
Lo scorso 27 dicembre, durante il ‘vaccine day', il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, 71 anni, decise motu proprio, di vaccinarsi contro il Covid-19 (vaccino Pfizer-BionTech) senza essere inserito in alcun elenco prioritario e senza nemmeno annunciarlo anticipatamente: i presupposti – rassicurare sulla bontà del vaccino – erano buoni, la modalità assolutamente da dittatore dello Stato di Bananas. E infatti piovvero polemiche, dall'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Quirinale, gran parte delle istituzioni italiane amareggiate dopo aver visto le foto di un personaggio politico nazionale che "saltava la fila" per vaccinarsi prima di medici, infermieri, disabili, anziani con tanto di foto in una saletta dell'ospedale Cotugno di Napoli.
Oggi, 9 marzo 2021, due mesi dopo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 80 anni il prossimo 23 luglio, si è vaccinato (col Moderna) in una struttura pubblica, facendo la fila come tutti gli altri italiani e dopo mesi in cui prime e seconde dosi sono arrivate alle persone più a rischio, ovvero agli ultraottantenni e al personale sanitario.
L'immagine di Mattarella seduto in attesa del proprio turno cozza fortemente con quella di De Luca che si fa inoculare la prima dose di vaccino. È la differenza tra chi salta la fila e chi la rispetta. Di chi dice «sono come voi» e chi invece fornisce una rappresentazione da Marchese del Grillo del rapporto fra politica e cittadinanza. In queste ore De Luca sta inoltre annunciando a mari e monti che la Campania sta lavorando per garantirsi «forniture autonome di vaccini» e che addirittura lavora «anche sul versante della produzione», come se la regione potesse provvedere da sola al suo fabbisogno vaccinale.
Sappiamo che non è così, ed è bene che anziché sparare a vuoto (e a salve) come già accaduto lo scorso anno con le mascherine e con i ventilatori polmonari negli ospedali, De Luca pensi a lavorare di concerto con lo Stato non come il principe di un Granducato.
