Scontri per il coprifuoco, Minniti: “A Napoli attacco eversivo, allarme rosso vicino”
Gli scontri di venerdì sera a Napoli sono stati "un attacco eversivo", perché "quando dei gruppi organizzati assaltano proditoriamente le forze di polizia, se questo poi avviene in una fase di emergenza estrema c'è una sola parola per descrivere l'accaduto: eversione". A dirlo è l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti, nel corso di una intervista a Repubblica, in cui parla di "rischi enormi per l'ordine pubblico". Pur comprendendo l'angoscia dei ristoratori e dei commercianti che vedono il pericolo del nuovo lockdown, e auspicando un veloce risarcimento per gli incassi dimezzati dovuti alle restrizioni, Minniti si sofferma sul pericolo che a cavalcare l'onda delle proteste siano le mafie, che potrebbero inserirsi nella tensione già esistente. Resta ferma la condanna agli atti di violenza: "Mi auguro che non ci sia nessuna sottovalutazione di quanto è accaduto. Nessuno strizzi l'occhio a questi delinquenti. C'è però bisogno di un luogo deciso formalmente che consenta una comune assunzione di responsabilità tra maggioranza e opposizione. Una sede in cui i capigruppo discutono tempestivamente delle scelte che devono essere fatte, una sorta di Consulta. La facemmo contro il terrorismo".
La situazione dell'ordine pubblico, sottolinea Minniti, è trasversale e riguarda varie città e rappresenta "una specifica questione" che "non si può leggere con un'unica chiave di lettura, da Bolzano ad Agrigento passando per Napoli". L'ex ministro suggerisce una riunione che, per la prima volta, veda coinvolti il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica insieme e la Conferenza dei presidenti di Regione e con l'Anci, perché "se non si danno risposte straordinarie a situazioni straordinarie non ce la facciamo".
"Il punto – dice Minniti – è che il coprifuoco lo decide la Regione, ma il risarcimento lo deve dare lo Stato. E qui esplode la contraddizione. Non si può pensare di rispondere con un "federalismo primordiale". L'Italia è un paese regionalista, non è uno Stato federale". La risposta, quindi, dovrebbe essere una "coesione statuale, sociale, territoriale", ovvero con "interventi mirati, direi quasi chirurgici".