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Un dito tagliato all’affiliato al clan D’Alessandro: il prezzo della pace di camorra a Castellammare

Blitz contro il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, 11 misure cautelari; tra i destinatari anche i vertici, tra cui uno dei fratelli D’Alessandro, scarcerato nel 2023.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Per evitare lo scoppio di una nuova faida di camorra, il clan D'Alessandro avrebbe consegnato due propri affiliati al gruppo criminale rivale perché si vendicassero, e avrebbe assistito alla punizione. Ricostruzione degli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato l'indagine sfociata oggi nel blitz contro il clan di Castellammare di Stabia (Napoli); in manette 11 persone, tra cui i vertici della cosca con base nel rione popolare di Scanzano. Pochi giorni fa era stato arrestato il figlio del boss Luigi D'Alessandro; nel tentativo di fuga era stato aiutato da un dipendente del Comune di Sant'Antonio Abate (Napoli).

Il dito tagliato per punizione

L'episodio risale all'8 maggio 2024, quando due giovani, ritenuti entrambi vicini al clan D'Alessandro, si presentano al Pronto Soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia; uno ha il naso rotto e un trauma cranico, all'altro manca parte di un dito: "avulsione completa della II e III falange dell'indice della mano sinistra, con perdita completa di sostanza ossea". Entrambi dicono di essersi feriti in un incidente stradale.

Ma per gli inquirenti le cose sono andate diversamente. Quei due, infatti, appena tre giorni prima, il 5 maggio, avrebbero sparato contro l'automobile su cui viaggiava il boss del clan Di Somma-Lucarelli insieme alla compagna incinta. Nessun ferito, ma un atto di guerra inequivocabile che avrebbe potuto riportare il clan ai tempi della faida contro l'articolazione criminale insediata, anch'essa, a Castellammare.

Proprio per scongiurare questa evenienza, secondo le ricostruzioni, il clan D'Alessandro avrebbe deciso di consegnare quei due affiliati ai rivali, in modo che venissero puniti alla loro presenza, stabilendo anche il tipo di lesioni da infliggere; i due sarebbero stati quindi portati nel quartiere di Santa Caterina, dove sarebbero stati picchiati ad affiliati ai Di Somma-Lucarelli.

La ricostruzione della Dda non ha però trovato accoglimento da parte del gip, secondo cui, come si legge nell'ordinanza, gli elementi raccolti per dimostrare il collegamento tra i due episodi, ovvero gli spari contro l'auto e il successivo ferimento dei due, non sono sufficienti a ritenere fondata la gravità indiziaria.

Il blitz contro il clan D'Alessandro

Il blitz contro il clan di Castellammare di Stabia è partito alle prime ore di oggi, 11 novembre; l'operazione della Dda ha visto il coinvolgimento della Sisco, della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Castellammare di Stabia. Tra i destinatari delle 11 misure cautelari (10 in carcere, una ai domiciliari) c'è anche Pasquale D'Alessandro, 2023, ritenuto il reggente del clan: scarcerato nel 2023, il 54enne avrebbe assunto la guida del clan in vece dei fratelli detenuti.

Gli altri destinatari di misura in carcere sono Paolo Carolei, anche lui ritenuto elemento di spicco, Michele Abbruzzese, Giovanni D'Alessandro, Pasquale D'Alessandro, Vincendo D'Alessandro, Biagio Maiello, Massimo Mirano, Giuseppe Oscurato, Antonio Salvato e Petronilla Schettino; domiciliari, invece, per Catello Iaccarino.

I summit in bar e ristoranti

Dalle indagini è emerso che i vertici del clan (Pasquale e Vincenzo D'Alessandro e Paolo Carolei) tenevano i loro summit in bar, negozi e ristoranti di Castellammare di Stabia, dopo essersi liberati dei telefoni cellulari; in quelle occasioni venivano prese le decisioni sugli ordini da impartire agli affiliati. Complessivamente gli indagati sono 17.

Le accuse per i destinatari di misura cautelare sono, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione e detenzione di droga a fini di spaccio, reati aggravati in quanto commessi per agevolare il clan D'Alessandro. Dalle indagini è emersa, ancora, la riconducibilità al gruppo criminale di alcune ditte di pulizie aggiudicatarie di appalti nell'ospedale San Leonardo e alla società calcistica Juve Stabia, di recente sottoposta ad amministrazione controllata proprio per infiltrazioni mafiose.

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