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Diella, che vuol dire Sole in albanese, sarà la nuova ministra degli appalti pubblici e della gestione dei fondi statali per il governo di Tirana. Lo ha annunciato il primo ministro Edi Rama, per la quarta volta alla guida del governo. Ha detto che Diella garantirà trasparenza e incorruttibilità al cento per cento. Il tema è infatti questo: in Albania c’è un gigantesco problema di corruzione. Secondo un’organizzazione, che si chiama Trasparency International, l’Albania è uno dei Paesi nei Balcani dove è più alto il livello di corruzione e dove, le misure messe in campo finora per contrastarla, non sembrano avere troppo successo. Secondo il Corruption Perception Index l’anno scorso l’Albania era percepita come uno dei Paesi europei più corrotti e si posizionava, su scala globale, all’80esimo posto su un totale di 180 Paesi considerati.
Appena qualche anno fa l’Albania aveva anche creato una unit speciale, che si chiama Spak, un acronimo che sta per Struttura speciale contro la corruzione e il crimine organizzato e che aveva appunto il compito di indagare su una serie di casi di corruzione. C’erano stati degli arresti importanti, come quello dell’ex primo ministro e del sindaco di Tirana, però anche molte polemiche e lo stesso Rama aveva accusato la Spak di agire per fini politici. Insomma, tutto questo per dire che quello della corruzione in Albania è un problema di lunga data per cui nel tempo sono state proposte soluzioni diverse.
L’ultima è appunto quella della ministra creata interamente con l’intelligenza artificiale. Diella in realtà non è del tutto nuova al pubblico albanese. Questo avatar veniva già usato nella piattaforma del governo, almeno dalla primavera del 2022, per gestire tutta una serie di servizi pubblici digitali: ad esempio la richiesta di certificati, la gestione dei documenti, del libretto sanitario e di tante altre cose. Di base Diella aiuta i cittadini a orientarsi nella burocrazia digitale per tutti quei servizi che si possono fare online.
Ora però è stato fatto un salto ulteriore, perché appunto Diella dovrà gestire un intero ministero. Ci sono ancora tante incognite, cioè se e come avverrà la supervisione umana, che tipo di modello di AI generativa ci sia alla base, come funzionerà l’algoritmo insomma. Per ora sappiamo che ha un’immagine, una rappresentazione grafica, quella di una donna con i capelli scuri e vestita in abiti tradizionali albanesi. Sappiamo che è stata creata dall’Agenzia nazionale per la società dell’informazione, che un primo prototipo – quello sviluppato per il sito del governo e-Albania – è stato addestrato raccogliendo circa un milione di domande e risposte, e poi un secondo prototipo ha visto un ulteriore ampliamento.
Rama ha specificato che il passaggio sarà graduale, in un primo momento ci saranno ancora le decisioni delle persone fisiche a dire l’ultima parola, ma l’obiettivo è poi quello di affidare la gestione degli appalti pubblici interamente all’AI per evitare, come vi dicevo prima, episodi di corruzione. Sulle possibilità di attacchi hacker o su quella che poi Diella finisca anche ad imparare come truccare un appalto, per ora non è stato detto nulla.
Però chiaramente la questione rimane, è una delle principali sfide che riguardano l’intelligenza artificiale. Da un lato sappiamo che c’è un potenziale immenso, dall’altro dobbiamo essere consapevoli dei rischi. Soprattutto quello di perdere il controllo, di finire vittime della tecnologia che noi stessi abbiamo creato. Su questo c’è anche una vastissima letteratura e filmografia a carattere distopico, non sono dubbi nuovi quelli di cui vi sto parlando.
Una volta il direttore del Future of Humanity Institute di Oxford, Nick Bostrom, ha chiesto: “Cosa succede quando i nostri computer diventano più intelligenti di noi?”. Secondo Bostrom, per dei limiti biologici dell’essere umano, della sua capacità di elaborare dati, prima o poi arriverà un momento in cui le macchine inizieranno loro stesse a esplorare il potenziale che hanno, magari creando nuove invenzioni a loro piacimento. Delle super-intelligienze artificiali impossibili da controllare, ma anche da comprendere. E a quel punto non sappiamo cosa potrebbe succedere.
Lo sviluppo etico e sostenibile dell’AI è un tema su cui forse siamo già in ritardo, ma è imprescindibile darsi un perimetro di riferimento. La Commissione europea ha cominciato ad occuparsene alcuni anni fa, nel 2018 circa, arrivando poi l’anno scorso a lanciare un quadro normativo, l’EU AI Act, cioè la prima legge al mondo che riguarda l’intelligenza artificiale. Una normativa che cerca di mettere dei paletti e delle linee guida per quanto riguarda l’uso di alcune tecnologie come il riconoscimento facciale, ma anche la protezione della privacy, la tutela della democrazia e dei diritti umani.
Perché è quella la sfida. Come manteniamo questo enorme potenziale all’interno di un sistema di valori condiviso? C’è chi sta andando avanti senza porsi troppe domande: nella Repubblica popolare cinese, ad esempio, già esistono telegiornali condotti e gestiti interamente dall’intelligenza artificiale, una cosa che in Europa sarebbe impensabile. Come possiamo anche solo immaginare noi di appaltare l’informazione, una delle fondamenta delle nostre società democratiche, a un sistema tecnologico, artificiale.
La notizia che arriva dall’Albania sicuramente costringerà a delle riflessioni. Forse ci ricorderà che l’AI va molto più veloce di noi, per cui alcuni problemi dovremmo imparare a prevenirli, perché altrimenti quando ci accorgeremo che ci sono sarà già troppo tardi.
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