Scarcerati i tre attivisti Propal fermati a Napoli sabato scorso. Arresto convalidato con obbligo di firma

Sono liberi Dario, Francesco e Mimì, di 22, 33 e 46 anni, i tre attivisti fermati sabato scorso 24 ottobre dalla Polizia a Napoli, durante la proteste davanti allo stand di una nota azienda farmaceutica israeliana, la Teva, ad un evento di settore tenutosi alla Mostra d'Oltremare a Fuorigrotta, periferia ovest di. Napoli. Per i tre arresto convalidato e niente carcere né arresti domiciliari: emesso l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria – il cosiddetto "obbligo di firma". I capi d'accusa sono resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Quest'ultimo perché due poliziotti durante i tafferugli hanno riportato contusioni ed escoriazioni con prognosi di 4 e 7 giorni, mentre il dirigente del Servizio di Ordine Pubblico ha riportato una frattura a una spalla con prognosi di 30 giorni.
Le versioni di forze dell'ordine e attivisti proPal rispetto ai fatti avvenuti sabato divergono totalmente. La Questura, subito dopo i fatti, aveva dichiarato che l'intervento delle forze dell'ordine sarebbe avvenuto dopo un lancio di transenne all'esterno della Mostra d'Oltremare. Ricostruzione contestata dai manifestanti, che sostengono che non vi siano mai stati lanci di transenne.
Nella ricostruzione diffusa dalla Questura di Napoli si spiega che un gruppo di manifestanti aveva tentato di accedere al padiglione 5 della Mostra d'Oltremare, rimuovendo le transenne, scagliandole i poliziotti e aggredendoli fisicamente. Gli attivisti parlano invece di una «improvvisa e gratuita la carica delle forze dell'ordine» durante «un presidio pacifico e solidale con la Palestina».
Oggi, dopo l'udienza di convalida che si è tenuta stamattina al carcere di Poggioreale c'è la nota degli attivisti che spiega la loro posizione e circostanzia una serie di fatti, sostenendo ancora una volta che non vi sia stato alcun "lancio" di transenne. «Anzitutto è caduta fin da subito l'imputazione alle persone arrestate (e, loro sì, malmenate) della lesione grave con 30 giorni di prognosi per un funzionario della Questura di Napoli. Anche in conseguenza di questo – scrive la Rete Napoli per la Palestina – evidentemente non è stata accolta la richiesta di arresti domiciliari del pubblico ministero, ridimensionata dal gip ad obbligo di firma tre volte a settimana in attesa del processo. Ci sarà sicuramente ricorso: si tratta comunque di un ingiusta afflizione per tre attivisti "colpevoli" esclusivamente di solidarietà con il popolo palestinese».