Ucciso davanti alla fidanzata incinta, la difesa del boss: “Intercettazioni? Parlavamo di partita a biliardo”

Le intercettazioni captate non alluderebbero in modo criptato all'omicidio di Carmine D'Onofrio ma si riferirebbero all'organizzazione di una partita a a biliardo. È quello che ha sostenuto, attraverso il suo legale, Marco De Micco, indicato dagli inquirenti come capo dell'omonimo clan di Napoli Est e sottoposto ieri a fermo insieme ad altre 5 persone, ritenute coinvolte nell'omicidio del 23enne, ucciso a Ponticelli davanti alla fidanzata incinta di otto mesi. Questa mattina si è tenuta l'udienza di convalida per il boss, il gip ha convalidato il provvedimento.
De Micco è accusato dalla Procura di Napoli di avere, in concorso con altri, sequestrato Giovanni Mignano, uomo vicino al rivale clan dei De Luca Bossa, e di averlo torturato per fargli confessare chi, insieme a lui, si era reso responsabile della bomba piazzata sotto casa sua la notte del 29 settembre scorso. Mignano avrebbe fatto solo un nome, "Carmine", risposta che sarebbe stata interpretata come la confessione del coinvolgimento di Carmine D'Onofrio, figlio illegittimo di di Giuseppe De Luca Bossa, quest'ultimo fratello di Antonio De Luca Bossa, capoclan ergastolano rivale ai De Micco.
Rispondendo alle domande del gip, De Micco ha detto di non conoscere di persona Mignano e di non sapere nemmeno che aspetto abbia, negando quindi in toto la circostanza del sequestro e del pestaggio e dichiarandosi totalmente estraneo all'omicidio. L'avvocato Stefano Sorrentino si è battuto particolarmente sull'interpretazione delle intercettazioni captate da diverse microspie in casa di De Micco, che per gli inquirenti alluderebbero proprio all'omicidio di D'Onofrio ma che sarebbero invece relative, secondo la difesa, ad una partita di biliardo.