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Sfrattati dall’Asl Napoli 1, il dramma di 8 famiglie povere: “Non abbiamo soldi per un’alternativa”

Occupanti da quasi 40 anni, hanno ricevuto lo sfratto esecutivo per il 28 settembre. Tra loro disabili, disoccupati e anziani con la pensione minima: “Non possiamo permetterci un affitto”
A cura di Antonio Musella
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La struttura si trova all'interno dell'area che ospita la sede centrale dell'Asl Napoli 1 al Frullone, ai confini tra i quartieri di Chiaiano e Piscinola. E' proprio a due passi dagli uffici del direttore Ciro Verdoliva che 8 famiglie vivono da ormai quasi 40 anni, ma adesso il numero uno della struttura che governa la sanità nella città di Napoli ha deciso che devono essere sfrattati. Avevano occupato all'inizio degli anni '80, hanno fatto diverse domande di regolarizzazione e anche la sanatoria del 1995.

Ma case non ce ne erano allora e non ce ne sono oggi, quindi in molti risultano anche in graduatoria per una casa popolare ma non la hanno mai avuta. Le 8 famiglie vivono in una struttura in profondo degrado e ad aggravare la loro di certo non salubre situazione alloggiativa c'è anche un deposito di rifiuti speciali messo proprio davanti al palazzo dai vertici dell'Asl Napoli 1.

Un gesto che vogliamo immaginare che non sia legato ad una possibile pressione sugli occupanti per fargli lasciare le abitazioni. Si tratta di 8 famiglie poverissime, anziani con la pensione minima, disabili, persone con gravi problemi di salute. Chi poteva da quei mostri di cemento al Frullone è già andato via, ma loro non hanno possibilità di trovare una casa in affitto e non hanno soluzioni. "Da qui non ce ne andiamo" dicono alle telecamere di Fanpage.it.

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La proposta – beffa: un affitto da 500 euro al mese

Le  famiglie del Frullone non sono le uniche persone in stato di indigenza che devono fronteggiare gli avvisi di sfratto inviati dall'Asl Napoli 1. Il problema riguarda diverse zone della città e acuisce in maniera molto grave la crisi abitativa a Napoli. Insomma, piuttosto che dare una mano in questa fase assai delicata per le persone in stato di indigenza, le istituzioni sembrano contribuire ad aggravare i problemi. Il Comune di Napoli da parte sua non ha ancora preso in mano la questione, ma il 28 settembre con lo sfratto esecutivo si rischia seriamente che le 8 famiglie piantino le tende sotto Palazzo San Giacomo perché non hanno nessun altro posto dove andare.

L'occupazione era iniziata dopo il terremoto del 1980, poi una prima richiesta di sanatoria nel 1986 e una seconda nel 1995. Visto lo stato di indigenza, cronicizzato dalla presenza anche di disabili e persone gravemente ammalate (infartuati e malati oncologici) erano anche rientrati nelle graduatorie per le case popolari, ma non l'hanno mai avuta.

La proposta che fatta loro dai vertici dell'Asl appare essere davvero paradossale: "L'Asl come alternativa ci ha proposto due appartamenti che si trovano in centro a Napoli – ci dice Antonietta Petrecca, una degli occupanti – per una volevano 500 euro al mese e per l'altra 450 euro al mese. Io prendo 350 euro al mese di pensione, sono vedova. Sopra abita mio figlio che è disabile, altre persone sono infartuate, ma se io avessi avuto una disponibilità di pagare 450 euro al mese di affitto secondo lei aspettavo che l'Asl mi dava la casa?". Il palazzo è fatiscente ed insalubre, da qualche tempo in una piccola struttura in muratura davanti al palazzo, l'Asl Napoli 1 ha deciso di stoccare i rifiuti speciali, in particolare i neon rotti che sono quindi contaminati da gas. Qui ci vive anche Carmela Riccio che ci dice: "Io non lavoro, mio marito è disabile non si regge in piedi, ho una figlia con due minori, il mio ISEE è sempre stato basso, io ho diritto ad un alloggio, ma cosa devo fare per poter avere una casa?".

Anche alla signora Carmela è stata fatta una proposta dall'Asl per evitare lo sfratto, e appare anche questa come una beffa. "Mi hanno offerto una casa a 500 euro al mese, ma erano al quinto piano senza ascensore e mio marito è sulla sedia a rotelle – ci spiega la signora Carmela – ma poi siamo andati a vederle, non c'erano gli infissi, non c'era il pavimento, ma se io avessi avuto l'opportunità di pagare 500 euro al mese di affitto non mi sarei fatta 40 anni di carcere, perché vivere in queste case è come stare in carcere".

Il deposito di rifiuti speciali davanti alla palazzina occupata
Il deposito di rifiuti speciali davanti alla palazzina occupata

"I politici sono venuti solo a prendere i voti"

Di certo una occupazione che va avanti da quasi 40 anni non può essere passata inosservata da parte delle istituzioni. Ci fu già un primo tentativo di sgombero ai tempi in cui l'Asl Napoli 1 era commissariata dal generale Maurizio Scoppa, durante la presidenza della Regione Campania di Stefano Caldoro. Intanto dal Comune di Napoli le precedenti amministrazioni sembrano, secondo quello che riportano gli occupanti, non essersi occupati della questione, almeno dal punto di vista delle giunte comunali. Più interesse invece c'è stato da parte dei consiglieri comunali.

"Qua sono venuti i politici – ci spiega Antonietta Petrecca – ma quando gli servivano i voti e ne avevano bisogno, ci conoscevano tutti quanti, adesso ci hanno voltato le spalle tutti, non ci conoscono più. Questa è speculazione". Un comportamento che purtroppo non è nuovo laddove i drammi sociali si intersecano con le responsabilità delle istituzioni. Le 8 famiglie del palazzo occupato nella sede dell'Asl al Frullone non hanno alternative, se il 28 settembre saranno sgomberate da quelle abitazioni fatiscenti si ritroveranno per strada. "Io avevo vergogna a mettermi davanti alle telecamere – ci confida la signora Antonietta – ma molta vergogna, così come ho anche vergogna a vivere qui, ma adesso mi sono convinta, perché dobbiamo lottare per la nostra dignità e tutto quello che sta succedendo non può passare inosservato".

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