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Il mondo della scuola non si ferma mai, neanche durante le vacanze estive. Soprattutto perché si pensa già a quando si ritornerà sui banchi a settembre. E questo è vero anche per il Ministero dell’Istruzione e del Merito, al lavoro su alcune idee che potrebbero vedere la luce nei prossimi mesi.

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Come quella relativa alla proposta di riforma degli Istituti tecnologici superiori arrivata dal ministro Valditara: l’idea è quella di equiparare – a partire dall’anno scolastico 2026/2027 – i due anni di Its Academy (i due del 4+2 per intenderci) ai primi due anni di laurea triennale, in modo che gli studenti, una volta concluso il biennio, possano frequentare un solo anno di Università per arrivare alla corona d’alloro della “laurea breve”.

Al momento si tratta solo di una possibilità, su cui gli esperti del MIM ragioneranno già a partire dalla fine dell’estate. Ma c’è già chi ne evidenzia le criticità.

IL TEMA DEL GIORNO

Caso (M5s): “Riforma degli Its fallimentare, creerà laureati di serie C”

La riforma su cui il ministero dell’Istruzione ha avviato delle interlocuzioni con quello dell’Università, che dovrebbe vedere la luce dal 2026-2027, può essere sintetizzata con lo schema 4 + 2 + 1:

  • 4 = anni di scuola degli Istituti tecnici superiori;
  • 2 = biennio in Its Academy;
  • 1 = un ulteriore anno per avere un titolo equivalente alla laurea triennale.

Secondo il deputato Antonio Caso (M5s), capogruppo in commissione Cultura alla Camera, il progetto rischia di rendere la scuola sempre più subalterna al mondo delle imprese.

Onorevole, la nuova riforma degli Its rischia di piegare la scuola alle esigenze delle aziende?

Faccio una piccola premessa. Io già ero fortemente critico rispetto alla riforma del 4+2, e abbiamo provato a contrastarla, perché piega totalmente il mondo della scuola a quello dell'impresa, e con false promesse. Intanto si tradisce la missione della scuola: la mission di queste tipologie di indirizzo non può essere solo la formazione al lavoro, ma dovrebbe essere sempre quella di creare cittadini consapevoli, capaci di avere un pensiero critico. Invece la riforma della filiera tecnico-professionale 4+2, già nella scelta dei termini nel testo era infelice: si parlava di ‘addestrare’, in riferimento all’educazione dei ragazzi.

Perché lei parla di “false promesse”?

Ammettiamo pure che lo scopo di questi percorsi debba essere quello di offrire una formazione professionale “ipersettoriale”: questo obiettivo non viene centrato. In un mondo che cambia velocemente, soprattutto se si affrontano materie tecniche, come l’informatica che si sta innovando grazie all’AI, i ragazzi devono avere la capacità di aggiornarsi continuamente. Se ci preoccupiamo solo di ‘iperspecializzare’ gli studenti, avremo lavoratori in possesso di poche conoscenze cristallizzate, poco teoriche, e legate all’imprenditoria del territorio. In definitiva ragazzi poco ‘spendibili’ nel mercato del lavoro. Basta guardare il caso dell’Estonia.

Cosa è successo lì?

Quello estone, secondo l'ultimo rapporto Ocse-Pisa, è considerato tra i migliori sistemi scolastici in Europa. La ministra dell’Istruzione estone ha dichiarato che nel suo Paese si sta tornando indietro rispetto a una riforma degli istituti tecnici varata 10 anni fa, quando, per impulso delle aziende che chiedevano in tempi brevi giovani con competenze pratiche, è stato ridotto di un anno il percorso scolastico, come è accaduto in Italia. Oggi sono le stesse aziende che chiedono di riformare nuovamente la scuola, per aggiungere un anno: si sono rese conto che senza le competenze di base e più teoriche, i lavoratori non sanno aggiornarsi. Ridurre gli anni di scuola alla fine si è rivelato fallimentare.

Con l’ulteriore modifica che Valditara ha annunciato pensa che la situazione possa peggiorare?

Sì, innanzi tutto perché si lede in parte l’autonomia delle università, che già adesso possono eventualmente riconoscere fino a 60 crediti degli Its Academy all'interno dei percorsi universitari. In secondo luogo, come si può paragonare ad un corso di laurea un percorso degli Its Academy, che è calibrato sulle esigenze imprenditoriali specifiche del territorio, e che prevede più del 60% di ore pratiche di laboratori e tirocini all'interno delle aziende? Dopo i laureati di serie A, con laurea magistrale, e i laureati di serie B, con laurea triennale, con questo nuovo modello ci saranno dei laureati di serie C, con lo stesso titolo di chi ha frequentato un vero e proprio corso di laurea, ottenuto senza scorciatoie.

Con la possibilità di ottenere una laurea in poco tempo, questi percorsi potrebbero essere più attrattivi?

Sì, se si immagina un vantaggio in termini di velocità. Ma la conseguenza sarà un abbassamento del livello di competitività del Paese. Tutto questo non fa altro che bloccare ulteriormente l’ascensore sociale: a scegliere un percorso più rapido, con l’illusione di un’occupazione immediata, saranno le famiglie più in difficoltà, quelle con maggiore necessità di far lavorare i propri figli.

L’APPROFONDIMENTO

Riforma Its, per la Flc CGIL “l’istruzione non è in saldo”

La proposta di Valditara è uno “sconto di due anni d’Università. Non c’è una visione rispettosa del ruolo educativo del sistema d’istruzione nel suo complesso”. Non usa giri di parole Graziamaria Pistorino, della segreteria nazionale Flc Cgil, per commentare a Fanpage.it l’idea del Ministro.

Il motivo? Secondo Pistorino quello di Valditara è solo un annuncio, che ha l’obiettivo di accentuare le positività dell’Its, “che è un progetto molto caro al Ministro” e che rientra nella cosiddetta filiera tecnologico-professionale. “Gli Its sono il punto terminale di un percorso che comincia con la scuola secondaria di secondo grado e che finisce in azienda. Tuttavia, lo scorso anno è successo che le scuole che hanno aperto alle sperimentazioni quadriennali sono state molto poche, lo 0,09 del totale”, ha spiegato Pastorino. Per cui, “essendo questa una proposta a cui il Ministro tiene molto, abbiamo letto questa sua dichiarazione come un ulteriore tentativo di rilanciare un percorso su cui c’è molta attenzione governativa”.

Il sindacato, dunque, è contro l’idea di mettere “in saldo” l’istruzione. “Con i 4 anni di superiori c’è uno sconto in ingresso, accompagnato con questa proposta da uno sconto anche in uscita: dopo l’Its basta fare un anno di università per ottenere una laurea breve. Noi ci rifiutiamo di credere ad una scuola e ad una università scontate. La proposta di Valditara rientra in una visione ideologica in cui la scuola e l’istruzione sono sottoposte alle esigenze delle aziende, perdendo così il loro valore educativo. Vediamo cioè una diminuzione dell’autorevolezza della scuola. E non va bene”.

Newsletter a cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi

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