
«È straordinario» direbbe Vincenzo De Luca (che sull'argomento si è guardato bene per ora dal pronunciarsi). Non c'è una sola forza politica che non abbia detto la sua sul siparietto trash nell'ufficio del consigliere regionale Pasquale Di Fenza con gli tiktoker Rita De Crescenzo e Angelo Napolitano (quello che vende gli smartphone super scontati Ferrovia). Inno nazionale e bandiera sventolata come un foulard, tant'è bastato a far ribollire gli animi dei sinceri democratici da destra a sinistra.
Rita De Crescenzo difficilmente sarà candidata alle Elezioni Regionali in Campania. Anzitutto perché ha pendenze giudiziarie, poi perché il suo nome è indissolubilmente legato ad una idea di degrado nell'uso dei social e di scarsa cultura. Che voglia o meno il ripristino del reddito di cittadinanza è poi altra cosa.
Parliamoci chiaro: la signora De Crescenzo potrebbe anche avere le migliori idee del mondo (il sottoscritto ne dubita) ma non sarebbe in grado di metterle nero su bianco su un foglio di carta, metterci la firma e discuterle in un Consiglio regionale. È materiale buono per Tiktok e per certi talk show di Retequattro a trazione padana. Tolto questo, meglio chiarire un concetto: i suoi 1,4 milioni di followers non sono voti.
La furiosa attenzione che la politica campana d'agosto ha destinato alla vicenda Di Fenza nasconde un'ipocrisia di fondo che sarà svelata soltanto tra qualche mese, quando cioè saranno presentate le liste dei candidati alle elezioni 2025 per il Consiglio regionale della Campania. Il vuoto pneumatico nostrano – De Luca è orbo in terra di ciechi – mostrerà liste di cacicchi, di signori delle tessere di partito e principini (e principesse) delle preferenze, tandem costruiti «in laboratorio» per assicurare coperture elettorali, catapultati dal cognome noto o perfetti sconosciuti (se non a determinate lobby). Discorso a parte, poi, gli impresentabili con ombre di malavita: quelli ci auguriamo non siano nemmeno presi in considerazione ma occorrerà vigilare. Quali siano i «criteri per la selezione della classe dirigente campana» (messo tra virgolette perché è tipica dichiarazione del post-voto, soprattutto nel centrosinistra) è tema oscuro come la fisica dei quanti, come la vita dopo la morte.
Rita De Crescenzo (insieme ai suoi colleghi) è perciò in questa fase dannosa quanto utile. Dannosa perché fa scendere un gradino alla dignità dell'istituzione regionale (già posizionata a piano terra). Utile a chi svia l'attenzione: se si pensa all'allegra signora ballerina su TikTok ci si scorda degli inguacchi che partiti e liste pseudo-civiche stanno per propinarci a novembre.
