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La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

Ciao,
ci sono due dati, oggi, che vorrei porre alla tua attenzione. Ed entrambi riguardando l’elezione del nuovo sindaco di New York, Zhoran Mamdani.
La prima riguarda l’affluenza: a recarsi alle urne è stato oltre il 50% degli aventi diritto. Percentuale che di per sé non è entusiasmante, lo riconosco. Ma è più del doppio di quella delle precedenti elezioni per eleggere il primo cittadino della Grande Mela.
La seconda riguarda i giovani: a votare in massa per Mamdani – alzando drasticamente il dato dell'affluenza – sono stati i giovani tra i 18 e i 24 anni. Più di due su tre hanno votato per lui.
Ecco: anziché cercare un Mamdani italiano, o copiarne pedissequamente grafiche e slogan, forse dovremmo portarci a casa queste due lezioni. Che recuperare la fiducia di chi non vota e riattivare la disaffezione dei giovani nei confronti della politica sono le due più grandi sfide per qualunque candidato. Giochino per la prossima settimana: prova a chiederti perché Mamdani c’è riuscito.
Perché tutti i giornalisti e Tv nei servizi che annunciano la vittoria del Sindaco di New York devono far risaltare che è un “mussulmano” ? Se fosse stato “ebreo” “cristiano” o “ induista” ecc. avrebbero fatto lo stesso? È una persona indipendente dalla religione che professa: è sempre un essere umano che ha raggiunto un traguardo importante.
perché discriminare le persone per la religione, le origini, il colore della pelle eccetera.
grazie per la risposta.
Angela
Salve Angela, grazie per la domanda ma attenzione a non fare confusione. Sicuramente sottolineare alcune caratteristiche personali, legate appunto all’etnia o alla religione, quando non c’entrano nulla con ciò che si sta raccontando, è una pratica velata da razzismo: ad esempio se stiamo parlando di un fatto di cronaca – sia positivo che negativo, che si tratti di un furto o del salvataggio di qualcuno in un evento climatico estremo – che importa specificare la fede religiosa del protagonista? Assolutamente nulla, non è un elemento che aggiunge qualcosa alla narrazione, non è un fattore che completa la notizia. È irrilevante. Ma spesso viene invece sottolineato per un qualche intento di propaganda razzista: nel primo caso che ho citato come esempio, l’elemento della religione viene strumentalizzato per suggerire che alcuni gruppi sociali delinquono più di altri, nel secondo per portare avanti una retorica altrettanto razzista, che vuole separare alcuni individui dal gruppo, esaltandone delle caratteristiche come se solo in presenza di determinati tratti eroici quel qualcuno fosse lodevole. Il caso di Zohran Mamdani, però, è ben diverso: è un politico, un rappresentante delle istituzioni e della città e alcune sue caratteristiche diventano rilevanti. Perché la classe politica a lungo ha escluso determinati gruppi: le donne, i giovani, tutti coloro che non sono bianchi, cristiani o legati a determinate classi sociali. In questo senso, quindi, l’appartenenza a un gruppo diventa un punto da considerare: il fatto che New York abbia per la prima volta un sindaco nato in Uganda, di religione musulmana, un Millennial…tutto questo è rilevante. Mostra come il tessuto sociale di quella città sia cambiato, come la sua classe politica si stia aprendo arrivando a rappresentare una fetta sempre più grande della cittadinanza. Per troppo tempo un unico gruppo – maschio, etero, bianco, cristiano, boomer – si è intestato la rappresentanza politica di una cittadinanza molto più varia, fatta di immigrati, di donne, di persone di religione diversa. Ecco, il voto di New York per una persona con caratteristiche diverse è un messaggio chiaro. E in questo senso le caratteristiche personali di un sindaco vengono sottolineate a livello giornalistico perché sì, sono una notizia e aiutano a raccontare un mondo che sta cambiando.
Annalisa Girardi vice capo area Video, Fanpage.it
Circa la domanda che ponete in merito alla separazione delle carriere sono d'accordo con voi che qualcosa non quadra. A proposito della riforma Cartabbia, sbaglio o non fu toccata la Costituzione e non si fece il referendum. Ora perchè mettere mano alla Costituzione?Grazie
Santino
Ciao Santino,
non sbagli, è così. Sono, infatti, due riforme differenti. La Cartabia, che prende il nome dall’ex ministra della Giustizia durante il governo Draghi, è stata una riforma parlamentare, varata con l’obiettivo di semplificare i processi, sia civili che penali, riducendone le tempistiche e favorendo il ricorso a strumenti alternativi come la mediazione. Tra le altre cose ha anche ristretto la possibilità per i magistrati di cambiare ruolo, da giudici a pm, a una sola volta ed entro i primi 10 anni di carriera. A differenza della riforma della giustizia del governo Meloni però, non si è trattato di un provvedimento che è intervenuto sulla Costituzione ma di una serie di modifiche legislative differenti (in particolare al decreto lgs n° 28 del 2010). La separazione delle carriere appena approvata al Senato invece, è una riforma costituzionale, cioè è inserita all’interno di un disegno di legge che modifica alcuni articoli della Costituzione (in questo caso quelli che riguardano l’assetto dell’ordinamento giudiziario, come l’articolo 87 o 102, e che sanciscono la libertà e indipendenza della magistratura, ad esempio gli articoli 104 e 105). Ecco, qualsiasi legge di revisione costituzionale deve seguire un iter preciso – duplice approvazione sia alla Camera che al Senato, con un intervallo di almeno tre mesi l’una dall’altra – e può essere sottoposta a referendum se nell’ultima votazione non si raggiunge la maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera. È esattamente quello che è successo con la riforma della giustizia, che non ha ottenuto i numeri necessari per il via libera definitivo. Ora un quinto dei membri di una Camera (le opposizioni per intenderci, o in alternativa, cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali) avranno tre mesi di tempo dalla pubblicazione per richiedere il referendum. Ancora non c’è una data ma potremmo essere chiamati ad esprimerci, con il Sì o con il No, già a partire dalla prossima primavera.
Giulia Casula, redattrice area Politica Fanpage.it
Innanzitutto, a me pare chiaro che questa non è una riforma della giustizia, quanto una riforma della magistratura. Una riforma del tutto inutile, a mio modesto parere, dal momento che, mi pare di aver capito, con la riforma Cartabia già esiste la separazione delle carriere. Peraltro, questa riforma crea un secondo CSM, rendendo più complessa la gestione della giustizia che con l'estrazione a sorte dei magistrati partecipanti aprirebbe un vassallaggio nei confronti della politica da parte dei magistrati che intendano rientrare nella rosa dei sorteggiabili. E poi chi mi sa dire come funzionerà e come saranno scelti i componenti della corte disciplinare?
Silvio
Ciao Silvio, grazie per la tua domanda, che ci permette di sollevare ancora una volta un quesito che in altre occasioni abbiamo posto anche al governo. Concretamente, in che modo questa riforma dovrebbe portare benefici ai cittadini? Spesso Forza Italia, il partito che più ha spinto la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere, risponde con una metafora calcistica: “Si è mai visto un arbitro della stessa città di una delle due squadre che scende in campo? Mai”. Il viceministro alla Giustizia Sisto, intervistato da Fanpage.it, ha spiegato che l’obiettivo della riforma è assicurare che il giudice sia davvero terzo e imparziale. In realtà, come hai intuito, questa modifica non risponde a un’esigenza di efficientamento della giustizia, né produrrà una velocizzazione dei processi in tribunale, questioni che riguardano da vicino i cittadini.
Con la riforma Cartabia il passaggio dalle funzioni di giudice a quelle di pm (o viceversa) è stato ridotto: il cambio è consentito una volta nel corso della carriera e la richiesta deve essere fatta entro dieci anni dal momento dell’assegnazione del primo ruolo. L’intento della riforma Meloni è quello di scindere totalmente i due mondi, quello di chi giudica e quello di chi accusa, vietando qualsiasi passaggio da pm a giudice e viceversa. Anche se stando ai dati, il cambio di funzione riguarda una minoranza dei magistrati sul totale.
E veniamo all’ultimo punto, i due Csm. In pratica i magistrati in servizio verranno inseriti in elenchi distinti, uno per il Consiglio superiore della magistratura giudicante e l’altro per quello requirente, e tramite sorteggio potranno entrare a far parte dei membri ‘togati’ del Csm (a partire da una platea ristretta con criteri ancora da definire). Anche i membri ‘laici’, cioè i professori universitari e gli avvocati che fanno parte dell’organo, saranno scelti tramite sorteggio, da un elenco preparato dal Parlamento. Il Csm perde però la funzione disciplinare, che viene affidata all’Alta Corte, composta da 15 magistrati: 3 nominati dal Presidente della Repubblica, da un elenco di professori universitari in materie giuridiche e avvocati con almeno 20 anni di servizio; 3 ‘laici’ estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento; 6 sorteggiati tra i magistrati giudicanti e 3 estratti a sorte tra quelli requirenti, tra coloro che hanno almeno 20 anni di esperienza, e che hanno svolto ‘funzioni di legittimità’, cioè di giudici o pm della Corte di Cassazione. Comunque la si pensi, è importante andare a votare: il referendum per cui voteremo in primavera sarà confermativo, non è previsto un quorum, per cui sarà valido indipendentemente dal numero dei partecipanti alla consultazione.
Annalisa Cangemi, vice capa area Politica Fanpage.it
Direi che è tutto, anche per oggi.
Grazie per averci accompagnato fino a qua.
Francesco