Iscriviti a Rumore.
La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

Immagine

Manca meno di una settimana al Rumore Festival di Fanpage. L’appuntamento è a Roma, all’Acquario Romano, sabato 4 e domenica 5 ottobre. Qui trovi tutto, dal programma a come raggiungerci. Mi raccomando: ricordarti di registrati agli incontri, che i posti non sono infiniti. Questione di pochi secondi, promesso.

Ti è piaciuto questo episodio di RUMORE?

Ah, dimenticavo: tra gli ospiti avremo anche Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, che chiuderà il festival, domenica pomeriggio. Non c’è nulla più di Gaza su cui ha senso fare rumore oggi, per cui ci piacerebbe che a quel panel arrivassero anche le vostre domande: lasciatecele qui, a questa newsletter, e noi proveremo a portarle il prossimo fine settimana sul palco del nostro festival.

Ma ora veniamo alle domande di oggi.

1) Cosa sta succedendo con la Flotilla? Andranno fino alle coste di Gaza nonostante l’avvertimento di Mattarella?

Roberta

Ciao Roberta,
non sono stati giorni semplici per la Global Sumud Flotilla. Dopo l’aggressivo attacco con decine di droni al largo di Creta, la situazione è sempre più tesa. Sappiamo che delle navi della Marina militare hanno raggiunto le imbarcazioni della Flotilla per scongiurare nuovi attacchi, ma possono rimanere nei paraggi a garantire la sicurezza solo fintantoché si resterà in acque internazionali: quando la Flotilla cercherà di forzare il blocco israeliano le fregate italiane non potranno fare nulla, qualsiasi azione sarebbe infatti considerato un atto ostile contro Israele. Le acque territoriali cominciano a circa 12 miglia dalla costa: in questo caso stiamo parlando delle coste di Gaza, ma da anni il governo israeliano ha imposto un blocco marittimo che già diverse volte alcuni attivisti hanno provato a forzare, senza alcun successo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha ribadito che se la missione umanitaria proverà a rompere il blocco “c’è il rischio di effetti drammatici” e ha chiesto a tutti di fermarsi e lavorare a una mediazione, a dei corridoi già attivi per portare cibo e aiuti umanitari. Nei giorni scorsi si è parlato molto di questa mediazione, che potrebbe avvenire attraverso il Patriarcato latino di Gerusalemme: da un lato c’è chi considera questa opzione un successo, perché attraverso la pressione esercitata dalla Flotilla si verrebbe effettivamente ad aprire un corridoio umanitario per portare gli aiuti a Gaza, dove è in corso una carestia indotta; ma c’è anche chi ribadisce che deve essere la Flotilla ad arrivare a Gaza e forzare così il blocco marittimo illegale, in modo da aprire un corridoio marittimo permanente. Ogni altra iniziativa è sicuramente positiva, ma non è giusto chiedere di fermarsi a chi vuole portare gli aiuti: bisognerebbe piuttosto pretenderlo da chi esercita blocchi illegali.

Al di là di queste anime e queste discussioni interne, c’è un aspetto con cui i cittadini italiani (e soprattutto i parlamentari italiani a bordo) devono fare i conti: l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha chiesto di “evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona” pur preservando l’obiettivo di far pervenire gli aiuti raccolti”. Insomma, un invito esplicito a non forzare il blocco israeliano, ma consegnare gli aiuti al Patriarcato latino a Cipro. Per i parlamentari a bordo della nave Karma, Annalisa Corrado e Arturo Scotto, l’appello di Mattarella però non è un invito a fermarsi. È un’esortazione a proseguire nella navigazione, lavorando appunto a questa mediazione per portare gli aiuti attraverso il Patriarcato latino. La delegazione politica, ad ogni modo, non ha alcuna intenzione di forzare il blocco, pur ritenendolo illegale: si è imbarcata in una missione non violenta che ha l’obiettivo di rompere l’assedio, che è una cosa diversa e significa aprire dei corridoi per portare gli aiuti umanitari, al momento bloccati dal governo israeliano. Una cosa quindi che avverrebbe anche se fosse il Patriarcato a farsi carico degli aiuti.

Annalisa Girardi – Vice capo area Video

2) Come si può santificare un influencer americano che voleva trasmettere in diretta TV le esecuzioni delle pene di morte affinché le potessero vedere anche i bambini ? 

Sergio

Ciao Sergio,

prima di risponderti faccio una premessa, scontata ma doverosa. L’assassinio di Charlie Kirk è un fatto orribile. Tutti gli omicidi politici lo sono, ma le modalità che hanno caratterizzato questo ne hanno amplificato l’orrore. Kirk è stato freddato brutalmente in un campus universitario, davanti a moltissimi studenti, e il tutto è stato immortalato da filmati che sono circolati per le ore successive senza che le piattaforme opponessero granché resistenza (aspetto, questo qui, che meriterebbe un approfondimento a parte). Quello che si è scatenato dopo, tra beatificazioni e accuse incrociate, non è altro che la naturale riproduzione di una dinamica politica violenta, estremamente polarizzata, di cui l’uccisione dell’attivista è l’esempio più recente. Nel giro di pochissimo, prima ancora che l’omicida venisse arrestato, Kirk era già stato martirizzato, la sua immagine trasformata in quella di “un uomo morto per le sue idee”, e un responsabile morale – “la sinistra” – già individuato. In politica avere un martire può far comodo e questa vicenda è stata abilmente strumentalizzata per alimentare altra rabbia e divisioni, sia negli Usa che qui in Italia. Personalmente, credo che per quanto la decenza civile ci richieda di rispettare la sofferenza per la morte di una persona e quindi, di usare con cautela le parole con cui scegliamo di parlarne, sia altrettanto legittimo voler prendere le distanze da ciò che Kirk professava e riconoscere che quelle idee abbiano contribuito ad alimentare la spirale di odio politico in cui oggi ci troviamo. Nella tua domanda tu citi una delle sue dichiarazioni. In questi giorni se ne sono lette tante, poco fraintendibili, in larga parte accomunate da un sentimento intollerante verso categorie e minoranze, che ha potuto propagarsi efficacemente anche grazie ai canali da cui l’attivista parlava. Tutto era giustificato in nome del free speech. Dopo la sua morte le destre, anche in Italia, ne hanno fatto un simbolo della libertà d’espressione (sebbene questa sconfinasse spesso in discorsi d’odio), per poi andare all’attacco degli avversari politici, ovvero dei bersagli contro cui aizzare i propri elettori. Santificare Kirk, dipingerlo come un eroe, come hanno fatto Trump, Salvini, Meloni, è un’operazione pericolosa che risponde a una spregiudicata logica propagandistica e che rischia – se non l’ha già fatto – di generare altra violenza in uno scenario già drammaticamente compromesso.

Giulia Casula, redattrice area Politica Fanpage.it

3) Gentile Redazione, vorrei conoscere la vostra opinione in merito alla proposta di regolamento europeo noto come Chat Control (CSAR – Child Sexual Abuse Regulation), che mira a contrastare la diffusione di materiale pedopornografico online attraverso la scansione preventiva dei contenuti privati su piattaforme di messaggistica.  Secondo voi, questa normativa rappresenta un passo necessario per la protezione dei minori o rischia di compromettere in modo irreversibile i diritti fondamentali dei cittadini europei? Grazie per l'attenzione.

Paola

Ciao Paola,
la tua domanda affronta una questione tanto difficile quanto necessaria e sempre più urgente. Del regolamento Child Sexual Abuse Regulation (CSAR), più semplicemente noto come Chat Control, a Bruxelles se ne parla ormai da anni. Proposto la prima volta nel 2022, come spieghi già tu molto bene, ha un obiettivo inattaccabile, combattere gli abusi sui minori online e contrastare la circolazione di materiale pedopornagrafico anche sulle app di messaggistica. A essere però problematiche sono le modalità previste per riuscirci, soprattutto nel disegno di legge originario: in sostanza il regolamento voleva imporre ai gestori delle app di scansionare tutti i messaggi così da intercettare eventuali contenuti a rischio. Questo però compromette il sistema di crittografia end-to-end che garantisce la nostra privacy. Per intenderci è il sistema che impedisce a terzi, compresi i gestori delle app, di accedere ai messaggi che inviamo e riceviamo tutti i giorni su WhatsApp e simili. I rischi per la privacy hanno fatto nascere diverse critiche e una forte opposizione, che hanno portato alla versione rivista e un po’ meno rigida proposta dal governo danese: tra le principali novità la scansione solo dei contenuti allegati e non dei messaggi di testo e il controllo direttamente sul dispositivo tramite codici che bloccano i contenuti identificati dalle forze dell’ordine. In attesa del voto del 14 ottobre del Consiglio Ue, possiamo concludere che la questione è oggettivamente difficile perché su entrambi i piatti della bilancia ci sono dei temi che pesano, e tanto. Fatto sta che per quanto controverso e migliorabile, il regolamento Chat Control ha il merito di aver portato a Bruxelles un’emergenza a cui è necessario trovare una soluzione.

Maria Teresa Gasbarrone redattrice area Innovazione Fanpage.it

Direi che è tutto, anche per oggi.
Grazie per averci accompagnato fino a qua.

Francesco Cancellato

Immagine

Iscriviti a Rumore.
La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

api url views
Fai la tua domanda per il prossimo episodio di "%s"
Ti abbiamo inviato un'email per confermare la tua iscrizione.
Immagine

Iscriviti a Rumore.
La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy