
Un altro concorso per la scuola, un'altra chance per i docenti di ottenere l'agognata cattedra. Per tanti insegnanti precari la prova scritta del concorso Pnrr3 per la scuola d'infanzia, per la primaria e per la secondaria, si è conclusa a inizio dicembre 2025. Anche i candidati che erano stati ritenuti idonei non vincitori ai concorsi precedenti, e che quindi non sono riusciti a ottenere una nomina a tempo indeterminato, sono stati costretti a ripetere un concorso fotocopia, praticamente identico al Pnrr1 e al Pnrr2. Al di là delle storture di un sistema che finisce con il penalizzare i lavoratori più fragili, anche questa volta, come già accaduto la scorsa primavera, sembra che la procedura non si sia svolta a norma e potrebbe essere stata compromessa da presunte irregolarità ancora da accertare – per esempio l'utilizzo dello smartphone da parte di alcuni candidati – e da segnalazioni di quesiti errati. Una situazione di incertezza che potrebbe causare rallentamenti nell'iter e ritardi nella comunicazione da parte dei diversi Uffici scolastici regionali dei punteggi minimi per poter accedere alla prova orale.
Intanto ieri, con la firma del ministro dell'Istruzione, sembra essersi chiuso il lungo e accidentato percorso delle nuove Indicazioni nazionali per i programmi scolastici, emanate dal ministro Valditara e approvate dal Consiglio di Stato lo scorso 12 novembre, che saranno in vigore dall'anno scolastico 2026-2027: "Dal prossimo anno scolastico vi sarà il ritorno della centralità della storia occidentale, la valorizzazione della nostra identità, la riscoperta dei classici che hanno contraddistinto la nostra civiltà", ha detto il titolare di Viale Trastevere. Cambieranno dunque anche i libri di testo adottati nelle scuole, per seguire la rotta tracciata dal governo Meloni.
IL TEMA DEL GIORNO
Irregolarità alle prove scritte del concorso PNNR3, la denuncia di Renato: “Grave mancanza di rispetto per i precari”
Uso indiscriminato di telefoni cellulari, piccoli gruppi liberi di collaborare tra di loro, discrepanze nei risultati tra una commissione e l’altra, immancabili errori nei quesiti. Sono arrabbiati molti degli aspiranti docenti che la scorsa settimana hanno partecipato alle prove scritte del concorso Pnnr3 e che hanno fatto scoppiare un piccolo grande caso. Molte le denunce di presunte irregolarità arrivate direttamente al Ministero dell’istruzione e del Merito e a Fanpage.it, con tanto di immagini scattate durante il test e che già nei giorni scorsi avevano cominciato a circolare sui social network e nei gruppi specializzati.
Il condizionale sull’intera vicenda è d’obbligo, il MIM ha fatto sapere che farà tutte le verifiche del caso, ma cerchiamo di capire bene cosa è successo. Lo facciamo con Renato (nome di fantasia perché preferisce mantenere l’anonimato), che lo scorso 2 dicembre ha svolto la prova concorsuale a Milano e quello che ha visto e sentito non gli è piaciuto per niente.
“Tutto quello che vi dirò si configura come una grave mancanza di rispetto nei confronti delle migliaia di precari che hanno tentato questo concorso sacrificando tempo ed energie”, ci dice appena lo sentiamo telefonicamente. Renato ci racconta che nella sua aula è andato tutto bene, “c’era una commissione ipercontrollante come è giusto che sia. Ma altrove non è stato così. So di persone che si sono ritrovate in aula con commissioni che le hanno fatte collaborare, invece di svolgere la prova individualmente. Su Facebook sono addirittura state pubblicare le foto della schermata del concorso, diffuse da quello che sembra essere un profilo fake, ma che sono reali e con tanto di logo del MIM”.
Ministero che Renato, così come altri suoi colleghi, ha immediatamente contattato: “Mi hanno risposto subito dicendo che avrebbero verificato. Se ci sono commissioni che fanno copiare e altre che fanno il loro lavoro è ovvio che non ci sia una valutazione imparziale. Io ho solo 24 anni, ma c'erano colleghi molto più adulti e che dopo aver lavorato tutta una vita da precari si sono trovati scavalcati da soggetti che fanno queste cose. Non so come il Ministero possa non selezionare le commissioni in modo adeguato e permettere che succeda questo”.
Cosa potrebbe succedere ora che il caso è stato sollevato? Lo vediamo subito.
L'APPROFONDIMENTO
Errori nei quesiti al concorso Pnnr3: perché alcune prove potrebbero essere ripetute
Come abbiamo visto, ci sono diverse criticità che emergono dal test del concorso Pnnr3 e diversi candidati hanno segnalato errori nelle domande, che potrebbero alterare il corretto calcolo del punteggio finale. Non è ancora chiaro cosa sia successo e quali provvedimenti prenderà il ministero, per cui al momento bisogna seguire le fonti ufficiali ed evitare allarmismi. Ma stando a quanto risulta anche ai sindacati della scuola, in particolare nel quiz per la scuola dell'infanzia e per la primaria del 27 novembre sarebbe stato evidenziato un errore: in una domanda dedicata al Piano Nazionale Scuola Digitale veniva citata la legge 107/2025 al posto della legge 107/2015, nota come "La Buona Scuola", varata dal governo Renzi. Naturalmente si tratta di un refuso, ma il quesito sbagliato potrebbe aver indotto gli aspiranti docenti in errore, come conferma a Fanpage.it Manuela Calza, segretaria nazionale Flc Cgil: "Oltre a questo ci risultano altre segnalazioni dai partecipanti al concorso, bisogna effettuare delle verifiche. Nelle scorse edizioni dei concorsi Pnrr queste problematiche sono già accadute. Se fossero accertati questi refusi è necessario fare in modo che i partecipanti non siano penalizzati, visto che le risposte del test sottoposte ai candidati potrebbe essere state fuorvianti".
Non è l'unico errore segnalato. A quanto risulta allo stesso sindacato, ai candidati sarebbe stato presentato un altro quesito sbagliato: in questo caso si tratta della domanda che citava lo psicologo Erik Erikson, il cui nome è stato riportato per errore con una "s" in più, e sostituendo la "c" con la "k". Chi ha preparato i test potrebbe averlo confuso con l'imprenditore Lars Magnus Ericsson, fondatore dell'omonima azienda leader nel settore delle telecomunicazioni.
Ora però potrebbe essere necessaria una prova suppletiva, e cioè i candidati potrebbero essere chiamati a rispondere a dei nuovi quesiti, in sostituzione di quelli inesatti. "Noi come Flc Cgil abbiamo chiesto al ministero di fare degli approfondimenti. Se si accerterà che questi presunti quesiti sbagliati hanno determinato una penalizzazione ingiusta per alcuni candidati è evidente che si dovranno predisporre delle prove suppletive. Qualora l'errore non fosse riconosciuto dal ministero, interverremo con la tutela individuale", spiega Calza a Fanpage.it. "Vorrei ricordare tra l'altro che la preparazione di questi quesiti viene fatta dalle università attraverso un bando del ministero, e ha un costo per le casse dello Stato", sottolinea la sindacalista. "L'errore umano è comprensibile, ma questo non può ricadere sui candidati".
Le verifiche necessarie potrebbero allungare i tempi della burocrazia, con effetti a cascata: i docenti al momento non possono sapere se sono stati ammessi o meno alla prova orale (che in teoria dovrebbe tenersi tra la fine di gennaio e il mese di febbraio 2026). Ricordiamo che in questo caso passa lo scritto un numero di candidati pari a tre volte i posti disponibili per ciascuna classe di concorso o tipologia di posto in ogni Regione. Fino ad oggi il ministero dell'Istruzione non ha ancora fatto sapere quanti candidati hanno ottenuto il voto minimo richiesto allo scritto, che è di 70 punti su 100. E anche 70 punti potrebbero non essere sufficienti per andare avanti. Tutto dipenderà dalle singole graduatorie che gli Uffici Scolastici Regionali (USR) compileranno nei prossimi giorni fino a raggiungere il numero massimo previsto. Il punto è che in questa situazione caotica gli insegnanti non sanno ancora quanto dovranno aspettare per conoscere l'esito. Se il numero di coloro che ha raggiunto la soglia di 70 punti su 100 fosse inferiore al numero di posti previsto non scatterebbe la tagliola: in quest'ipotesi basterebbe attribuire a tutti il punto dei quesiti sbagliati, senza ulteriori prove concorsuali.
L'EVIDENZIATORE
Intelligenza artificiale, registro elettronico, piattaforme, social network e chat di classe. Sono questi i temi al centro de “La scuola a prova di privacy”, un documento di oltre 90 pagine publicato dal Garante della Privacy che aggiorna e amplia un vademecum diffuso nel 2023, a cui è dedicato il nostro spazio curiosità della settimana. Il testo, una sorta di galateo da osservare tra i banchi, mira a fare chiarezza su un ambito molto scivoloso per scuole e famiglie, che si pongono spesso domande come: che cosa può essere chiesto? Che cosa può essere diffuso? Chi è responsabile? Quali dati è legittimo trattare?
Ad essere regolamentate – tra le varie cose – anche le famose chat WhatsApp gestite da genitori o studenti. Secondo il Garante, queste non rientrano tra gli strumenti istituzionali e valgono quindi le regole generali della privacy. Foto e informazioni possono circolare solo con consenso degli interessati. Il Garante interviene anche sul fenomeno dello sharenting: condividere immagini dei figli online contribuisce a costruirne un’identità digitale non sempre controllabile. L’invito è alla prudenza e alla limitazione della visibilità. E tu cosa ne pensi?
A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi