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Emergenza lavoro

Tornata in Costiera Amalfitana per lavorare: il paradiso dei turisti è l’inferno per i lavoratori

Lavorare ma senza riuscire a trovare un alloggio. La Costiera Amalfitana non è tutto oro. Sicuramente non per i lavoratori delle strutture ristorative e ricettive.
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Positano (Sean Gallup/Getty Images)
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Il luogo è d'incanto. Non lo sono – non sempre – le storie dei lavoratori che servono ai tavoli, che cucinano, che riassettano o assistono i tanti turisti della Costiera Amalfitana. Shanti –  è questo il nome della lettrice che ha scritto a Fanpage.it, è una parola sancrita che significa "stato di pace" – racconta la sua esperienza: tornata a casa, in Costiera, per lavorare, si è trovata davanti a situazioni paradossali per usare un eufemismo.

Lavorare in Costiera – dunque tra Positano e Amalfi – secondo logica significa anche dormire in Costiera o quanto meno nelle prossimità. Me pure un monolocale costa più dello stipendio come si fa? Bisogna andare a vivere nell'entroterra. E se non è collegato? E se non ci sono bus? E se quei bus, quando ci sono, arrivano con ritardi o saltano le corse? Che si fa?

Io vivo nel Lazio ma sono originaria della Costiera Amalfitana. In questi giorni sono tornata in Costiera perché avevo ricevuto diverse offerte di lavoro nel settore alberghiero, come cameriera ai piani in hotel e addetta alle pulizie e alle colazioni negli affittacamere.

Le offerte di lavoro mi sono state in effetti confermate una volta incontrati di persona i titolari, mi è stato però impossibile accettarle, in quanto nessuno di questi posti di lavoro prevede l'alloggio, ed è praticamente impossibile trovarne uno. Non solo sulla Costa, ma anche nelle località più interne collegate con ore di pullman alla Costa, ad esempio Agerola.

Ecco che arriva la speculazione sugli affitti per veri e propri tuguri:

A Positano a 350 euro, ovvero un terzo dello stipendio, e in nero mi è stato offerto un alloggio da film dell'orrore: una stanzetta minuscola costruita abusivamente infuocata dal sole, in un luogo dove abitano tanti altri lavoratori ammassati in condizioni igienico sanitarie indecorose, fuori paese.

Pare che in tutta la Costiera ci sia il racket degli alloggi per lavoratori. Per aggirarlo molti stranieri affittano appartamenti ad Agerola e dintorni in cui si ammassano in tanti, per poi farsi 5 ore al giorno di pullman, tra andata e ritorno, e andare a lavorare a Positano. Dove potrebbero peraltro facilmente costruire dei dormitori puliti, anche con letti a castello, come si è sempre fatto in passato.

La donna racconta a Fanpage.it di aver chiesto spiegazioni senza ottenerne. Solo scuse aleatorie e illogiche.

Ho chiesto alla titolare di un albergo di Positano se le sembrasse giusto che le ragazze ucraine che ha assunto per le pulizie, oltre che fare un lavoro faticosissimo, senza giorni liberi(!), dalla mattina al tardo pomeriggio 7 giorni su 7, fossero anche costrette a viaggiare cinque ore ogni giorno, sballottate su strade tutte curve, e mi ha risposto che funziona così.

Nessuno che abbia trovato a Positano il modo si alloggiare dignitosamente e senza sottrarre loro buona parte dello stipendio, quei lavoratori già sottopagati e costretti a turni massacranti 7 giorni su 7, senza i quali il turismo a Positano e in Costiera non sarebbe possibile? Non mi capacito che nessuno indaghi per sapere dove vanno a dormire i lavori sfruttati la cui sicurezza è dignità non hanno valore.

Molte vicende, tante domande, diceva Bertolt Brecht. E la lettera si conclude con quesiti inevasi e una considerazione: non è possibile che un luogo di paradiso per i turisti sia l'inferno per chi ci lavora.

Chi si occupa di rendere il settore turistico più equo, umano e legale? I turisti che vengono da tutto il Mondo non dovrebbero conoscere il lato oscuro dell'accoglienza alberghiera in questo angolo di apparente paradiso, che per chi ci lavora è un vero inferno? Il turismo è cultura e incontro tra nazioni, non deve essere un business senza scrupoli.

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