
Il mondo della scuola torna al centro della cronaca. Questa volta a farla da padrone sulle pagine dei giornali e dei servizi in tv è stata la cosiddetta “lista degli stupri”. Ne hai sentito parlare? Se ancora non sai di cosa si tratta o non sei riuscito a leggere l'ultimo numero di Streghe, l'Osservatorio di Fanpage.it sul patriarcato, ti rinfreschiamo la memoria: nei giorni scorsi al liceo classico Giulio Cesare di Roma è comparso sul muro del bagno dei maschi un vero e proprio elenco con i nomi e i cognomi di otto ragazze e un ragazzo sotto la scritta – rigorosamente in rosso – “Lista stupri”. Stando alle ultime novità delle indagini, pare che dietro il gesto ci sia un 14enne iscritto al quarto ginnasio, forse istigato da compagni più grandi.
L’episodio ha avuto una serie di ripercussioni anche e soprattutto politiche, in un momento in cui il dibattito sull’educazione affettiva sui banchi di scuola è in corso. Che non debba essere minimizzato, lo hanno capito anche gli stessi studenti: insieme vedremo cosa hanno deciso di mettere in campo per evitare che in futuro si verifichino fatti del genere. Ma è doveroso un passo indietro.
Prima, però, lasciaci darti un'altra notizia: è stata pubblicata oggi la classifica di Eduscopio 2025, il gruppo di lavoro della Fondazione Agnelli, coordinato da Martino Bernardi, secondo la quale la migliore scuola d'Italia è il liceo Giovanni Battista Ferrari di Este, in provincia di Padova. Si tratta di uno scientifico delle scienze applicate, con l'informatica al posto del latino, che quest'anno taglia il traguardo dei 94.45/100esimi. Quest'anno sono stati analizzati i dati di 1.355.000 diplomati italiani di 8.150 scuole in tre successivi anni scolastici (a.s. 2019/20, 2020/21, 2021/22) per capire se la scuola superiore dove questi studenti hanno preso la Maturità ha svolto un buon lavoro. Ci torneremo nei prossimi numeri.
IL TEMA DEL GIORNO
La lista degli Stupri al liceo Giulio Cesare di Roma: la scuola torni ad essere il luogo della crescita e non della minaccia
Il caso di cui ci occupiamo è scoppiato il 28 novembre scorso, tre giorni dopo la giornata internazionale della violenza contro le donne: il collettivo “Zero alibi” ha pubblicato sui propri canali social una foto in cui si vede una scritta “Lista stupri”, realizzata con un pennarello rosso, e i nomi e cognomi di otto ragazze e un ragazzo, trovata sul muro del bagno dei maschi del liceo classico Giulio Cesare di Roma, nel cuore del quartiere Trieste (che per chi non vivesse nella Capitale ricordiamo che si tratta di una delle zone più benestanti della città). "Un muro può essere cancellato, ma la cultura alla base del messaggio no, va combattuta. Questo testo dimostra la società patriarcale in cui ancora oggi noi tutti viviamo. Usare la violenza sessuale come arma, come minaccia o schermo, significa alimentare ed essere parte attiva della stessa cultura che ogni giorno uccide, ferisce, opprime, umilia e zittisce le donne. Significa sentirsi autorizzati a trattare i corpi femminili come oggetti, come bersagli, come componenti di una lista", si legge nel messaggio che accompagna quella foto.
Tra i primi a commentare l’episodio, il ministro Valditara, che ha definito quanto successo "un fatto grave che va indagato e sanzionato duramente". Poi è toccato ad altri esponenti politici, sia della maggioranza che dell’opposizione, che hanno condannato quella scritta. Così come la dirigente scolastica, Paola Senesi: "Di fronte agli ottusi graffiti vandalici apparsi nei servizi igienici del nostro liceo, si ribadisce fortemente la condanna nei confronti di qualsivoglia stereotipo e violenza di genere sia essa fisica, verbale, psicologica o digitale", ha detto, aggiungendo che di esprimere “pieno sostegno alle iniziative formative che docenti e studenti vorranno attivare per mostrare ancora una volta il vero volto della scuola, dove ogni forma di violenza è bandita". E intanto anche la magistratura si è mossa, con l’apertura di una inchiesta. La pista seguita dalla polizia rimane quella di una rivalsa, di una vendetta politica: una ritorsione contro le ragazze, e il loro coetaneo, impegnate in prima linea sul fronte del contrasto alla violenza sulle donne.
Al di là dei motivi che possono esserci dietro questo episodio e che verranno accertati nelle sedi competenti, quello che è successo in questo liceo del centro di Roma dovrebbe essere un monito per tutti, dai decisori politici agli insegnanti fino agli studenti. La violenza di genere non può essere normalizzata e questo non può essere considerato "solo" un atto vandalico: la decostruzione di certi stereotipi deve necessariamente partire dai banchi di scuola, dove serve educazione affettiva e sessuale per evitare che ragazze e ragazzi vedano i propri nomi scritti sui muri di bagno in relazione alla parola "stupro". Anche così il sistema potrà cominciare a non fallire più, come sta facendo ora. Perché la scuola deve essere il luogo della crescita e non della minaccia, del dialogo e non della sopraffazione.
L'APPROFONDIMENTO
Gli studenti si organizzano e scrivono il primo codice antimolestie per una "scuola sicura"
Davanti a questi casi di cronaca, alla luce anche del grave episodio accaduto pochi giorni fa al Liceo Giulio Cesare di Roma, gli studenti non rimangono a guardare, e non hanno più intenzione di rimanere in silenzio. Per questo lunedì 1 dicembre hanno presentato la prima bozza di lavoro per un codice antimolestie, per la prevenzione e il contrasto di fenomeni di discriminazione e mobbing. Il testo è stato elaborato dalla Rete degli Studenti Medi del Lazio, e rappresenta una prima cornice, sul modello di quanto già approvato da alcuni atenei, come La Sapienza. La piattaforma si chiama ‘Per una scuola si-cura‘, e due giorni fa sono state presentate le linee da seguire per la preparazione di un codice per la scuola in cui i ragazzi possano sentirsi appunto sicuri e protetti dai casi di violenza. A questo documento si dovrebbe affiancare:
- Un programma di educazione sessuo-affettiva obbligatorio in ogni scuola di ogni
grado; - L’approvazione del congedo mestruale e la previsione di un fondo per distributori di
assorbenti gratuiti; - L’approvazione di regolamenti Alias senza obbligo di diagnosi di disforia di genere;
- L’adozione di provvedimenti da parte della Regione Lazio che supportino tutte le
famiglie; - L’approvazione della legge sulla Salute Mentale.
"Tutto questo rientra all'interno di ciò che noi intendiamo per scuola ‘sicura', e orienterà i principi su cui si baserà il codice antimolestie", spiega a Fanpage.it Bianca Piergentili, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi.
Proprio ieri la Camera ha approvato un emendamento della Lega al ddl Valditara sul consenso informato che ha fatto cadere il divieto di educazione sessuale per le scuole medie, inizialmente previsto, equiparando la scuola secondaria di primo grado alle superiori: per l'educazione sessuale occorrerà sempre il consenso dei genitori dei minorenni.
L'obiettivo del percorso avviato lunedì è far approvare il codice negli istituti del Lazio, in modo che possa essere utile a chiunque studi o lavori, anche occasionalmente, nella scuola. Nel testo si specifica che per "molestia" si intende "ogni atto o comportamento indesiderato, sia esso fisico o verbale, o la minaccia di porlo in essere, sia in un unica occasione che ripetutamente, avente lo scopo o l’ effetto di violare la dignità di una persona, la sua integrità fisica e la sua libertà". Non si parla solo di "molestia sessuale", ma si parla anche di "molestia morale", come umiliazioni, atti vessatori o persecutori, delegittimazione dell'immagine. Rientrano nelle molestie anche gli atti discriminatori, quindi "le condotte ed espressioni verbali discriminatorie fondate sul genere, sull’orientamento sessuale, sull'identità di genere, sull’origine etnica o sulla provenienza territoriale, sulla religione, sulla disabilità, sull’età, sulle diverse opinioni politiche o sindacali, sulla condizione economica e sociale", si legge nel testo proposto dagli studenti.
"Viviamo in una società patriarcale dove anche un commento può ledere la dignità della persona e deve quindi essere considerata una molestia", ci dice Bianca Piergentili. L'iter è appena partito: gli studenti hanno provato a coinvolgere il ministero dell'Istruzione, invitando all'evento Valditara – che però non si è presentato – e il presidente della Regione Lazio Rocca. Il prossimo passaggio è arrivare a una bozza ufficiale del codice, per poi farlo adottare nelle singole scuole dopo il via libera dei consigli d'istituto.
L'EVIDENZIATORE
Come tutti gli anni in questo periodo, con l'avvicinarsi delle feste natalizie, tornano le polemiche sulla presunta volontà di una parte politica di cancellare i simboli tradizionali, come il presepe o i canti di Natale. Il caso è esploso quest'anno a Magliano in Toscana (Grosseto), dove per la recita dei bambini di quarta elementare dell'istituto comprensivo Civinini, si è pensato di modificare il testo della versione italiana di Jingle Bells, sostituendo la parola ‘Gesù' con la più neutra ‘Natale'. L'iniziativa era nata con l'obiettivo di coinvolgere i bambini di altre religioni, nel rispetto di una società sempre più multietnica. Ma è stata considerata una "censura" da parte di alcune famiglie e anche del sindaco, Gabriele Fusini. A partire anche da quest'episodio le eurodeputate della Lega Cisint, Ceccardi e Sardone hanno annunciato il lancio di una campagna in difesa delle radici cristiane: "Sulla Grand Place di Bruxelles oscurano i volti di Gesù e Maria, per alimentare l'ennesima follia del politicamente corretto. A Genova, il comune lo cancella. Non bastasse, in una scuola toscana si arriva perfino a vietare di nominare Gesù nella recita di Natale. Siamo di fronte a un attacco sistematico". E tu che ne pensi? Credi sia giusto cercare di rendere più inclusive le feste natalizie?
A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi