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Salvini dice (di nuovo) che vuole radere al suolo i campi rom

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Matteo Salvini è uno che ha sempre la soluzione facile a portata di mano. Per l’ultima tragica vicenda di cronaca, quella della donna di 71 anni travolta da un’auto pirata rubata da quattro bambini, ne ha rispolverata una di cui si è già servito più volte in passato: le ruspe per radere al suolo i campi rom. Cioè i luoghi come quello dove vivono i ragazzini, tutti minori di 14 anni, che l’altro ieri hanno investito Cecilia De Astis a Milano, uccidendola. Per Salvini ora bisognerebbe radere al suolo l’insediamento in questione e arrestare i genitori dei bambini. Come se davvero le politiche securitarie, e non quelle sociali, potessero essere una soluzione.

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Il vicepresidente del Consiglio, ha scritto sui social: “Campo Rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo "genitori" da arrestare e patria potestà da annullare. Sindaco Sala e sinistre, ci siete?”.

Il sindaco non si è astenuto dal rispondergli. E ha detto: “Sulla morte di una persona in circostanze così terribili trovo vergognoso speculare, soprattutto da parte di alti rappresentanti del governo. Per quanto riguarda gli insediamenti rom e il loro superamento, il tavolo di coordinamento con le Forze dell'ordine è in Prefettura, organo periferico del Ministero degli Interni”. Un po’ un modo, quest’ultimo riferimento al Viminale, per rilanciare la palla a Salvini, visto che lui stesso ha occupato quel ministero e che ora è gestito da un altro uomo di destra, Matteo Piantedosi. Solo su una cosa Sala si è detto d’accordo con Salvini, cioè il fatto che i genitori dei bambini coinvolti in questa tragedia debbano rendere conto di quanto accaduto.

Poi più in generale sui campi rom Sala ha detto che le giunte di centrosinistra ne hanno chiusi 24, 4 autorizzati e 20 irregolari, in 12 anni, dal 2013 al 2024. Mentre le giunte di centrodestra quando sono state al governo della città ne hanno chiuso solo uno. Ma al di là di questa gara su chi ha chiuso più campi rom, bisognerebbe guardare alle cose come stanno, nella consapevolezza che la stragrande maggioranza dei discorsi che si stanno facendo in queste ore sono intrisi di retorica razzista e discriminatoria, di pregiudizi e luoghi comuni offensivi, contro rom e sinti.

In Italia la comunità rom e sinti – che comprende persone con varie cittadinanze, italiana, romena, bulgara eccetera – è piuttosto piccola, tra le 120 mila e le 150 mila persone. E la cosa interessante è che una piccolissima parte, appena 30 mila vivrebbero in quelli che di norma vengono definiti campi rom. E che l’immaginario comune associa alle persone rom o sinti. In realtà sono sempre meno le persone che abitano in questi insediamenti, la maggior parte vive in case tradizionalissime. Ad ogni modo è molto difficile avere dati precisi su questa comunità, ancora fortemente emarginata e marginalizzata.

Alcune cose però le sappiamo. Sappiamo ad esempio che l’aspettativa di vita per chi nasce nelle baraccopoli è di norma inferiore di dieci anni rispetto alla media italiana. Che le comunità nomadi sono più a rischio di finire nelle maglie lavoro nero. Che i giovani che non studiano e non lavorano nelle comunità rom e sinti sono di più rispetto alla media italiana.

Ecco, tutte queste cose però non le risolveremo con le ruspe tanto care a Salvini. Servono politiche di integrazione e sociali, che arrivino lì dove ci possono essere situazioni di disagio e tutelino i minori. Serve inclusione, serve dialogo. Non servono, invece, le politiche securitarie che rischiano solo di aumentare la segregazione.

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