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Forse è eccessivo dire che Donald Trump si gioca tutto sugli Epstein files. Ma di sicuro si gioca parecchio. Anche perché per la prima volta la base MAGA, la base del Make America Great Again, non è tutta compatta dalla sua parte. E tra il presidente e diversi membri del Partito Repubblicano ormai è scontro aperto su questi famosi files. Forse proprio quando si è reso conto di aver perso il controllo di buona parte dei suoi sostenitori, Trump ha deciso di cambiare strategia: ora vuole che tutta la documentazione sul caso di Jeffrey Epstein venga resa pubblica.
Il punto di svolta, uno dei tanti, di questa vicenda è avvenuto quando i Democratici hanno pubblicato alcune vecchie mail che Epstein aveva mandato a un giornalista e scrittore e a Ghislaine Maxwell, sua compagna di vita e ora in carcere (a scontare una condanna di 20 anni per aver adescato minorenni da offrire a Epstein e altri predatori sessuali). Delle mail in cui diceva esplicitamente che Trump sapesse tutto, che fosse a conoscenza di quello che accadeva nelle ville di Epstein, delle ragazzine giovanissime – alcune appunto minorenni – che venivano reclutate per soddisfare i suoi bisogni sessuali, così come quelli dei suoi amici, uomini di una certa età e potenti, tra politici e imprenditori.
Cosa c'era nelle mail di Epstein diffuse dai Democratici
Quando queste mail sono state rese pubbliche chiaramente si sono riaccesi i riflettori sul rapporto tra Trump ed Epstein. La versione del presidente è sempre stata la stessa: i due si conoscevano negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, poi si sono allontanati e non si sono mai ritrovati, soprattutto non si sarebbero ritrovati dopo la condanna che Epstein ricevette nel 2008. Una condanna a 18 mesi (anche se ne sconterà in custodia solo 13, comunque con un permesso di lavoro che gli consentiva di uscire) per aver adescato delle minorenni e averle spinta a prostituirsi. Una precisazione: questa condanna era parte di un accordo di patteggiamento che garantiva a Epstein, di fatto, l’immunità dai processi federali. Un accordo, chiaramente, molto controverso a cui poi sarebbe seguita una nuova indagine, un nuovo arresto e poi la morte in carcere, ufficialmente per suicidio anche se ci sono molte teorie del complotto a riguardo, nel 2019.
Ma torniamo a Trump e ai famigerati file. Dopo la pubblicazione di queste mail, Trump si è difeso dicendo che i vecchi messaggi di Epstein non solo non proverebbero nulla, ma li ha definiti come parte di una campagna diffamatoria messa in atto dai Democratici per sviare l’attenzione dai problemi del loro partito. In quel momento diversi Repubblicani hanno sostenuto questa linea, pubblicando a loro svolta svariati documenti che – così hanno sostenuto – avrebbero dovuto dimostrare quanto gli avversari cercassero di strumentalizzare una vicenda che non portava da nessuna parte.
La base MAGA non è tutta d'accordo con Trump
Questa strategia, però, non si è rivelata credibile. E con il passare dei giorni sempre più Repubblicani e buona parte della base MAGA hanno iniziato ad associarsi alla richiesta di pubblicare tutta la documentazione in mano al Dipartimento di Giustizia e all’FBI. Di fatto, Trump ha perso il controllo dei suoi nel Congresso e lo scontro interno si è infiammato. Un Repubblicano, Thomas Massie, non solo continua a sponsorizzare una legge che costringerebbe il governo a desecretare e pubblicare tutti i files, ma in un’intervista con ABC News questo weekend ha anche detto che ci sarebbero almeno cento Repubblicani a votare a favore. Nonostante Trump stia cercando in tutti i modi di isolarlo, e punta a non farlo rieleggere alle elezioni di medio termine del prossimo anno, Massie sta raccogliendo sempre più supporto.
Sa dove puntare e sta dicendo a tutti i Repubblicani di pensare anche al loro futuro post-Trump: finché c’è The Donald alla Casa Bianca a proteggerli è un conto, ma cosa vorrà dire dopo, per le loro carriere, essersi opposti a una richiesta di trasparenza riguardante un caso di abusi sessuali, traffico di esseri umani e, in sostanza, pedofilia? Non è qualcosa che si straccia con facilità da un curriculum e i Repubblicani lo sanno.
Gli scontri interni al Partito Repubblicano
Tra i principali oppositori interni di Trump c’è Marjorie Taylor Greene, esponente Repubblicana della Camera dei Rappresentanti e un tempo una delle più accanite sostenitrici di Trump. Negli ultimi giorni Trump le ha ritirato pubblicamente il suo supporto; qualche ora prima Greene aveva detto a Politico che pubblicare gli Epstein files fosse la cosa più semplice del mondo e che quindi non capisse perché impegnarsi così tanto per ostacolare questa cosa. Trump l’ha definita una “traditrice” e appunto ha detto che non dovrebbe più stare nel Congresso il prossimo anno.
Nel giro di qualche giorno, però, Trump ha cambiato strategia. Sia chiaro, non ha smesso di prendersela con i Repubblicani che gli mettono i bastoni fra le ruote, però ha deciso di dare pubblicamente indicazione al partito di votare per la pubblicazione dei files. In un post su Truth, il suo social, ha scritto che i Repubblicani al Congresso dovrebbero votare a favore, perché non c’è nulla da nascondere e “è il momento di voltare pagina da questa bufala dei Democratici, portata avanti dai lunatici della sinistra radicale che vogliono distogliere l'attenzione dai nostri successi”.
La risposta del presidente USA
Trump poi ha scritto che il Dipartimento di giustizia ha già consegnato al grande pubblico decine di migliaia di documenti sul caso Epstein, e sta indagando anche diversi esponenti Democratici, tra cui Bill Clinton. E ancora: “La Commissione di vigilanza può avere tutto ciò a cui ha legalmente diritto, NON MI INTERESSA! Tutto ciò che mi interessa è che i Repubblicani TORNINO AL PUNTO, cioè l’economia, l’accessibilità e la nostra vittoria nel ridurre l’inflazione dai livelli più alti della storia, l’abbassamento dei prezzi, il taglio delle tasse, la sicurezza dei confini, l’espulsione dei migranti, lo stop alla partecipazione degli uomini negli sport femminili, “stopping transgender for everyone”. A nessuno importava di Jeffrey Epstein quando era vivo e, se i Democratici avessero avuto qualcosa, l'avrebbero divulgato prima della nostra schiacciante vittoria elettorale. Alcuni "membri" del Partito Repubblicano vengono "usati" e non possiamo permettere che ciò accada. Cominciamo a parlare dei risultati record del Partito Repubblicano e non cadiamo nella "TRAPPOLA" di Epstein, che in realtà è una maledizione per i Democratici, non per noi”.
Questo cambio di strategia forse è stato spinto dalla consapevolezza di non avere più il controllo sui suoi, sui Repubblicani e la sua base MAGA, che è sempre stata incredibilmente fedele – anche durante i dazi, o rispetto alle promesse mancate sulla fine delle guerre – ma che ha cambiato atteggiamento sul caso Epstein. Non sappiamo cosa ci sia in quei files, se ci siano informazioni su Trump o altri. Però sappiamo che il presidente durante la campagna elettorale prometteva di diffonderli, poi per mesi non lo ha fatto, ha cercato di opporsi dietro le quinte alle iniziative per desecretarli e ora dice pubblicamente ai suoi di votare pure quella legge, ma di rimettersi al lavoro sulle cose che contano. Non ci resta che aspettare questo voto, che potrebbe arrivare prima del previsto. Forse anche già domani.
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