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Voto inquinato a Melito, l’imprenditore Emilio Rostan al centro dell’inchiesta: “La camorra porta a noi”

Al centro dell’inchiesta sul voto di scambio politico – mafioso a Melito l’imprenditore Emilio Rostan, padre della ex deputata Michela: avrebbe stretto patti e accordi.
A cura di Antonio Musella
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Alle elezioni comunali di Melito del 2021 ci fu un patto tra politica e camorra per decidere chi dovesse diventare il primo cittadino del paese. É questa la tesi della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli che ha portato all'arresto di 18 persone, accusate a vario titolo di scambio elettorale politico mafioso ed altri reati connessi. Leggendo l'ordinanza dei giudici, a beneficiare dell'accordo fu l'attuale Sindaco, Luciano Mottola, finito in carcere, che stipulò un patto con il clan Amato – Pagano. Arrestato anche il presidente del consiglio comunale, Rocco Marrone.

Artefice dell'accordo fu l'imprenditore Emilio Rostan, anche lui arrestato, padre dell'ex deputata di Articolo 1, poi passata in Forza Italia, Michela Rostan, non indagata. Mottola prevalse al ballottaggio contro la candidata di centro sinistra, sostenuta dal Pd, Dominque Pellecchia, per appena 400 voti. Un margine così piccolo da poter far ritenere, a ragion veduta, che l'accordo con la camorra fu determinante per la vittoria elettorale.

Rostan il regista dell'operazione: "Se vince Mottola comando io"

Le indagini, partite dai carabinieri di Marano di Napoli, nascono da due episodi: il primo è la denuncia dell'ex Sindaco di Melito, Antonio Amente, oggi deceduto, che raccontò ai carabinieri di essere stato minacciato da elementi della camorra locale che gli avrebbero chiesto di dimettersi; la seconda, l'ascesa a reggente del clan Amato – Pagano a Melito di Vincenzo Nappi detto o'Pittore, fino alla sua uccisione in un agguato di camorra a gennaio 2023.

Da quel momento sono iniziate le attività di intercettazione telefonica ed ambientale che hanno consentito ai Carabinieri di ricostruire l'intera vicenda. Sarebbe Emilio Rostan il grande regista dell'operazione, è lui a curare la candidatura di Luciano Mottola a Sindaco di Melito, "Se vince Mottola io sopra al Comune la comando" riferisce ad un interlocutore in uno dei dialoghi intercettati.

Compone le liste, avvicina le persone, soprattutto avrebbe promesso posti di lavoro in alcune aziende, agli atti finiscono l'azienda ECOCE che si occupa di rifiuti e la Blu Gas che si occupa di energia, in cambio di voti e candidature. In merito alla vicenda la società Blu Gas i Frattamaggiore precisa di essere estranea alla vicenda giudiziaria. In una intercettazione tra Rostan e un potenziale candidato nelle sue liste si sente: "É una delle più grandi ditte della Campania, si chiama ECOCE, è gestita da una donna importante, amica di mia figlia, ma pagata profumatamente, ho messo a faticare già 6-7 persone".

Il territorio da conquistare elettoralmente per Rostan in favore di Mottola è quello del Rione 219 di Melito, le palazzine popolari di via Lussemburgo. É nel reclutamento di candidati da inserire nelle liste di Mottola che Rostan si rende conto che la coalizione di Nunzio Marrone, non indagato, avrebbe goduto del sostegno degli uomini legati al clan Amato – Pagano. Vero artefice della candidatura di Marrone è stato suo padre Vincenzo, anche lui finito in carcere.

Grazie alle intercettazioni è possibile ricostruire come una serie di personaggi del rione 219 che si erano impegnati a candidarsi nelle liste di Mottola, stringendo accordi con Emilio Rostan, abbiano ritirato la loro candidatura perché costretti a sostenere e/o candidarsi con la coalizione di Marrone.

Per Rostan la conquista del Comune di Melito sarebbe dovuta coincidere con la ripresa delle opere pubbliche e sarebbe stato disposto a scendere a patti con chiunque pur di far vincere le elezioni a Mottola. Ma davanti alla discesa in campo degli Amato – Pagano, i famigerati "Scissionisti" usciti vincitori dalla faida di Scampia contro i Di Lauro, sarebbe andato in fibrillazione. Così avrebbe messo in campo un'azione spregiudicata, convincendo Mottola a denunciare ai Carabinieri le pressioni ricevute dai suoi candidati per ritirarsi. "Mottola deve fare il candidato anti camorra" riferisce ai suoi collaboratori mentre è intercettato.

Non solo, addirittura incontra un maresciallo dei Carabinieri per raccontare che gli uomini del clan Amato – Pagano starebbero apertamente sostenendo la coalizione di Marrone. Quando lo stesso Rostan viene chiamato dai Carabinieri di Marano, in quanto presentatore ufficiale della lista "Terra e vita" sostegno di Mottola, riferisce però di circostanze generiche senza dare elementi utili alle indagini. Due mosse con le quali il Rostan avrebbe immaginato di mettere un argine alla crescita elettorale del competitor, ma allo stesso tempo di garantire il regolare svolgimento delle elezioni che rischiavano di poter saltare per le pressioni malavitose, visti i trascorsi dell'Ente, sciolto più volte per infiltrazione camorristica.

Alla fine al primo turno è la coalizione di Marrone a non centrare il ballottaggio che vedrà protagonisti il candidato di Rostan, Luciano Mottola, e la candidata del Pd e del centro sinistra, Dominique Pellecchia.

Il ruolo del padre di Marrone

A gestire la campagna elettorale per il candidato sindaco Nunzio Marrone sarebbe stato suo padre Vincenzo. Nunzio sembra essere all'oscuro delle manovre del padre che al primo turno avrebbe stretto accordi con gli esponenti del clan Amato – Pagano nel rione 219 di Melito, tanto da non essere nemmeno indagato nell'inchiesta della DIA.

"Io non faccio la politica, quella la fa il ragazzo, fa la politica vera, io però vengo dalla strada", così si presenta Vincenzo Marrone ad alcune persone interessate a sostenere la candidatura del figlio alle elezioni di Melito nel rione 219. Anche lui, insieme ad altri, è stato intercettato dai Carabinieri sia telefonicamente che in ambientale.

Secondo le indagini Vincenzo Marrone avrebbe stretto accordi economici in cambio del sostegno elettorale al figlio, sia direttamente con il clan, sia con singoli appartenenti. Viene documentata, ad esempio, la consegna di mille euro in favore di Luigi Ruggiero, anche lui arrestato nell'ambito dell'inchiesta. Lo stesso Ruggiero, candidato nella coalizione di Marrone, durante le elezioni avrebbe ricevuto sul suo cellulare foto di schede che avrebbero riportato le preferenze per lui. Indice di un sistema non solo di probabile compravendita del voto ma anche di controllo capillare. Secondo gli inquirenti "il Siciliano", questo il soprannome di Vincenzo Marrone, tramite un intermediario avrebbe stretto accordi direttamente con Vincenzo Nappi detto o'Pittor, reggente del clan Amato – Pagano a Melito.

L'accordo per il ballottaggio: "La camorra porta a noi"

Dal giorno dopo l'esito del primo turno, il 5 ottobre 2021, Rostan è al lavoro per il ballottaggio. La strategia è chiara, scrivono gli inquirenti: stringere un patto con il clan Amato – Pagano che ha sostenuto Marrone al primo turno, per consentire a Mottola di diventare Sindaco. É il 7 ottobre quando parlando con un suo collaboratore Emilio Rostan dice: "La camorra porta a noi […] l'ha chiusa direttamente Siviero, hanno parlato con Marrone che ha detto che non dobbiamo dire niente a nessuno, al 90% va tutto bene".

L'accordo in favore di Mottola sarebbe stato fatto con Giuseppe Siviero, esponente del clan Amato – Pagano di Melito nella zona del Rione 219 di Melito, con Rocco Marrone, non imparentato con gli altri Marrone, ed esponente della coalizione di Mottola, e sarebbe stato concluso con la supervisione di Rostan. Per trovare un ulteriore supporto Rostan, come risulta dalle indagini dei Carabinieri, incontra un esponente del clan Contini di Napoli, che si sarebbe detto, come riportano gli inquirenti, disponibile ad un sostegno intervenendo sulla camorra locale.

L'impegno di Rostan per far vincere le elezioni a Mottola avrebbe spinto l'imprenditore ad incontrare ad uno ad uno candidati della lista di Marrone per fare accordi separati che avrebbero previsto soldi in cambio del voto per Mottola al ballottaggio. "Il 70% stanno con noi, ma ci dobbiamo impegnare al massimo, pure un voto il più è fondamentale" dice Rostan ad un suo collaboratore ad una settimana dal voto.

Dopo il ballottaggio, parlando con uno dei candidati dello schieramento di Mottola, Rostan riferisce: "Cuozzo (candidato della coalizione di Marrone ndr) ha avuto 2000 euro, glie li ha dati il padre di Mottola, io pure ho cacciato quattro – cinque mila euro […], lo abbiamo fatto perché dovevamo vincere ci siamo messi 3-4 di noi ed ognuno ha cacciato la sua quota, la quota del Sindaco, la quota mia, Rocco (Marrone ndr) ed abbiamo tolto il bordello di mezzo. Chi ha avuto tremila, chi duemila, chi quattromila, ma il contributo lo hanno avuto tutti quanti". Alla fine Luciano Mottola vincerà il ballottaggio per 400 voti di differenza su Dominique Pellecchia.

Il provvedimento eseguito, è bene precisare, è una misura disposta in sede di indagini preliminari, contro la quale sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Articolo aggiornato il 4.0.5.23 alle 11:26

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