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“Per colpa tua devo scendere di domenica”, il cognato del boss rimprovera l’ambulante che non paga il pizzo

I carabinieri hanno ricostruito l’estorsione del clan Troncone ai danni di un ambulante, obbligato a pagare la tangente e a vendere sigarette di contrabbando.
A cura di Nico Falco
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Il commerciante non aveva pagato il pizzo e così lui si era visto costretto a prendere la pistola per minacciarlo, correndo il rischio di venire arrestato, e a uscire di casa per prendere i soldi anche di domenica. Paradossale, più che grottesco, il rimprovero che Luigi Troncone, cognato del boss Vitale Troncone, avrebbe rivolto a un ambulante di Fuorigrotta che non aveva saldato il "dovuto", ovvero quanto gli era stato imposto a nome del clan come estorsione sulla vendita di gadget del Calcio Napoli e di sigarette di contrabbando che lo stesso gruppo avrebbe fornito.

Il particolare è contenuto nell'ordinanza che ha portato in manette, arrestati dai carabinieri, il boss di Fuorigrotta, il cognato, il figlio Giuseppe Troncone e Benito Divano, anche quest'ultimo ritenuto contiguo al gruppo criminale. I quattro sono accusati di estorsioni continuate con l'aggravante mafiosa e dell'uso delle armi; il provvedimento arriva al termine delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

L'estorsione sui gadget del calcio Napoli

Secondo la ricostruzione gli indagati avrebbero ottenuto 500 euro da un ambulante per consentire alla moglie di vendere i gadget del Napoli Calcio. Inoltre l'uomo sarebbe stato obbligato, per 6/7 mesi, a vendere tra le 150/200 stecche di sigarette di contrabbando che lo stesso gruppo gli forniva a un prezzo maggiorato, a 24 euro ciascuna. Per un periodo l'ambulante è riuscito a pagare il pizzo, attingendo soprattutto dai guadagni provenienti dalla vendita dei prodotti del Napoli, ma, quando ha provato a far capire agli estorsori che non avrebbe potuto dare altri soldi, sarebbero cominciate le minacce.

"Per colpa tua devo scendere di domenica"

L'ambulante sarebbe stato affrontato in più occasioni da Giuseppe e Vitale Troncone, che gli avrebbero detto che lo avrebbero ammazzato. Usando termini più che espliciti: "Ora ti sparo una botta in fronte, non ho paura di nessuno e neanche di ucciderti". O, ancora, "devi dire a tua moglie che non deve intromettersi… non ho paura di uccidervi… per colpa tua mio figlio è armato e sta rischiando di essere arrestato". La colpa del commerciante sarebbe stata appunto il rifiuto di pagare, che avrebbe obbligato Giuseppe Troncone a portarsi dietro l'arma.

Nel settembre 2023 l'uomo sarebbe stato minacciato anche da Luigi Troncone, cognato del boss, e anche lui lo avrebbe rimproverato per non aver pagato, accusandolo dei rischi che gli stava facendo correre: "Per colpa tua mi fai arrestare… mi hai fatto venire armato… e ora perché non mi hai dato tutti i soldi che devi darci, mi hai costretto a scendere anche domani che è domenica". Il giorno successivo la vittima avrebbe poi consegnato la parte mancante del denaro.

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