
Partiamo come sempre dalle domande: oggi dalla domanda di Michela:
“Quanto è realistica l’eventualità di una pace tra Russia e Ucraina?”
Prima di cominciare, Michela, dobbiamo chiederci quand’è iniziata questa guerra tra Russia e Ucraina, e perché.
I libri di Storia diranno che è iniziata il 24 febbraio del 2022, con l’invasione totale dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, quella che Vladimir Putin ha chiamato “operazione speciale”.
Ma per gli ucraini questa storia inizia nel novembre del 2013, con le proteste di piazza indipendenza a Kiev, quella che noi chiamiamo Euromaidan, contro la decisione del governo ucraino allora guidato dal fllorusso Yanukovich di sospendere le trattative per l’accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea. Con la successiva destituzione di Yanukovich. E con l’invasione russa della Crimea, in tutta risposta.
Per i russi, tuttavia, inizia ancora prima, il 20 febbraio del 2007, con il discorso di Vladimir Putin alla 43ª Conferenza sulla Sicurezza a Monaco, in cui il presidente russo smette i panni del leader se non amico, almeno partner dell’Occidente, per vestirne altri. Quelli del supremo custode della sovranità russa, secondo la versione di Mosca, minacciata dall’espansione verso est della Nato e dell’Unione Europea. O quelli dell’imperialista, secondo la visione occidentale, che con quel discorso si dichiara pronto a riprendere sotto la sua ala i Paesi della cosiddetta russosfera.
Queste tre partenze ci sono utili per definire la posta in gioco di un possibile accordo di pace tra Russia e Ucraina.
Primo: quale sarà il territorio ucraino, una volta firmata la pace?
Secondo: da che parte starà l’Ucraina, una volta firmata la pace?
Terzo: quale sarà l’atteggiamento di Putin e della Nato sull’Ucraina e sui territori dell’est Europa, una volta firmata la pace?
Partiamo dal primo punto.
La bozza del piano di pace attualmente in discussione prevede la creazione di una zona demilitarizzata lungo l’attuale linea del fronte, quella che i giornali chiamano la "soluzione coreana".
La chiamano così perché assomiglia alla soluzione adottata per far finire la guerra tra le due coree negli anni ‘50 del secolo scorso. Una tregua permanente che ha permesso la nascita di due stati, la Corea del Sud, filo americana, e la Corea del Sud, filosovietica.
Qui iniziano le prime difficoltà.
Agli ucraini non piace molto questa soluzione, perché certifica che i territori che la Russia ha conquistato invadendo il Paese appartengono a Mosca.
E la Russia, dal canto suo, chiede per sé anche i territori della provincia di Donetsk che ancora non ha conquistato. E che, a dire loro, conquisterà sicuramente nei prossimi mesi, se la guerra andrà avanti.
Su questo punto, Donald Trump sta insistendo molto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, convinto che se Kiev accetterà di perdere i territori che ora sono in mano ai russi, la Russia accetterà l’accordo.
Anche perché – proviamo a tradurre il pensiero di Trump – a Putin va fatto digerire molto altro. Ad esempio, va fatta digerire la presenza di un esercito di interposizione europeo e americano che – esattamente come in Corea – vigilerà sul fatto che alla Russia, nei prossimi anni, non venga ancora voglia di riprovarci a prendersi tutta l’Ucraina.
E qui arriviamo al secondo punto: da che parte starà l’Ucraina, una volta firmati gli accordi di pace? Eurosfera o russosfera? Anche qui la posizione di partenza si sta delineando piuttosto chiaramente: l’Ucraina entrerà nell’Unione Europea piuttosto rapidamente, a partire dal 2027, ma non entrerà nella Nato. con cui avrà solo un accordo che la tuteli in caso di futuri tentativi di invasione.
Una mossa, questa, che nelle intenzioni di Trump dovrebbe rassicurare entrambi i contendenti, almeno per ora. Stando nell’Ue, l’Ucraina potrebbe dire di aver vinto la lunga battaglia iniziata nel 2013 in piazza indipendenza. Ma stando fuori dalla Nato, tutelerebbe Mosca, che non si ritroverebbe l’alleanza atlantica con le sue basi e i suoi missili nucleari, alle porte.
È un equilibrio fragilissimo, ma anche in questo caso, è un punto di mediazione possibile, che potrebbe trovare il favore di entrambe le parti.
Quel che ovviamente è davvero in discussione è il terzo punto tra quelli che abbiamo messo sul tavolo: quale sarà l’atteggiamento di Russia e Stati Uniti sull’Europa dell’est e sull’Ucraina, una volta firmato l’accordo?
Nel breve, la dottrina Trump sembra essere questa: gli Stati Uniti vogliono prendersi le terre rare e il petrolio dell’Ucraina e costruire un enorme data center sfruttando la potenza dell’enorme centrale nucleare di Zaporizhia, la più grande d’Europa. Ma nel contempo, una volta firmato l’accordo e ottenuto quel che vogliono, non gliene frega nulla di difendere l’Ucraina e l’est Europa dalle mire putiniane.
Nel pensiero del presidente americano, questo è un compito che spetta all’Europa, e l’ha recentemente ribadito nelle trentatré pagine della sua nuova Strategia Nazionale per la Sicurezza: la Nato deve smettere di espandersi e i Paesi europei devono assumerne la guida entro il 2027. Perchè per gli Usa, ormai è storia nota, il vero teatro di guerra – fredda o meno fredda, chi lo sa – è quello contro la Cina, sul fronte artico e su quello pacifico.
È una linea di disimpegno americano sul fianco orientale dell’Europa che a Putin non può che far piacere. E che ovviamente piace molto meno in Europa, soprattutto in quei Paesi come le repubbliche baltiche o la Polonia, che confinano con la Russia. E che temono possano essere la prossima Ucraina.
Ed è qui, in fondo che sta l’ultima scommessa di Trump. Che ritiene che l’unico modo per pacificare l’est Europa sia togliere le sanzioni alla Russia affinché possa ricostruire un’economia di pace non più fondata sulla costruzione di un gigantesca macchina bellica, com’è stato negli ultimi anni.
"Chi fa affari non fa le guerre", in soldoni, è l’assunto su cui Trump basa la sua scommessa.
Il problema è che in Europa, soprattutto nell’est Europa, ci credono poco.
Temono di tornare dipendenti dal gas russo, innanzitutto, che una volta rimesso in circolo sarà molto più economico delle alternative trovate in questi anni.
E temono che una Russia che torna ricca rafforzi le mire imperialiste di Putin, anziché sedarle.
Detta in altre parole: tra tutte le parti in gioco, l’Europa è quella che più ha da perderci, se Russia e Ucraina siglassero una pace come quella che abbiamo appena delineato.
Perché si dovrebbe fare carico di mantenerla, in Ucraina.
Perché dovrebbe difendere il fronte orientale del continente da sola, o quasi.
Perché si ritroverebbe al confine una Russia non più sotto il giogo delle sanzioni.
Perché, a dirla tutta, Trump è intenzionato a prendersi la fetta più grossa pure delle risorse e della ricostruzione dell’Ucraina.
Non sono un caso, insomma, gli attacchi di Trump all’Unione Europea di queste ultime settimane.
Non è un caso che Zelensky faccia leva sui leader europei per ottenere di più da Trump.
E non è un caso che Trump minacci esplicitamente Zelensky di abbandonare lui e l’Ucraina al loro destino, ogni volta che sembra avvicinarsi troppo ai leader europei.
Quindi: per rispondere alla tua domanda, Michela.
Sì, la prospettiva di pace in Ucraina è abbastanza realistica, e forse non è mai stata così vicina.
Sì, un punto di caduta possibile che non scontenti troppo nessuno esiste, e forse non è mai stato così vicino.
Ma sì, la strada verso la pace è strettissima e basta un nulla per far saltare tutto.