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Emergenza lavoro

“Non prendetevela col reddito di cittadinanza, ma con chi ci fa fare salti mortali”: lettera del papà-lavoratore

Antonio di Acerra (Napoli) impiegato part-time, con due figlie a carico, spiega perché deve fare i “salti mortali” per assicurare alla sua famiglia il minimo indispensabile.
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Antonio è un giovane padre di «due stupende bambine», vive ad Acerra, popoloso centro dell'entroterra in provincia di Napoli e ha scritto a Fanpage.it per raccontare la sua storia di lavoro e inserirsi, con la sua testimonianza, nel dibattito sul reddito di cittadinanza e sui presunti danni che quest'ultimo causerebbe al sistema-lavoro italiano. «Solo oggi, dopo tanto tempo, ho deciso di scrivervi», così esordisce.

La lettera al nostro giornale poi continua:

Sono un papà di 2 stupende bambine e sono felicemente sposato nonostante i salti mortali per andare avanti.
Io ho un lavoro part-time e ho percepito 260 euro con 65 ore di lavoro. Come si può vivere?

La paga settimanale di Antonio, seppur per un lavoro part-time (ovvero un lavoro ad orario ridotto, inferiore quindi alle 40 ore settimanali previste dagli impieghi a tempo pieno) è al limite dell'offensivo, del ridicolo ed è sicuramente impossibile pensare con questa cifra di far vivere una intera famiglia. Il nostro lettore usa una locuzione più volte: «faccio i salti mortali».
Nel linguaggio dei lavoratori precari, atipici, freelance e "invisibili" (ovvero in nero) significa : fare più lavori durante il giorno per cercare di portare a casa a fine mese uno stipendio minimo che consenta di non sprofondare nell'indigenza, nella povertà, nell'incapacità di poter provvedere ai propri figli.

La lettera continua a mo' di sfogo («scusatemi per questo» ci scrive il lettore). E tira in ballo il sussidio di cittadinanza:

Io leggo del reddito di cittadinanza che avrebbe "tolto"  lavoratori agli imprenditori. Ma questi non possono essere chiamati tali. Se io per 260 euro devo aggiungere le spese per recarmi al lavoro quanto mi resta? Appena 150 euro.
Fortunatamente percepisco un assegno famigliare di 350 euro ma non si può campare così. Quindi faccio un altro lavoro in nero.
Vi ripeto: così non si riesce a vivere.

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