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Ciao!
Anche questa settimana abbiamo delle novità da raccontarti sulla scuola, mettiamole subito in fila. Il ministro Valditara ha dichiarato che presto potrebbe arrivare una riforma che andrebbe nella direzione di un ulteriore avvicinamento tra mondo del lavoro e mondo dell’istruzione, una tendenza denunciata da associazioni e partiti d’opposizione. L’idea è quella di equiparare il biennio degli Istituti tecnologici superiori a una Laurea breve, a partire dal 2026. In pratica allo studente, dopo il percorso di 4 anni di scuola superiore e 2 anni negli Its, mancherebbe solo un anno accademico per ottenere un titolo di studio universitario di primo livello. Si tratta ancora di ipotesi – sul progetto sarebbero in corso interlocuzioni tra ministero dell’Istruzione e ministero dell’Università – e analizzeremo vantaggi e svantaggi prossimamente su questa newsletter.

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Oggi ci occupiamo ancora del problema del precariato a scuola, fenomeno in crescita rispetto agli anni precedenti, secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero sui contratti di supplenza di docenti e personale ATA. E diamo spazio al problema dei costi, insostenibili per molte famiglie, dei centri estivi per ragazzi: dove il pubblico non arriva, non resta che il privato, e frequentare queste strutture non è alla portata di tutti…

IL TEMA DEL GIORNO

Costi dei centri estivi troppo elevati, D’Orso (M5s): “Una stangata per il ceto medio”

Dopo la chiusura delle scuole i centri estivi rappresentano per molte famiglie l’unica possibilità per la gestione dei figli, in assenza di una rete familiare allargata che possa supportare i genitori. Il problema però è che l’offerta pubblica messa a disposizione dallo Stato non è sufficiente. Il paradosso è che il governo quest’anno ha quasi dimezzato le risorse disponibili rispetto ai governi precedenti per questa voce: ​​solo 60 milioni stanziati dal Dipartimento Politiche della Famiglia per i comuni, una cifra che non basta nemmeno a coprire il fabbisogno della platea di famiglie con ISEE inferiore ai 10mila euro. Il governo Conte II per esempio aveva stanziato per i centri estivi 150 milioni di euro nel 2020, con il decreto Rilancio, e poi nel 2021 aveva incrementato questo fondo, per queste finalità specifiche, di ulteriori 135 milioni di euro con il DL 73.

Oggi in molti non possono fare altro che rivolgersi al privato, dove, come denuncia l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i prezzi su base mensile sono altissimi:

  • 704,00 € per il tempo pieno
  • 480,00 € per la mezza giornata

Se il costo per la giornata intera è lievemente sceso rispetto all’anno scorso (760,00 €), per la mezza giornata bisogna pagare di più rispetto al 2024 (460,00 €).

“La mezza giornata è la formula più richiesta dalle famiglie”, ha detto a Fanpage.it la deputata Valentina D’Orso (M5s), che ha presentato due settimane fa un’interpellanza urgente. “È il ceto medio che viene strangolato, non ha nessun tipo di agevolazione. Per mandare un ragazzo al centro estivo le famiglie vanno in affanno. Un genitore deve pagare l’equivalente di una rata di mutuo o di un affitto mensile di un appartamento”.

Le criticità però provengono anche dalla procedura: i bandi per assegnare le risorse alle strutture accreditate, enti del Terzo settore, vengono pubblicati tardi, ben oltre la chiusura delle scuole. “L’elenco definitivo dei comuni beneficiari del finanziamento per lo svolgimento di attività socioeducative in favore dei minori, sul sito del Dipartimento Politiche della Famiglia, è stato pubblicato solo il 17 giugno – ha denunciato D’Orso – Quando sono intervenuta alla Camera per l’interpellanza, due settimane fa, era ancora aperto per esempio il bando del Comune di Palermo per i centri diurni rivolti ai ragazzi dai 3 ai 14 anni”. L’Avviso Pubblico per la presentazione dei progetti si è chiuso infatti solo il 4 luglio. “La cosa interessante è che le risorse tra l’altro non sono state ancora assegnate, ma c’è solo un impegno di assegnazione”. Ma questo cosa significa? Prendiamo il caso di Palermo. Nel bando viene inserita una clausola di salvaguardia, precisando che l’avviso ‘non impegna il Comune nei confronti dei soggetti proponenti’. Dunque l’importo previsto di 600mila euro è subordinato all’effettiva erogazione delle somme da parte del ministero competente. “In pratica sono gli enti di Terzo settore ad anticipare i soldi, ma solo quelli che hanno già le spalle larghe, con una grande disponibilità economica. E questo va a danno della partecipazione: non si candidano magari tutti quelli che potrebbero offrire un servizio, ma solo quelli che possono anticipare le spese”, ci ha detto la deputata.

L’APPROFONDIMENTO

Supplenze nella scuola, un’emergenza sociale: in 10 anni precariato raddoppiato

Spesso si parla della piaga del precariato nel mondo del lavoro in Italia e in particolare della scuola. Ma – dati alla mano – il fenomeno è molto più che preoccupante. Addirittura, Uil Scuola Rua lo definisce una “emergenza sociale”, con numeri più che raddoppiati rispetto a 10 anni fa, nonostante il continuo susseguirsi di concorsi banditi. Il che impone una riflessione in particolare in vista del prossimo mese di settembre, quando comincerà il nuovo anno scolastico.

Gli ultimi dati sono stati resi noti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e sono relativi all’anno 2023/2024, quando i contratti di supplenza sottoscritti – tra docenti e personale ATA – sono stati più di 285mila. Nello specifico, i primi hanno toccato la cifra record di 232.472, di cui 177.101 su cattedre intere e 53.371 su spezzoni orari. Anche tra il personale ATA si registra una crescita significativa, con 53.457 supplenze complessive — 3.036 in più rispetto all’anno precedente.

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“I contratti a tempo, complessivamente, passano da 126.679 a 285.929”, ha osservato Giuseppe D’Aprile, Segretario generale della Uil Scuola Rua, aggiungendo che “la legge di bilancio ha previsto un taglio di 5.600 posti per il personale docente e di 2.174 posti di collaboratore scolastico. Una misura che va nella direzione opposta rispetto alla necessità di garantire continuità didattica per gli alunni e una prospettiva di stabilizzazione per lo stesso personale”. Cosa fare, allora? “Serve un piano straordinario di immissione in ruolo, la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, il pieno utilizzo di tutte le graduatorie esistenti, comprensive degli idonei. La politica deve prendere atto che il sistema di reclutamento fin qui attuato è stato fallimentare. Una scuola precaria rende un paese precario”, ha concluso D’Aprile.

A proposito di supplenze, ti ricordiamo che per l’avvio alle supplenze del personale docente nell’anno scolastico 2025/26, la cosiddetta domanda per le max 150 preferenze, gli aspiranti di GaE e GPS saranno chiamati a presentare la domanda tra il 17 e il 30 luglio 2025. Tuttavia, si tratta al momento di indiscrezioni, visto che  che le date definitive verranno rese note dal MIM con apposito avviso.

L’EVIDENZIATORE

La curiosità sul mondo della scuola di questa settimana arriva direttamente da Potenza, dove il Liceo artistico “Walter Gropius” diventerà a settembre il primo di tutta la regione a introdurre il congedo mestruale per le studentesse. La decisione, approvata il 3 luglio 2025, nasce da una proposta della Consulta Provinciale degli Studenti, sostenuta dalla Consigliera di Parità, Simona Bonito.

In sostanza, le alunne potranno assentarsi fino a due giorni al mese senza che queste assenze compromettano la validità dell’anno scolastico, purché presentino una certificazione medica entro il 30 settembre. Si tratta di un modello che non solo in Basilicata manca, ma anche nel resto d’Italia, dove sono ancora poche le scuole che hanno lanciato progetti del genere, a differenza di altri paesi europei, come la Spagna dove il congedo mestruale è già realtà. E tu che ne pensi?

Newsletter a cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi 

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