per offrirti ogni giorno un’informazione completa, immediata e dal vivo.

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