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L’autopsia sugli ostaggi uccisi in Libia: “Non è stata un’esecuzione, forse sparatoria”

Le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i tecnici uccisi in Libia, sono arrivate a Roma dopo un lungo braccio di ferro con le autorità libiche. Dall’autopsia è emersa però l’impossibilità di stabilire, dopo gli esami in Libia, il tipo di arma, la distanza da cui sono stati esplosi i proiettili e la loro traiettoria.
A cura di Antonio Palma
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UPDATE 18.45 – Failla, il legale: "L'autopsia è una macelleria" – La morte di Failla e Piano non è avvenuta per esecuzione, ma forse in una sparatoria. E' quanto ha affermato la Procura di Roma in merito alla fine dei due ostaggi uccisi in Siria. In realtà dagli esami effettuati sulle salme dei due italiani, non sono emerso particolari rilevanti: non è stato chiarito il tipo di arma usa, la distanza da cui sono stati esplosi i proiettili e la loro traiettoria. E in tal senso, il legale della famiglia Failla non usa mezzi termini: "L'autopsia eseguita a Tripoli è stata una macelleria".

UPDATE ore 15.30 – Si è svolta questa mattina al Policlinico Gemelli di Roma una seconda autopsia sui corpi di Fausto Piano e Salvatore Failla.  "Le nostre perplessità sull'autopsia eseguita in Libia si sono rivelate fondate. Il prelievo di parte di tessuti corporei ha reso impossibile l'identificazione dell'arma usata, la distanza e le traiettorie. Non è stata un'autopsia (quella in Libia, ndr) è stata una macelleria", ha detto l'avvocato Grimaldi. "E' stato fatto qualcosa – ha aggiunto il legale – che ha voluto eliminare l'unica prova oggettiva per ricostruire la dinamica dei fatti".

Dopo giorni di attesa e una trattativa ambigua con le autorità libiche, questa notte ad una settimana dalla morte sono finalmente giunte in Italia le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due italiani rapiti in Libia con due colleghi e poi uccisi durante un blitz che resta ancora avvolto nel mistero. Le bare con i corpi dei due tecnici della Bonatti sono state trasportate nel nostro Paese da un C-130 della nostra Aeronautica militare decollato da Tripoli nella serata di mercoledì e arrivato all’aeroporto militare di Ciampino a mezzanotte e 40 minuti. Ad accoglierle in silenzio le sue salme i familiari e gli amici che da tempo attendevano a Roma questo momento dopo aver avuto la straziante notizia della loro morte.

Il ritorno in Italia dei corpi in effetti è arrivato al termine di lunghe trattative con i libici attraverso modalità definite "penose" dallo stesso ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha voluto accompagnare i familiari di Failla e Piano in aeroporto. L'ultimo commosso saluto ai due ostaggi uccisi è avvenuto davanti alla palazzina del 31/o stormo dell'aeronautica dove, anche in presenza anche di un sacerdote in abito talare che ha benedetto le bare, i familiari hanno ricordato in silenzio i congiunti. I corpi di Failla e Piano ora saranno consegnati all'Istituto di Medicina legale del Gemelli di Roma per gli accertamenti autoptici.

Sui corpi infatti ora verrà effettuata l'autopsia anche in Italia come disposto dalla procura romana, ma è polemica dopo che le autorità di Tripoli hanno deciso di effettuare una loro autopsia che di fatto ha inficiato ogni possibile risultato dell'esame. Dalla procura di Tripoli hanno fatto sapere che l'autopsia è stata fatta alla presenza di un medico legale italiano inviato dalla Farnesina confermando però che era un'autopsia completa per poter estrarre il proiettile dai corpi e analizzarlo. Una circostanza che ha fatto infuriare la famiglia di Failla che ha accusato le autorità italiane di non aver tutelato il loro congiunto "uccidendolo due volte". "L'autopsia svolta a Tripoli non ci dà alcuna garanzia. Anche solo lavare un corpo in quelle condizioni comporta l'impossibilità di risalire alla verità" ha sottolineato il loro legale.

Anche per questo la Vedova Failla ha sottolineato di non voler accettare funerali di stato. "Non ci hanno messo in condizioni di aiutarlo, abbiamo fatto ciò che ci hanno detto e non è servito a niente. Non ci interessano i funerali di Stato, dove è lo Stato? Non lo ha tutelato da vivo e nemmeno da morto" hanno commentato amaramente i familiari prima dell'arrivo delle bare. La vedova Failla ha anche fatto ascoltare la voce del marito contenuta in una registrazione fatta sentire dai rapitori durante una telefonata. L'uomo chiede aiuto pregandola di rivolgersi a giornali e tv, "ma ci hanno detto di stare zitti e non rispondere più alle telefonate ed io ora mi sento in colpa" ha concluso la signora Rosalba.

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