Un vaso egizio nell’area del “fast food” dell’antica Pompei: “Analisi sveleranno contenuto”

Un antico vaso egizio, finemente decorato, è riemerso negli scavi di Pompei: la situla (nome latino per questo tipo di vasi, ndr) si trovava nell'aria del Thermopolium, una sort di area dedita allo "street food", molto diffusa nelle cittadine romane. Il nome, da cui è derivato l'italiano termopolio, è un calco dall'antico greco ed indicata proprio il posto dove si vendevano cibi caldi o bevande (dal greco θερμοπώλιον, pronunciato thermopòlios, formato dalle parole thermòs, "caldo", e pōlèō, "vendo", ndr). Resta da capire cosa ci fosse al suo interno: ma le analisi lo sveleranno nei prossimi tempi.
Il vaso realizzato ad Alessandria d'Egitto
Per ora resta la particolarità del ritrovamento: il vaso proveniva da Alessandria d'Egitto, testimonianza degli intensi traffici commerciali tra Roma e l'Italia con il resto dell'Impero Romano (la provincia d'Egitto, in particolare, era considerato il "granaio" di Roma, e veniva governata da un prefetto scelto direttamente dall'Imperatore, differentemente dalle altre province, dove veniva scelto dal Senato. Agli stessi senatori era stato perfino proibito di visitare la provincia senza esplicita autorizzazione dell'Imperatore, ndr), ma a colpire è soprattutto il suo utilizzo. In genere, questo tipo di vasi era presente negli ambienti residenziali, soprattutto quelli facoltosi. In questo caso, invece, era usato come contenitore da cucina: la situla, in pasta vitrea, è decorata con scene di caccia in stile egiziano, ed è stata trovata proprio al centro della cucina del Thermopolium della Regio V.
Zuchtriegel: "Oggetto che testimonia mobilità di gusti"
La presenza di una forte comunità egizia a Pompei non è del tutto da escludere: proprio nella città vesuviana si trova uno dei tempi dedicati ad Iside meglio conservati al mondo. E nella vicina Neapolis vi era un intero quartiere, il quartiere Alessandrino (oggi l'area di Via Nilo, il cui nome continua infatti a mantenerne vivo il ricordo nei secoli: gli Alessandrini lo scelsero per la presenza di un fiume, oggi interrato, che a loro ricordava il Fiume Sacro egiziano, ndr). "Vediamo qui in atto una certa creatività nell'arredare spazi sacri e profani", ha commentato il direttore Gabriel Zuchtriegel, "cioè l'altare domestico e la cucina, con oggetti che testimoniano la permeabilità e la mobilità di gusti, stili e verosimilmente anche di idee religiose nell'Impero Romano. E vediamo questo fenomeno qui non a un livello elitario, ma in una retrobottega di una popina, uno street food di Pompei, vale a dire a un livello medio-basso della società locale, che si rivela però essenziale nella promozione di forme culturali e religiose orientali, tra cui i culti egiziani, ma più tardi anche il cristianesimo".